Le recenti forme di protesta susseguitesi in Egitto, Libano e Siria circa la scarsissima qualità della vita, dei servizi offerti e la situazione economico-inflazionaria derivante dall’instabilità dei quadri geopolitici partono dalle scuole, non solo edifici, ma luoghi di apprendimento e scambio culturale per generazioni attanagliate da crisi non solo di natura economica, ma sociale ed educativa, dato lo stato carente e precario dei rispettivi sistemi d’istruzione.
Sono centinaia di migliaia i cittadini egiziani, di età compresa tra i 13 e i 25 anni, scesi nelle maggiori piazze del paese per reclamare il diritto, inviolabile ed universale, allo studio, alla formazione ed alla conoscenza, sempre più distante, pare, dagli obiettivi degli esecutivi localizzati nel Middle East. Valutiamone assieme il sistema scolastico e le riforme recenti, con uno sguardo focalizzato sulle recenti proteste.
Un sistema post-coloniale e fermo alle esigenze di metà ‘900. Il quadro
Successivamente alla caduta dei regimi coloniali di matrice anglosassone e francese rispettivamente in Egitto, Sudan, Libia e in Siria e Libano, si assisté ad una riforma quasi univoca del sistema scolastico e dei contenuti, col fine di limitare le ancora presenti ingerenze straniere sul piano educativo, facendo della cultura locale ed islamica il nuovo trampolino di lancio per le future generazioni.
Le problematiche registrate per i sistemi educativi presso le realtà MENA (Middle East and North Africa) risultano nel ruolo delle studentesse nelle nuove società postcoloniali, il tasso di alfabetizzazione, l’accesso all’istruzione per il boom demografico registrato negli ultimi 30 anni e qualità complessiva della didattica nelle aree MENA. La diffusione dell’istruzione nella regione ha generato molti cambiamenti sociali che hanno influenzato la posizione delle donne nei paesi MENA, le quali hanno medesimo accesso a scuola come i colleghi maschi. Gli alti tassi di alfabetizzazione erano più che raddoppiati nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa nel periodo compreso tra il 1960 e il 1995, salvo per Yemen, Egitto e Marocco.
L’impatto dei conflitti in corso sulla didattica: milioni gli assenti
Un rapporto dello Strategic Foresight Group ha menzionato il costo accademico delle operazioni militari e di guerriglia in Medio Oriente. Dopo la guerra degli Stati Uniti in Iraq del 2003, i militanti hanno preso di mira deliberatamente gli istituti di istruzione. Nel 2007 sono stati assassinati 353 accademici. Quasi 800.000 bambini non vanno a scuola e oltre 3.000 accademici sono fuggiti dal Paese. Oltre il 30% dei bambini e il 40% degli studenti universitari restano a casa per paura e scarsità di scuole vicine.
Nella guerra del Libano del 2006 i bambini libanesi sono stati tra i più colpiti: il 33% di tutte le morti tra i civili erano bambini e 390.000 studenti di tenera età sono risultati sfollati. Circa 40.000 hanno subito l’interruzione dell’istruzione durante la guerra, con oltre 300 scuole danneggiate. Più di 1.300 scuole palestinesi sono state interrotte da coprifuoco e chiusure. Le proteste in Egitto, derivanti dalla scarsa sicurezza sociale a scuola, dal sovraffollamento delle aule a migliaia di scuole di fatto inaccessibili perché pericolose, sono rivolte verso il Ministro dell’Istruzione El Sisi, il quale ha promesso investimenti di oltre 700 milioni di dollari al fine di ristrutturare da zero il sistema.
, 2022-10-04 08:26:00, Le recenti forme di protesta susseguitesi in Egitto, Libano e Siria circa la scarsissima qualità della vita, dei servizi offerti e la situazione economico-inflazionaria derivante dall’instabilità dei quadri geopolitici partono dalle scuole, non solo edifici, ma luoghi di apprendimento e scambio culturale per generazioni attanagliate da crisi non solo di natura economica, ma sociale ed […]
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