di Francesco VerderamiLa premier, le direttive ai ministri e il modello di comunicazione: cos intende smentire l’immagine un po’ naif che ha accompagnato l’esordio del governo La macchina di governo non va, o almeno non va come Meloni vorrebbe che andasse. vero che la legislatura iniziata in modo anomalo, che l’esecutivo non ha avuto nemmeno il tempo di giurare e si trovato a dover varare in poche settimane la Finanziaria. Che insomma non c’ stato nemmeno il tempo del rodaggio: la concitazione degli eventi ha costretto Palazzo Chigi a prendere decisioni non facili, adottando provvedimenti urgenti e costringendolo in alcuni casi a fare retromarcia. Ma dopo l’abbrivio dei primi mesi l’alibi non regge pi e peraltro la premier — ossessionata dall’idea della perfezione — non intende usarlo come scudo. Perci vuole cambiare modello, immaginando — racconta una fonte molto autorevole — meccanismi idonei per un maggiore coordinamento tra i ministri. E anche lei si messa in discussione, siccome abbiamo dato all’esterno la sensazione che voglia fare tutto da sola. Non cos, ma cos che appare. Ecco la riflessione che ha spinto l’altro ieri Meloni in Consiglio dei ministri a invitare la sua squadra di governo a ridurre l’uso dei decreti legge e privilegiare l’adozione dei disegni di legge. Certo, c’entra la richiesta che un paio di settimane fa le aveva fatto il presidente della Camera Fontana. un segnale di rispetto e di attenzione verso il ruolo del Parlamento. un modo per accogliere i suggerimenti del Colle. Ed anche un gesto di coerenza, dato che per anni dai banchi dell’opposizione ha protestato contro i premier che espropriavano il dibattito in Aula a colpi di decreti e di fiducie. Ma c’ dell’altro. Non un problema di contrasti all’interno dell’esecutivo e nemmeno di relazioni con gli alleati che provano a intralciare il passo. Dietro la scelta tecnica c’ un tema politico: se l’obiettivo di Meloni consolidarsi a Palazzo Chigi (e nel Paese), va intanto smentita con i fatti e gli atti quell’immagine naif che sta accompagnando la narrazione del suo gabinetto dall’esordio. E allora necessario un uso pi accorto del rapporto con i media — tema sul quale la premier si gi fatta sentire con alcuni ministri — e soprattutto un’azione ordinata di governo, come sottolinea uno dei suoi maggiori rappresentanti. Traduzione dal politichese: evitare la confusione. Non a caso l’argomento ha fatto capolino nell’incontro di ieri con l’inquilino di Montecitorio, al quale Meloni ha spiegato che — al di l delle urgenze da affrontare per decreto — cercher di organizzare il lavoro dell’esecutivo per argomenti, dando cos direttive ai ministri. La pianificazione agevolerebbe le relazioni con le Camere e paradossalmente potrebbe garantire un iter pi spedito ai provvedimenti. Fontana ha accolto con favore l’intenzione del governo di restituire centralit al Parlamento: Sarebbe una svolta epocale. La presidente del Consiglio cosciente dei problemi da affrontare e scorge varie cose all’orizzonte che renderanno complessa la sua navigazione: La situazione economica— dice chi le ha parlato — la fa sempre dormire poco tranquilla. Al pari della guerra. Al Consiglio supremo di difesa, si presentata davanti al capo dello Stato offrendo l’impressione di aver piena contezza del dossier. in questo contesto che si arriver al passaggio elettorale di febbraio. E c’ un motivo se Meloni ha assegnato alle Regionali valore politico: Quel voto — anticipa un rappresentante di FdI — segner l’inizio della fine del centrodestra come finora l’abbiamo conosciuto. un problema che Giorgia vorrebbe posticipare ma che dovr affrontare. Quanto sia delicato il tornante lo si intuisce dalla crisi del rapporto tra Forza Italia e Lega, gi incrinato nei giorni della formazione del governo. Staccati nei sondaggi e alla ricerca di consensi, i due partiti hanno preso a farsi la guerra, al punto che in Lombardia l’assessore azzurro Rizzi passato all’ultimo momento con il Carroccio. Che l’ha subito candidato. Un vero e proprio affronto. Salvini — dice uno dei maggiorenti forzisti — aveva garantito che non sarebbe successo. Berlusconi se l’ segnata al dito. Tanto che il Cavaliere in questi giorni non ha mai dato il suo endorsement alla riforma dell’Autonomia. la fine dell’asse su cui aveva puntato un pezzo di Forza Italia. l’anticipo di un definitivo mutamento della coalizione. Anche per questo Meloni deve organizzare meglio il suo governo. Perci vuole cambiare modello. 20 gennaio 2023 (modifica il 20 gennaio 2023 | 23:08) © RIPRODUZIONE RISERVATA