Meloni esclude contrasti con Draghi: «Nessuno scontro sul Pnrr». Contatti con il Quirinale

Meloni esclude contrasti con Draghi: «Nessuno scontro sul Pnrr». Contatti con il Quirinale

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di La leader: nessuno scontro sul Pnrr, diciamo solo con spirito costruttivo che si può fare meglio Tutto avrebbe voluto Giorgia Meloni tranne leggere titoli su uno scontro tra lei e il capo del governo uscente, per di più su un tema delicatissimo: lo stato di realizzazione del Pnrr. Dopo giorni in cui era stata definita la più draghiana del centrodestra, e dopo contatti continui con il premier in carica del quale — in privato come in pubblico — parla come di persona «autorevole», ovviamente preparata e «molto, molto corretta, che sta lavorando a questa transizione per il bene del Paese», la leader di FdI non voleva irritare quello che tra un paio di settimane diventerà il suo predecessore. Così ieri mattina, dopo gli opportuni chiarimenti, ha subito precisato: «Non mi pare che ci sia uno scontro», però «il governo scrive nella Nadef che entro la fine dell’anno noi spenderemo 21 miliardi dei 29,4 che avevamo, e quindi lo diciamo con spirito costruttivo, per dire che dobbiamo fare ancora meglio». Meloni si sarebbe anche molto arrabbiata con i suoi che hanno fatto trapelare le sue parole, sospettando anche che qualcuno abbia voluto metterla in difficoltà proprio perché troppo favorevole a seguire il metodo Draghi, affidandosi dove serve a tecnici preparati e competenti, e non solo a colonnelli dei partiti. Le fonti ufficiali di FdI comunque fanno sapere che il prossimo esecutivo «come chiesto dai cittadini» non sarà una mera prosecuzione del governo Draghi ma «porterà avanti politiche in discontinuità rispetto a quelle messe in piedi in questi anni dagli esecutivi a trazione Pd». Sarà «un governo di alto profilo» che metterà «al centro della sua azione la difesa dell’interesse nazionale e dei cittadini». Una rassicurazione a Draghi ma anche ai suoi in agitazione. A difesa del governo uscente scende in campo la stessa Commissione Ue: «Le cose — si fa sapere — stanno procedendo secondo quanto previsto». Anche il premier, nella relazione sullo stato della realizzazione del Pnrr, scrive che «i risultati conseguiti sono significativi» con il «conseguimento di tutti gli obiettivi del I semestre». Ora l’attuazione «procede più velocemente dei cronoprogrammi originari. La fine della legislatura ha richiesto uno sforzo supplementare, per fare in modo che, dopo il voto, si potesse ripartire da una posizione il più avanzata possibile». Per il resto, Meloni continua a lavorare alla squadra di governo , che dovrebbe vedere la luce dopo il vertice europeo del 20 ottobre al quale parteciperà con ogni probabilità Draghi. E i nodi non sono ancora sciolti. Anzi, ammette Meloni, «con Salvini e Berlusconi dovremo vederci a giorni». Resta aperto il caso Salvini, sempre più lontano dal Viminale: per lui potrebbe aprirsi la via delle Infrastrutture o, come preferirebbe Meloni, l’Agricoltura. Ma la Lega starebbe cercando, come riparazione, di riaprire la partita delle presidenze delle Camere, chiedendo il Senato per Calderoli e Montecitorio per FI. Meloni a Palazzo Madama ha invece pensato di eleggere il suo Ignazio La Russa, per affidare la Camera a Giorgetti. Sarà braccio di ferro. Anche perché è ancora un rebus l’Economia: la premier in pectore non sembra aver abbandonato del tutto la speranza di affidarlo a Panetta, magari con la moral suasion del Quirinale, con il quale i contatti informali sono in corso; ma il no dell’interessato a oggi resta e si lavora a difficili alternative: Siniscalco, oppure un politico o due, con spacchettamento delle funzioni. Tutto aperto. Complicato anche il rapporto con FI: ci sarebbe luce verde per Tajani agli Esteri e per Bernini all’Università, si apprezza Pichetto Fratin, possibile l’ingresso di Cattaneo e forse di un tecnico indicato da Berlusconi, ma resta il no a Ronzulli alla Salute (gli è stato proposto al suo posto Zangrillo), ancora più netta la contrarietà a un possibile ruolo di capo delegazione azzurra per la fedelissima del Cavaliere. Meno complicato distribuire incarichi ai suoi, già avvertiti : «Non dovete crearmi problemi». Dovrebbero entrare al governo Urso, Crosetto, Fazzolari, Fitto. Per gli altri si vedrà presto dove e come: a metà della prossima settimana Meloni vuole chiudere la lista. Il Corriere della Sera, il sito Corriere.it e le newsletter anche oggi, come ieri, non avranno le firme dei giornalisti del vostro quotidiano per sottolineare il pessimo stato delle relazioni sindacali con l’azienda che ha interrotto le trattative su diversi temi che investono il futuro della redazione. 7 ottobre 2022 (modifica il 7 ottobre 2022 | 09:28) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-07 06:47:00, La leader: nessuno scontro sul Pnrr, diciamo solo con spirito costruttivo che si può fare meglio,

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