Meloni, le cautele della leader di Fratelli d’Italia su Salvini: dobbiamo ragionare insieme

di Paola Di CaroLa presidente di FdI esclude veti: bisogna offrire le risposte migliori al Paese ROMA- La linea del silenzio su tutto ciò che riguarda la formazione del governo ha poche crepe e Giorgia Meloni continua a dichiarare che il suo primo interesse è dedicarsi ai dossier economici e alla crisi energetica. Ovviamente sottotraccia lavora anche sulla composizione del governo, ma non vuole dare l’immagine di una premier incaricata che si muove come se dovesse solo sciogliere la riserva. Le forme in questo caso sono sostanza, e vanno rispettate. Per questo, tutti i suoi contatti — e anche qualche incontro — vengono tenuti rigorosamente riservati. Ma, nonostante il muro alzato dalla premier in pectore, qualcosa filtra. Intanto, sulla questione aperta del ruolo della Lega, o meglio del suo segretario. A chi a sera, interpretandola come un’apertura, le domanda se sia contenta che Salvini si è detto a disposizione per ciò che può essere più utile al Paese, Meloni risponde che l’alleato «conferma l’atteggiamento che tutto il centrodestra sta avendo dall’inizio di questa avventura, con l’obiettivo di dare un governo che possa offrire le risposte migliori al Paese». Poi, sui tempi del governo non si esprime: «Non dovete chiedere a me ma al presidente della Repubblica», e tra i suoi c’è chi si chiede se sia meglio che sia lei a rappresentare l’Italia al vertice europeo del 20 ottobre o se, non avendo deciso o lavorato ai dossier che verranno presentati, un eventuale arrivo in corsa non «indebolisca» la posizione dell’Italia. In ogni caso, non sembra che la questione Salvini sia risolta, in un senso o nell’altro. Ma Meloni non cambia idea: ai suoi ripete che non c’è «alcun veto» su Salvini al Viminale, ma bisogna «ragionare insieme», se conviene che un ministro che ha un processo aperto come l’Open Arms proprio per attività connesse alla guida del Viminale possa tornare ad occupare la stessa poltrona. Questo, come ripete Meloni, non rafforzerebbe il governo: «Appena insediati avremo caro bollette, conti terribili, rischio di tempeste finanziarie in Europa, la guerra alle porte. Ci serve aprire un fronte con la magistratura, anche se conveniamo che quel processo è assurdo?», il ragionamento. Quindi, si studiano altre soluzioni. Le ipotesi che Salvini vada all’Agricoltura, alle Infrastrutture o allo Sviluppo economico sono viste con favore da Meloni, mentre c’è un sostanziale no alle Riforme: il cavallo di battaglia del Carroccio, l’autonomia, non è «collegata alle riforme istituzionali e avrà una strada parallela e diversa dal presidenzialismo», puntualizzano da FdI. Così come, sul Viminale si suggerisce che in una situazione molto delicata, con piazze che potrebbero «diventare calde», meglio affidarsi a un tecnico, magari all’ex prefetto Piantedosi gradito a Salvini. Perché i tecnici ci saranno, non c’è dubbio: «Citatemi un governo che non ne abbia avuti», ripete la Meloni. Bisogna capire dove. L’idea che Cingolani possa restare al suo posto è accarezzata, ma lui stesso ha più volte fatto sapere di tornare al suo lavoro: «È assurdo — dicono da FdI — che un ministro non parlamentare guadagni di fatto un netto di poco più di 2.500 euro…». Per gli Esteri invece la partita è aperta: sia un tecnico (Belloni) sia politici (Terzi, ma soprattutto Tajani) avrebbero vantaggi, e forse un esponente di riconosciuta fede europeista e di grande curriculum come il coordinatore azzurro ne avrebbe di più. Altro nodo è quello dell’Economia . I fedelissimi di Meloni ragionano sul fatto che nomi di peso nei partiti ci sono (si citano Giorgetti, Leo, Pichetto), ma è pur vero che «una figura tecnica in questo momento rassicura i mercati più di un politico». E Meloni sa quanto ce ne sia bisogno, quanto sarà dura la salita. 5 ottobre 2022 (modifica il 5 ottobre 2022 | 07:41) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-05 06:08:00, La presidente di FdI esclude veti: bisogna offrire le risposte migliori al Paese, Paola Di Caro

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