Il «MeToo» delle ginnaste italiane. In 40 firmano l’appello: «L’eccezione alla regola sono le società sane»

Il «MeToo» delle ginnaste italiane. In 40 firmano l’appello: «L’eccezione alla regola sono le società sane»

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di Alfio Sciacca

Le adesioni della petizione, lanciata dall’associazione «Change the game», crescono di ora in ora. La presidente: «Non si tratta solo di Desio, il fenomeno è diffuso in tutta Italia. Un trattamento che fa parte del “lessico addestrativo” di istruttrici in gran parte donne». Un centinaio le segnalazioni

La petizione è stata lanciata appena due giorni fa e in pochissimo tempo l’hanno sottoscritta ben 40 atlete o ex atlete della ginnastica ritmica. Un numero che sta crescendo di ora in ora. E il primo dato che salta all’occhio è che le sottoscrizioni arrivano da tantissime regioni: Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Abruzzo. Praticamente da tutta Italia. «A dimostrazione che il fenomeno non si può ridurre a “quattro mele marce”», fanno notare i responsabili della piattaforma Change the game che l’ha promossa.

L’organizzazione, con sede a Milano e Monza, da anni si occupa della tutela dei bambini vittime di abusi nel mondo dello sport. E chiaramente non poteva mancare di mobilitarsi anche per lo scandalo delle «farfalle» scoppiato nell’Accademia Internazionale di Ginnastica Ritmica di Desio. Ma la petizione sta andando anche oltre le loro previsioni. dimostrando che il fenomeno sarebbe molto più vasto. Tanto che potrebbe trasformarsi in un vero e proprio tsunami. Una sorta di MeToo della ginnastica ritmica. «Oltre alle 40 atlete che hanno già sottoscritto la petizione — spiega la presidente di Change the game Daniela Simonetti — abbiamo oltre cento segnalazioni. Purtroppo il fenomeno è vastissimo e diffuso in modo omogeneo sul tutto il territorio nazionale. A dimostrazione che quella di Desio non è un’eccezione. Quel tipo di trattamento delle atlete sembra entrato a far parte di una sorta di lessico addestrativo . Una modus operandi degli istruttori, che in gran parte sono donne»

Ma qual è il contenuto dell’appello sottoscritto dalle atlete della ritmica? « È passata una settimana da quando due ex atlete, Anna Basta e Nina Corradini, hanno preso coraggio e hanno raccontato la loro esperienza, non così idilliaca come siamo sempre stati abituati a pensare o a vedere in tv — si legge nell’appello—. Si credeva fossero dei casi isolati, si sperava che questo dolore riguardasse solo poche atlete. Ma non è così». Si chiede: «Giustizia nei confronti di tutte le ginnaste che hanno subito violenze ed umiliazioni. Giustizia nei confronti di tutte le allenatrici che hanno insegnato con amore e hanno affidato le loro ginnaste a colleghe nella speranza di farle prendere il volo, e che invece le hanno fatte cadere. Giustizia nei confronti dei genitori di queste ginnaste che sono stati allontanati per non influire sulle loro prestazioni atletiche. Giustizia nei confronti di tutte le atlete del presente e del futuro, perché possano crescere in un ambiente competitivo, ma sano. Quello che stiamo cercando di fare è di cambiare il mondo della ginnastica ritmica in meglio, senza rinnegare il passato, ma imparando da esso».

«Da parte di tutte noi possiamo dire con fermezza che non intendiamo piegarci. Non intendiamo abbandonare la speranza, perché abbiamo sofferto tanto, troppo in alcuni casi. Ed è ora che questo abbia fine. Non è sport quello che umilia. Non è sport quello che sminuisce l’essere umano…. La mentalità che caratterizza la ginnastica ritmica, e non solo, non incarna i valori che sono propri dello Sport. L’eccezione alla regola sono le società dove c’è un ambiente sano. Non il contrario. Chiediamo a tutti voi di supportarci in questa missione, per uno sport più giusto. Per tutte quelle ragazze che coraggiosamente si sono fatte avanti in questi giorni, vi diciamo grazie. E per tutte coloro che non possono o non vogliono rivelare la loro identità, vi siamo vicine. Nella speranza che un giorno troverete la forza, il coraggio e la possibilità di denunciare».

Il lavoro avviato sulle atlete della ritmica è solo un primo passo per un più ampio dossier che Change the Game sta preparando sugli abusi e le violenze nei confronti di minori che praticano sport, a livello agonistico ma anche amatoriale. Segnalazioni di vessazioni, e a volte anche veri e propri abusi sessuali, arrivano dal mondo del calcio e del volley. Tutto materiale che verrà raccolto per «provare a cambiare lo stato dell’arte con ausilio delle stesse istituzioni sportive».

11 novembre 2022 (modifica il 11 novembre 2022 | 12:21)

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, 2022-11-11 11:24:00, Le adesioni della petizione, lanciata dall’associazione «Change the game», crescono di ora in ora. La presidente: «Non si tratta solo di Desio, il fenomeno è diffuso in tutta Italia. Un trattamento che fa parte del “lessico addestrativo” di istruttrici in gran parte donne». Un centinaio le segnalazioni, Alfio Sciacca

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