Meloni per Kiev, Salvini per quota 41:  centrodestra, sul programma sfida tra alleati

Meloni per Kiev, Salvini per quota 41:  centrodestra, sul programma sfida tra alleati

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di Marco Cremonesi, Paola Di Caro

Oggi il tavolo sul piano. La Lega punta anche sulla flat tax rafforzata. Per FdI sostegno a Kiev, presidenzialismo e sgravi sulle assunzioni

ROMA- Il centrodestra non vuole perdere il vantaggio acquisito dall’aver già siglato il patto di coalizione fra i leader, e riunisce oggi pomeriggio il tavolo per il programma comune e domani quello sulle candidature.

Apparentemente più facile il primo appuntamento, visto che la coalizione è la stessa di tutte le campagne elettorali, ma il lavoro dei rappresentanti dei partiti non sarà scontato. Fitto e Fazzolari per FdI, Romeo e Siri per la Lega, Cattaneo e Mandelli per FI, Samorì e Foti per Noi con l’Italia, Rizzone e Berardini per Coraggio Italia avranno infatti il compito di scrivere un programma «snello», di una decina di punti, che metta assieme quello che unisce e lasci fuori ciò che divide, per mostare compattezza ma anche per permettere a ciascuno una forte competizione interna, cruciale per gli equilibri del prossimo, possibile governo. Con due vincoli inesorabili, dettati da Giorgia Meloni: «Nel programma comune dovrà esserci la dichiarata fedeltà alle alleanze internazionali, in special modo sull’Ucraina, e non dovranno comparire promesse impossibili da mantenere».

Sul primo punto l’obiettivo non dovrebbe essere impossibile da raggiungere. Forza Italia con i suoi vertici, da Tajani a Bernini, fa sapere anzi che saranno proprio loro a tenere alta la bandiera dell’atlantismo, dell’europeismo e anche della linea dura verso la Russia. La Lega si vedrà, nei vari appuntamenti che scandiranno i lavori fino alla consegna dei programmi, limite massimo il 14 agosto. Più difficile capire fino a quanto ci si potrà spingere — senza risultare troppo generici — su riforme, economia, sicurezza. Perché le differenze restano.

FdI vuole apparire come forza responsabile e stabilizzatrice, pur senza rinunciare a bandiere identitarie. La prima è il presidenzialismo, condizione indispensabile per accettare la richiesta leghista di puntare sull’autonomia. Si guarda al tradizionale mondo del lavoro autonomo ma anche alle imprese: e quindi forti sgravi previsti con lo slogan «più assumi meno paghi»; annuncio di una grande riforma degli ammortizzatori sociali che manterrebbe del Reddito di cittadinanza solo un sussidio ad anziani e famiglie con figli; sì a innalzamento delle pensioni minime ma no a quota 41 proposta dalla Lega, e certamente toni duri su immigrazione clandestina, identità, difesa di produzione e filiera nazionale. Il punto invece su cui più battono i salviniani è quota 41, la possibilità di poter andare in pensione dopo 41 anni di lavoro indipendentemente dai contributi. E ancora, la fase 2 della flat tax, ovvero l’aumento del tetto di reddito fino ai 100 mila euro (oggi è 65 mila) per le partite Iva e soprattutto l’estensione alle famiglie, con l’introduzione del reddito famigliare che sostituisca quello sulla persona fisica. Altro punto clou la cosiddetta «pace fiscale», il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali. Armando Siri propone da tempo anche la possibilità di destinare la metà del reddito di cittadinanza (dunque 5 miliardi) alle imprese, che pagherebbero solo parte degli stipendi dei nuovi assunti: «Una parte piccola la mette l’impresa — spiega — il resto viene dal reddito di cittadinanza».

Altro cavallo di battaglia, come spiega Romeo, è il «ripristino dei decreti Sicurezza e la piena ripresa dell’operazione “Strade sicure”», mentre sul fronte energetico la parola d’ordine è «nucleare pulito», oltre che lo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale esistenti e nuovi rigassificatori. Infine, appunto, è fondamentale l’autonomia differenziata delle Regioni.

E FI? Qualcuno teme che l’ultima discesa in campo di Berlusconi, con i suoi manifesti 6 x 3 già pronti e gli slogan d’effetto, possa portare a una campagna in cui il centrodestra non può permettersi fuochi d’artificio. Alessandro Cattaneo è secco: «Rivendichiamo la cifra distintiva del nostro movimento: ottimisti ma costruttivi, il sogno di “diventare grandi” che Berlusconi ha sempre rappresentato per gli italiani» resterà ma «nella concretezza». Quindi sì a pensioni minime a 1.000 euro ma solo con Isee adeguato e per gli over 70. Sì ovviamente a riduzione fiscale, a una flat tax che sia sostenibile — l’obiettivo finale è il 25% — sì a un ambientalismo coniugato a un piano energetico concordato con l’Europa ma anche autonomo, con produzione di gas nazionale. Si ragiona anche su una web tax e si insisterà sul tema delle Infrastrutture, anche riproponendo il ponte sullo Stretto. Spazio ai cavalli di battaglia di sempre: libera impresa, sviluppo, partite Iva e casa.

Poi sarà sfida interna, per la conquista di ogni voto utile alla propria lista. E se ci saranno divisioni, è la convinzione, saranno sempre meno profonde «di quelle del fronte avversario».

1 agosto 2022 (modifica il 1 agosto 2022 | 07:10)

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, 2022-08-01 05:20:00, Oggi il tavolo sul piano. La Lega punta anche sulla flat tax rafforzata. Per FdI sostegno a Kiev, presidenzialismo e sgravi sulle assunzioni, Marco Cremonesi, Paola Di Caro

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