di Francesco VerderamiLa premier ha davanti un anno di tempo prima di Europee e Comunali. In mezzo potrebbe anche tornare il voto per le Province. In Forza Italia l’idea di separare gli incarichi di partito da quelli nell’esecutivo Ogni test elettorale produce delle conseguenze politiche. Ed vero che il risultato in Lombardia e nel Lazio — come dice Meloni — rafforza il governo e consolida la compattezza del centrodestra. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. Infatti ieri sera, al riparo dai festeggiamenti e dalle dichiarazioni esultanti di rito, la cerchia pi ristretta della premier accennava gi al futuro, alla necessit di accelerare una riflessione sulla riorganizzazione dell’alleanza. Compito che potr assumersi solo lei. Certo, FdI non ha cannibalizzato Lega e Forza Italia: un esito che avrebbe potuto destabilizzare i rapporti nella maggioranza. Ma evidente il ridimensionamento di Salvini, come il dato ottenuto da Berlusconi. Per i due partiti la vittoria di coalizione permette di nascondere le rispettive difficolt. Per l’alleanza anche una camicia di forza. Alla premier spetter dunque sciogliere un nodo assai intricato, immaginando di riorganizzare il centrodestra senza romperlo. Per certi versi dovr affrontare una crisi di crescita, sapendo peraltro delle tensioni che covano nei gruppi dirigenti altrui. In Forza Italia, per esempio, nei giorni scorsi si parlava di un’imminente operazione Valchiria: la separazione cio degli incarichi di partito da quelli di governo. Ed ovvio che una simile operazione avrebbe dei riflessi sull’esecutivo. Insomma, gli esami non finiscono mai. Meloni avr un anno di tempo a disposizione prima dei prossimi appuntamenti elettorali: le Europee, le Comunali e probabilmente anche le Provinciali. Perch secondo fonti accreditate di Palazzo Chigi, dai colloqui con le opposizioni starebbe emergendo una volont bipartisan di abrogare la riforma Delrio e ripristinare il voto diretto dei cittadini per la scelta dei presidenti di Provincia. Si vedr, nel frattempo tocca governare. E gli onori ottenuti nelle urne sono anche oneri per la presidente del Consiglio: il consenso aumenta il peso delle responsabilit che gli elettori le hanno assegnato. La sua centralit politica a livello nazionale si moltiplica a livello internazionale. Il modo in cui il Cavaliere ha attaccato Zelensky — quel tentativo spregiudicato di criticare Meloni e al contempo attrarre il malcontento dell’opinione pubblica per gli effetti economici della guerra — ha rafforzato la premier. Che oggi vista dai partner occidentali come l’unico punto di riferimento in Italia. E in Europa, dicono nel suo governo, fra qualche mese si capir meglio che non affatto isolata. tutto un cantiere, anche se Palazzo Chigi pu contare sulla crisi delle opposizioni. Il voto regionale ha rimarcato che il centrosinistra non esiste n politicamente n numericamente. Ieri, con approccio buddista, Letta ha glissato sul commento di Bonaccini, che candidato alla guida del Pd e che senza alcun tatto diplomatico ha scaricato sulla gestione uscente l’intera responsabilit della sconfitta. Il segretario — riconoscendo il risultato negativo — ha rivendicato per il fatto che i dem sono la prima forza di opposizione. Mentre dal suo partito sono stati lanciati segnali camuffati da attacchi a Conte e Calenda, invitati a capire che divisi si perde. Il punto che da mesi i dirigenti democrat hanno avviato una campagna per sconfessare le politiche riformiste adottate ai tempi del governo Renzi. Come possa conciliarsi in tal senso un’alleanza del Pd con Terzo polo e M5S sar problema di chi arriver al Nazareno. Di certo il rischio che l’incognita possa produrre una scissione nel Pd non affatto scongiurato. In ogni caso passer almeno un anno prima che un campo largo possa iniziare a prendere forma. Il motivo semplice: nel 2024 le Europee saranno un test decisivo per capire chi conquister il primato tra le forze di opposizione. E siccome le elezioni si terranno con il sistema proporzionale, di qui ad allora le tensioni tra i partiti saranno destinate ad aumentare. Ma l’assenza di avversari per l’esecutivo non pu essere considerato un fattore rassicurante. La prima ad esserne consapevole Meloni, che analizzando i dossier di governo vede nel fattore tempo il suo pi temibile avversario al cospetto dell’opinione pubblica. Un problema che a giudizio di uno dei suoi pi importanti collaboratori non si evidenzia dal forte astensionismo registrato ieri: Il calo di elettori c’ stato. Ma non giusto raffrontare il dato con quello del 2018, perch allora in Lombardia e nel Lazio si vot lo stesso giorno delle Politiche. Resta comunque un problema di sistema nel rapporto tra politica e cittadini. Per risolverlo ci sono due vie: il presidenzialismo o il ritorno a una legge elettorale proporzionale con preferenze. E si sa qual la scelta di Meloni, che non accetta di assecondare l’opzione dello status quo. 14 febbraio 2023 (modifica il 14 febbraio 2023 | 08:36) © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,