di Fabrizio CacciaLa leader ad Arcore con i vertici di Forza Italia e Lega. L’intesa ancora non c’è. L’irritazione leghista per il «metodo» Un vertice breve, in tutto un’ora e mezza, organizzato ieri pomeriggio approfittando del fatto che i tre leader del centrodestra, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, si trovavano in contemporanea a Milano per motivi familiari. Così, appuntamento ad Arcore, l’iconica residenza del Cavaliere, per fare il punto e coordinarsi in vista delle prossime scadenze: l’elezione dei presidenti delle due Camere, innanzitutto, visto che giovedì prossimo, 13 ottobre, si inizierà già a votare in Senato, alla presenza dei nuovi eletti. E poi, ovviamente, si è parlato dell’eventuale formazione del prossimo governo guidato da Meloni. Il messaggio della presidente di Fratelli d’Italia al segretario leghista e al fondatore di Forza Italia è stato netto. Se e quando dovesse ricevere dal capo dello Stato Sergio Mattarella l’incarico di formare un governo, lei vuol farsi trovare pronta. Le urgenze del Paese sono così pressanti che non si può perdere tempo. Perciò «voglio solo un esecutivo forte e non di basso profilo». Tutti ieri, secondo quanto fatto trapelare da una nota congiunta, ufficialmente hanno convenuto sulla «necessità di avere un governo forte e capace di rispondere alle urgenze del Paese, a partire dai costi dell’energia» e «in questa direzione sono stati fatti importanti passi avanti». Conclusione: «É volontà comune del centrodestra procedere più speditamente possibile lungo la strada della formazione dell’esecutivo». Nei prossimi giorni, tra martedì e mercoledì, a Roma, i leader si rivedranno: si continua a trattare, infatti, ma l’intesa non è ancora stata trovata. Almeno su un punto, sono tutti concordi da tempo: affidare i vertici di entrambi i rami del Parlamento ad esponenti della coalizione. Intorno al caminetto di Arcore ieri pomeriggio erano in sette: Berlusconi era accompagnato dal suo grande amico (invitato anche alla festa di compleanno) Alberto Barachini, presidente della Vigilanza Rai. Matteo Salvini si è presentato insieme al fido Roberto Calderoli. Meloni era con Ignazio La Russa e Francesco Lollobrigida. Dal canto suo, al termine della riunione, la Lega ha fatto sapere di aver «chiara la propria squadra di governo» e «pronta, ai massimi livelli». E ancora: «Le priorità del partito di Matteo Salvini sono la difesa degli stipendi, delle pensioni e del lavoro degli italiani, partendo da un decreto ferma-bollette che, visti i ritardi europei, non può più essere rinviato». Ma da via Bellerio filtra anche malumore per il «metodo Draghi adottato da Meloni nel voler decidere lei tutto: chi farà il ministro e in quale dicastero». Silvio Berlusconi, invece, subito dopo il vertice ha lasciato Villa San Martino per presenziare all’intitolazione alla memoria di suo padre Luigi del centro sportivo Monzello. Davanti ai calciatori del Monza, la società di cui è patron, il Cavaliere ha detto: «Mio padre Luigi mi diede tutti i soldi della sua liquidazione, permettendomi di diventare imprenditore e politico. Per impedire che l’Italia cadesse nelle mani della sinistra». Ai cronisti, che l’avevano visto arrivare zoppicando, ha spiegato: «Sono caduto da un gradino e ho fatto tutta la campagna elettorale come ho potuto, ma non come avrei voluto». Infine, ha ricordato il motto da lui impartito ai calciatori: «Chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli, chi ci crede vince». E non è escluso che l’abbia dispensato un’ora prima anche agli alleati di governo. Del resto, già il giorno del voto Berlusconi si era autoproclamato «regista» della coalizione e ieri, celebrando a Milano il centesimo anniversario della nascita del Pli, lo ha ribadito, ricordando di essere stato «il fondatore del centrodestra nel 1994» e precisando che gli elettori «hanno attribuito a Forza Italia il compito di guidare il Paese, come garante dei principi liberali nell’attività di governo». 8 ottobre 2022 (modifica il 8 ottobre 2022 | 21:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-08 19:44:00, La leader ad Arcore con i vertici di Forza Italia e Lega. L’intesa ancora non c’è. L’irritazione leghista per il «metodo», Fabrizio Caccia