Metaverso,  i piani miliardari di Meta e Microsoft: ma chi ha paura della realtà virtuale?

Metaverso, i piani miliardari di Meta e Microsoft: ma chi ha paura della realtà virtuale?

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web 2.0

di Federico Fubini23 gen 2023

Metaverso, chi ha paura della realtà virtuale senza confini? I piani (miliardari) di  Meta e Microsoft

La versione pi celebre, la prima, di Meta (ex Facebook) che vi ha investito oltre cento miliardi di dollari, di cui 15 solo l’anno scorso. Ma la versione pi avanzata di Microsoft che ha fatto il “rollout”, la presentazione, proprio a Davos. E, a conferma di quanto sia tutto cos nuovo e inesplorato, il correttore del mio software di scrittura di Microsoft mi segna come errore questa parola (“metaverso”) sulla quale anche Microsoft stessa ha appena investito almeno cento miliardi di dollari.

Come funziona il metaverso

Come definire questa nuova scommessa? Il metaverso un mondo virtuale in tre dimensioni che mira sostituire molte delle interazioni del mondo reale, siano esse lavorative o sociali o comunque legate al tempo libero. In sostanza, vi mettere quel casco con visiera nera – dotato di un numero imprecisato di microchip – e letteralmente inizierete ad avere visioni di un mondo parallelo. Vi ci sentirete pienamente immersi. Prima di tutto vi sar assegnato un ologramma che vi rappresenta, un personaggio da cartone animato che vagamente vi rassomiglia (ma per ora non ha gli arti inferiori). Nella vostra mano in carne ed ossa vi sar dato una sorta di telecomando che permette al vostro avatar – il cartone animato che vi rappresenta – di muoversi o compiere azioni con le sue mani di ologramma nello spazio virtuale nel quale siete immersi. In sostanza, siete calati in un mondo colorito, metafisico e irreale senza aver assunto Lsd.

L’esperienza a Davos

Nei miei venti minuti nel metaverso di Microsoft mi sono trovato in un onirico paesaggio alpestre, quindi sono stato fatto salire su un pallone aerostatico che mi ha fatto volare a migliaia di metri dal suolo. Sorvolavo il mare e un’isola iridescente. Quindi sono stato “teleportato” (si dice cos) in fondo a un mare tropicale, in una foresta di mangrovie per comprendere i problemi dell’ambiente oceanico. Infine ho assistito da pochi metri, in compagnia di una decina di avatar, al concerto dell’ologramma di una celebre star del pop americano di cui non avevo mai sentito il nome. Dopo venti minuti era ora di togliersi il casco e mi tremavano le gambe. Gli addetti hanno chiesto ai sei o sette presenti al “rollout” un’opinione sul nuovo strumento. Ho risposto che, se i videogames e i social media sono una minaccia per la salute mentale (almeno) di bambini e adolescenti, il metaverso peggio. Per una persona nell’et dello sviluppo passare anche solo due ore al giorno in una realt parallela dove sono sospese le leggi della fisica e tutto sembra un sogno, significa diventare meno capace di affrontare la realt. Pi in genere, affidarsi al metaverso significa crescere una generazione che potenzialmente avr gravi difficolt a concentrarsi su ci che banale ma reale. Anche un adulto che passi troppo tempo nel metaverso avr buone chance di diventare un disadattato, non appena si toglier il caschetto pieno di microchip. stata interessante la reazione, l nel palazzo dei congressi di Davos. Non appena ho chiarito ci che pensavo, sono stato circondato da un gruppo di sorridenti addetti di Microsoft (e di una celebre societ di consulenza) che mostravano di trovarmi interessante. In realt cercavano di spostare la mia opinione, gradualmente, gentilmente. Uno ha chiesto: Se usiamo l’internet a due dimensioni, perch non dovremmo volerlo avere tridimensionale?. Da altri sgorgato un fiume di retorica sulla “collaborazione” che diventa possibile nel metaverso (esempio: se teniamo una riunione fra colleghi sui problemi dell’oceano sedendo sul fondo del mare, saremo molto pi concentrati sul tema). Poi parole su parole sulla ricerca di “soluzioni comuni”, sull’“aggiungere valore insieme” o – come ha detto il presidente e amministratore delegato di Microsoft Satya Nadella, sempre a Davos – a imparare insieme attraverso lo spazio e il tempo.

