di Virginia Piccolillo La leader a Vespa: «Governo inattaccabile e ben calibrato. Non so quanto Berlusconi sia stato ben consigliato all’inizio» Silvio Berlusconi? «Non so quanto sia stato ben consigliato all’inizio, ma devo riconoscergli la lucidità di capire quali fossero alla fine le priorità per non deludere chi aveva creduto in noi». Matteo Salvini? C’è stata «franchezza reciproca senza polemiche». Giorgia Meloni ha chiuso la squadra di sottogoverno, che oggi, al Quirinale, giurerà. Va ancora chiusa la partita sulle deleghe da assegnare a viceministri e sottosegretari, ma il tira e molla con gli alleati è, almeno per ora, archiviato. C’è fretta di dedicarsi ad altro. Domani la premier farà il suo debutto a Bruxelles e dovrà affrontare un passaggio cruciale: incassare il parere favorevole dell’Ue alle modifiche al Pnrr e alle misure da prendere per combattere il caro energia. Il tutto mentre piovono le polemiche per i primi provvedimenti. Ma sugli alleati si mostra fiduciosa. Pur ammettendo le difficoltà iniziali. Nel nuovo libro di Bruno Vespa, La grande tempesta, la premier racconta i retroscena della complessa gestazione del governo. E assicura: «Non ho mai temuto di non riuscire a formarlo. Anche se ho preso in considerazione l’ipotesi di presentarmi in Parlamento senza un accordo preventivo con tutti gli alleati, quando alcune proposte mi sono sembrate irricevibili». Si è parlato molto dei veti di Giorgia per i candidati «impresentabili», a cominciare dal forzista Giuseppe Mangialavori, non indagato, ma citato in un’inchiesta di ’ndrangheta, espunto alla fine dalla lista. Meloni non nasconde «qualche incomprensione in più» avuta con Berlusconi. Ma, dice, è «figlia del passaggio di testimone: quando si vivono certi momenti epocali, è fatale che ci siano delle scosse». Gli riconosce, però, di aver capito che la priorità era non tradire chi «aveva creduto nel ritorno dopo 11 anni a un governo politico di centrodestra». E di aver fatto un discorso sulla fiducia al Senato «bello e importante, sono stata contenta di applaudirlo». Su Salvini Meloni evita l’argomento spinoso delle quotidiane fughe in avanti. E giura che con il leader della Lega «si è stabilito un rapporto nuovo e diverso. Ha capito quel che si poteva e quel che non si poteva fare e mi ha aiutato a cercare soluzioni. In certe situazioni lui mi ha chiesto di aiutarlo, in altre io l’ho chiesto a lui». Un mediatore, chiede Vespa? «Beh, il fatto di non schierarsi aprioristicamente con Berlusconi mi ha aiutato molto», evidenzia Meloni. Rivendica però di essere «andata incontro a tutti senza sfogliare il manuale Cencelli, perché i numeri avrebbero detto altro» ed evidenzia: «A me interessava formare una squadra che funzionasse, un governo inattaccabile, serio, adeguato, ben calibrato. E credo di esserci riuscita». Gustoso anche il racconto della conversazione avuta «per un’ora a quattr’occhi» con Emmanuel Macron: «Ho illustrato la nostra decisione di difendere il marchio made in Italy» e «ho contestato l’atteggiamento predatorio che la Francia ha manifestato in qualche occasione», rivela la leader di FdI. «Abbiamo parlato di Libia, immigrazione, infrastrutture. Gli ho detto: caro Emmanuel, tu difendi gli interessi francesi, io quelli italiani. Su certe cose andremo d’accordo, su altre litigheremo. Ma la lealtà e la franchezza potranno portare solo vantaggi ai nostri rapporti. L’ho trovato d’accordo». 1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 22:36) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-01 21:37:00, La leader a Vespa: «Governo inattaccabile e ben calibrato. Non so quanto Berlusconi sia stato ben consigliato all’inizio», Virginia Piccolillo