Messner: «Lo scarpone di mio fratello Günther trovato dopo 52 anni sul Nanga Parbat»

Messner: «Lo scarpone di mio fratello Günther trovato dopo 52 anni sul Nanga Parbat»

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di Redazione Cronache

Spuntato ai piedi del ghiacciaio del Diamir, l’annuncio con una fotografia su Instagram. Lo scalatore morì durante una tragica spedizione nel 1970, proprio assieme a Reinhold

A 52 anni dalla morte di Günther Messner sotto una valanga durante una spedizione con il fratello Reinhold sul Nanga Parbat è stato trovato anche il secondo scarpone dell’alpinista altoatesino. «La scorsa settimana, la seconda scarpa di mio fratello Günther è stata trovata ai piedi del ghiacciaio del Diamir da gente del posto. Dopo cinquantadue anni. La tragedia del Nanga Parbat rimane per sempre così come Günther», scrive Reinhold su Instagram, pubblicando una foto dello scarpone.

Era il 29 giugno del 1979 quando Gunther Messner venne dichiarato morto dopo essere stato travolto da una valanga mentre assieme al fratello Reinhold stava scendendo dal Nanga Parbat lungo la parete Diamir. Una tragedia che fece scaturire anche aspre polemiche nei confronti di Reinhold per, a detta di alcuni, «aver abbandonato il fratello». «Il ricordo di quell’esperienza è ancora vivo in me, anche perché sono stato costretto per 50 anni a difendermi da chi ha tentato di accusarmi di aver lasciato morire mio fratello — aveva dichiarato l’alpinista al Corriere —. Di averlo abbandonato pur di farmi notizia. Emozionalmente vivo in pace, ma quella tragedia rimarrà sempre parte della mia vita». Nel 2005 i resti di Günther furono trovato assieme all’altro scarpone. Il Re degli ottomila all’epoca erano tornato al Nanga Parbat per cremare i resti di suo fratello. «Mi hanno chiamato fratricida per la volontà di alcuni di fama e soldi. Si tratta di un vero e proprio crimine», aveva detto all’epoca Reinhold Messner con rammarico al suo ritorno in Italia. «Il ritrovamento dei resti e di uno scarpone dimostrano senza ombra di dubbio che Günther è morto durante la discesa e non è stato abbandonato da me durante la salita», aveva aggiunto l’alpinista.

Nel 2010 il produttore bavarese Joseph Vilsmaier girò un film sulla tragedia di Gunther. I due fratelli altoatesini avevano raggiunto gli 8.125 metri della vetta del Nanga Parbat, la «montagna killer», il 27 giugno del 1970 dopo aver aperto una nuova via lungo il versante Rupal. La spedizione durò tre giorni e fu condotta dal tedesco Karl Maria Herrligkoffer con lo scopo di salire la «montagna nuda» (significato, in sanscrito, di Nanga Parbat). Una parete terribile dove tutti avevano fallito. Messner è sul Diamir con il fratello, che viene travolto da una valanga il 29 giugno quando la discesa è quasi alla fine. Gunther sparisce nella neve. Reinhold lo cerca per un giorno e una notte, poi crolla sfinito. Arriva a valle sei giorni dopo in barella soccorso da una cordata di sherpa quando i compagni li credevano morti entrambi. Subisce l’amputazione parziale delle dita dei piedi ma sopravvive. Il Nanga Parbat fu il primo dei quattordici Ottomila raggiunti da Reinhold Messner. L’impresa e il record di essere stato il primo alpinista al mondo a scalare tutte le 14 montagne sopra gli 8.000 metri si concluse il 16 ottobre del 1986 quando raggiunse gli 8.516 metri del Lhotse.

(articolo in aggiornamento…)

9 giugno 2022 (modifica il 9 giugno 2022 | 14:46)

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, 2022-06-09 12:40:00, Spuntato ai piedi del ghiacciaio del Diamir, l’annuncio con una fotografia su Instagram. Lo scalatore morì durante una tragica spedizione nel 1970, proprio assieme a Reinhold, Redazione Cronache

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