Investimenti e guadagni

Ora, mettiamo da parte la straordinaria arroganza di un’azienda che pretende di disegnare una realt nella quale dovremmo vivere in futuro: siamo a un passo dal volersi sovrapporre alla natura o a un’entit superiore, per chi crede. E dato che generare un “metaverso” costa almeno cento miliardi di dollari e anni di lavoro, saranno sempre pochissimi e colossali oligopolisti a poter creare questi mondi paralleli. Microsoft peraltro mi ha spiegato che la loro realt virtuale un universo riproducibile all’infinito, sempre diverso, perch disegnato dall’intelligenza artificiale. Ma poich continuavo a pensare che il metaverso una minaccia per la salute mentale, mi hanno offerto un incontro con un responsabile pi alto in grado. La mia domanda era semplice: se grandi gruppi come Facebook-Meta o Microsoft investono in aggregato oltre duecento miliardi di dollari, come pensano di guadagnarci? La maniera pi ovvia attraverso l’e-commerce, che rischia di spiazzare il modello di Amazon. I consumatori possono passeggiare in un negozio virtuale, comprare una borsa o un’auto, riceverne l’ologramma subito e in seguito a casa il prodotto reale. L’identit del consumatore e la transazione stessa saranno certificate attraverso la blockchain, un registro digitale automatico.

Servizi per le imprese

Microsoft sostiene che intende anche offrire servizi alle imprese: un messaggio dell’amministratore delegato a tutto lo staff sparso in venti Paesi del mondo, una riunione virtuale dove si abbia la sensazione di essere presenti. Sicuramente – i miei interlocutori lo ammettono – il metaverso di Microsoft pu creare problemi di salute mentale nei consumatori se si affider allo stesso modello di monetizzazione dei videogiochi o dei social: quello fondato sul catturare l’attenzione, mantenendo l’utente incollato allo schermo (o al caschetto). Personalmente dubito che Microsoft o Meta possano o vogliano evitare un modello fondato sull’attenzione. In primo luogo perch si tratta di societ quotate sottoposte alla tirannia dei ricavi e degli utili trimestrali, quindi non lasceranno niente di intentato per massimizzare questi ultimi oppure i loro manager potrebbero essere cacciati dagli azionisti. In secondo luogo, il comportamento di Microsoft punta gi in quella direzione. Un anno fa ha comprato per quasi 70 miliardi di dollari in contanti Activision Blizzard, terza maggiore societ di videogiochi al mondo (produce “Call of Duty”, “Candy Crush”, “Spider-Man”). Si tratta dell’acquisizione pi costosa nella storia di Silicon Valley e si spiega solo nella strategia del metaverso: rendere i giochi sempre pi immersivi, ancorare i clienti alla loro realt parallela e monetizzare – inevitabilmente – catturando quanto pi a lungo possibile la loro attenzione.

Tutto questo preoccupante. Sono nato nel secolo scorso, ma non sono un luddista anti-moderno. Non voglio distruggere i telai a vapore della rivoluzione digitale. Il metaverso pu realmente trovare applicazioni interessanti nell’educazione, nella formazione professionale, nel commercio o nella vita delle imprese. una novit da accettare anche per le piccole aziende del “made in Italy” che possono vendere in rete. Ma pericoloso se se ne abusa. L’Unione europea dovrebbe regolarlo prima che divenga un fenomeno di massa.

Questo articolo apparso in origine sulla newsletter Whatever It Takes, curata da Federico Fubini suu Corriere.it. Clicca qui, per riceverla.

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