Memorial mamma e papà Cairo, il presidente del Torino: «Voglio costruire una squadra all’altezza»

Memorial mamma e papà Cairo, il presidente del Torino: «Voglio costruire una squadra all’altezza»

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di Manlio Gasparotto, inviato a Quattordio (Alessandria)

Il presidente granata fa il punto del mercato al memorial dedicato ai genitori con le squadre Primavera di Torino, Milan, Juventus e Atalanta

«Il rammarico più grande è non aver regalato a Juric quel che chiedeva nel tempo che voleva. Ma siamo qui, siamo impegnati e faremo bene». Urbano Cairo non usa giri di parole per raccontare il mercato, quello del Toro, sì, ma anche la congiuntura di un calcio che deve ripensarsi per andare oltre la crisi. Il presidente è a bordo campo dopo la prima partita del torneo cui vuole più bene, quello dedicato ai suoi genitori. Attorno al prato ci sono centinaia di persone. Ci sono anche 38° e il minuto di silenzio per Maria Giulia Castelli e Giuseppe Cairo, mamma e papà Cairo cui è dedicato il memorial per Primavera, le partite Torino-Milan (2-3) e Juventus-Atalanta (0-1), semifinali di un torneo che ha tanti significati. Il primo è il ricordo di due persone care, importanti per il presidente del Torino e la sua famiglia. Ma anche per il club: loro nell’estate 2005 spinsero tanto (mamma Maria Giulia) e non perdettero un istante della trattativa (papà Giuseppe) che significò il salvataggio del Toro.

«È merito loro se siamo qui oggi» sottolinea il presidente. Poi, inevitabilmente si analizza la stagione, e Cairo fa il punto archiviando il caso Vagnati-Juric: «Il calcio ha emozioni a elevata potenza, e quando hai persone come loro che sono determinati e focalizzati può succedere, ma tanti mi hanno detto “non sai quante ne ho viste”. Quel che conta ora è fare la squadra e farla bene». Il che significa sfruttare tempo e occasioni perché «il calcio sia sostenibile, altrimenti non si va lontano. Abbiamo intenzione di investire secondo le nostre possibilità: vale per ogni azienda, i bilanci devono tornare, altrimenti le aziende falliscono, non nel calcio ma ovunque. Il Toro dal 2013 al 2018 ha coniugato risultati sportivi e buoni bilanci, poi si è fatto qualche passo più lungo della gamba, l’ho deciso io, per costruire un Toro più forte. Ma è arrivata la pandemia e situazioni economiche non buone si sono saldate con risultati sportivi meno buoni». Diritto al punto. «Ma in dieci anni di serie A siamo arrivati sei volte a sinistra della classifica».

Il resto è un’occhiata alla stagione, al mercato in divenire: «Sono arrivati Pellegri, poi Radonjic, Bayeye e Lazaro che l’Inter aveva preso a 22 milioni e credo abbia un grande potenziale. Mancano un centrale difensivo, un centrocampista, ma abbiamo cose in divenire (il Besiktas ha annunciato Ilkhan granata) e poi ci sono i trequartisti. Abbiamo Radonjic, Demba e Verdi e ne serve uno almeno. L’anno scorso all’ultimo abbiamo preso tre giocatori di qualità: so che non si fa, che Juric ha ragione, ma il mercato è complicato, anche quando ti sei scambiato i documenti, poi si ferma tutto (Miranchuk dall’Atalanta)… Ma ho intenzione di costruire un Torino all’altezza. Siamo qui per fare bene e faremo bene».

4 agosto 2022 (modifica il 4 agosto 2022 | 23:13)

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