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Medvedchuk ora è un caso: Mosca snobba l’offerta di Kiev sullo scambio di prigionieri

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di Marco ImarisioLa proposta di Zelensky dopo la cattura dell’ucraino amico dello zar. Ma il Cremlino prende le distanze: «Non ha mai avuto relazioni dietro le quinte con noi» Tenetevi l’oligarca. La risposta del Cremlino alla proposta di uno scambio tra alcuni prigionieri di guerra e Viktor Medvedchuk, capo dell’opposizione filorussa, è stata respinta al mittente. E non poteva essere altrimenti. Se Mosca avesse accettato, avrebbe riconosciuto in modo neppure troppo implicito le ingerenze e il gioco sporco dei quali è accusato il magnate ucraino, arrestato martedì dopo una latitanza cominciata il 28 febbraio, quattro giorni dopo l’inizio della cosiddetta operazione militare speciale, quando era evaso dagli arresti domiciliari dove si trovava ormai da quasi dieci mesi. L’amicizia conta poco, in tempo di guerra. Persino quella, definita solida, tra Vladimir Putin e l’avvocato e uomo d’affari sessantasettenne, che grazie ai buoni rapporti con il presidente russo ha costruito un impero industriale che va dall’acciaio all’energia, e anche mediatico, con la proprietà di tre canali televisivi chiusi anch’essi da mesi con l’accusa di collusione con il nemico. La foto scattata subito dopo la sua cattura, in manette, pallido e smunto, esibito come un trofeo di caccia, ha fatto il giro del mondo. E non si tratta certo di un bel vedere. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è prima congratulato pubblicamente con il servizio di sicurezza ucraino responsabile della cattura di quello che rimane pur sempre il leader del principale partito di opposizione del suo Paese. «Grandi!» ha scritto sul suo canale Telegram. Poi, sempre sui social, ha subito offerto un baratto «tra questo vostro uomo» e «gli uomini e donne ucraini detenuti dai russi». Non è certo così che si fanno le trattative serie, ha detto ieri Dmitrij Peskov al Primo canale russo. La voce ufficiale di Putin ha aggiunto che Medvedchuk non ha mai coltivato relazioni segrete con la Russia. “Le sue opinioni a favore della costruzione di relazioni normali, reciprocamente vantaggiose e di partenariato tra i due Paesi, sono ben note. Questa sua posizione è sempre stata aperta. E infatti, avrebbe potuto lasciare il territorio ucraino prima dell’operazione militare speciale. Come possiamo vedere, invece, non l’ha fatto. E il suo arresto dimostra la vera natura del regime di Kiev”. Era chiaro che Mosca non avrebbe mosso un dito. Medvedchuk non è un cittadino russo, e qualunque fossero le sue intenzioni, non serviva più. Era stato inserito in una apposita lista nera di indesiderati in tempi non sospetti, fin dall’inizio del 2021. A quel tempo, rappresentava il principale volto dell’opposizione a Zelensky, in quanto fondatore e leader del partito filorusso For Life, titolare di 43 deputati sui 450 della Rada, il parlamento ucraino, messo al bando il 10 marzo scorso insieme ad altri dieci movimenti ucraini considerati vicini a Putin. All’inizio del conflitto si vociferava che avrebbe potuto fare il capo di un governo fantoccio. Ma la guerra è andata avanti, gli obiettivi del Cremlino si sono ristretti, e il cambio di regime non sembra più una opzione praticabile. Ormai, era bruciato. Anche lui sapeva di essere fuori dai giochi. Dopo una latitanza trascorsa a Kiev, pare stesse pianificando la fuga in Transnistria. L’oligarca, sposato con la popolare giornalista Oksana Marchenko, titolare di un patrimonio personale da oltre 620 milioni di dollari, dodicesimo uomo più ricco d’Ucraina, era fuggito dagli arresti domiciliari dove si trovava dallo scorso 10 maggio. Il provvedimento era stato reiterato quattro volte. Le accuse di alto tradimento nei suoi confronti devono ancora essere formalizzate. Il suo legame con Mosca lo aveva fatto inserire nella lista delle persone colpite dalle sanzioni. Le autorità croate hanno sequestrato nel porto di Fiume lo yacht Royal Romance, del quale è ritenuto proprietario. Il suo arresto non sarà certo l’ultimo. Kiev ha appena approvato un elenco ufficiale di cento “traditori della patria”, inserendo in un apposito registro i nomi di 73 politici, 13 giornalisti e quattordici funzionati di Stato, tra giudici e dirigenti delle forze dell’ordine. Rimane da capire il perché di una proposta così avventata da parte di Zelensky. Ma è assai probabile che si tratti di una mossa ad uso interno. I torti e le ragioni rimangono ben distinti. Ma la propaganda di guerra esiste da entrambe le parti. 13 aprile 2022 (modifica il 13 aprile 2022 | 23:19) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-13 21:19:00, La proposta di Zelensky dopo la cattura dell’ucraino amico dello zar. Ma il Cremlino prende le distanze: «Non ha mai avuto relazioni dietro le quinte con noi», Marco Imarisio

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