di Giancarlo Cerveri
Esistono diversi trattamenti efficaci, sia psicoterapici sia di tipo farmacologico, che in alcuni casi specifici funzionano meglio insieme
Ho 23 anni esto vivendo una specie di inferno. Sono in cura da una psicoterapeuta, con la quale affronto diversi aspetti della mia vita, ma vorrei avere anche un parere psichiatrico. Da quasi tre mesi ho dei pensieri fissi che mi tormentano e mi risultano sempre più difficili da gestire. Ho iniziato ad avere pensieri ossessivi di tipo aggressivo nei confronti di persone a me vicine: immagino di far loro del male, di aggredirle e di conseguenza evito di rimanere solo con loro o con dei coltelli in mano. Dopo un mese le cose sono peggiorate perché, cercando su internet, ho pensato di avere i sintomi della schizofrenia ed è stata talmente tanta la suggestione che ho iniziato a immaginare di avere allucinazioni visive e uditive: vivo da quel momento costantemente nel terrore di iniziare a vedere o sentire cose che non sono reali. La mia psicologa dice che è tutto dovuto all’ansia che si è accumulata a causa di diversi eventi negativi accaduti negli ultimi mesi, ma io non riesco a convincermene. Basta avere un solo pensiero intrusivo e subito inizio a temere di avere una malattia mentale. Può essere davvero «solo» ansia?
Risponde Giancarlo Cerveri, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Psichiatria ASST di Lodi (VAI AL FORUM)
Per cominciare, parto dalla sua domanda finale, «può essere davvero solo ansia?». Non penso di poter effettuare una adeguata valutazione diagnostica con le sole informazioni che mi ha fornito (per questo motivo le consiglio di rivolgersi a uno specialista psichiatra), ma posso fare qualche riflessione. Non è «solo ansia», perché questa espressione liquida la sua storia a qualcosa di poco più grave di un po’ di mal di testa, invece la sua esistenza è completamente occupata dai suoi disturbi che inevitabilmente le procurano non solo un disagio soggettivo intensissimo, ma anche una totale impossibilità di effettuare le azioni quotidiane che sono necessarie nella progressione della sua esistenza. Dalla descrizione che lei dà del suo malessere sembrerebbe definirsi un quadro di disturbo ossessivo compulsivo.
Patologia invalidante
Una condizione patologica che insorge precocemente (nel 25% dei casi prima dei 14 anni), se non trattata ha un andamento cronico recidivante e che si caratterizza per la presenza di pensieri ricorrenti, persistenti e indesiderati (le ossessioni) e/o comportamenti o azioni mentali che un individuo si sente obbligato a campiere in risposta alle ossessioni (le compulsioni). Stiamo parlando di una condizione con prevalenza (diffusione, ndr) leggermente superiore all’1%. La compromissione funzionale è elevatissima e, complice l’esordio precoce e l’andamento cronico, è una delle condizioni patologiche più invalidanti identificate dall’Organizzazione mondiale della sanità. I pensieri ossessivi portano a un marcato malessere personale, soprattutto se riguardano azioni pericolose (auto o eteroaggressività). Il senso di estraneità con cui sono percepiti questi pensieri fa pensare talvolta a chi ne soffre di «impazzire».
Psicoterapia e farmaci
In sintesi, se lei soffre di questo disturbo, stiamo parlando di una condizione patologica potenzialmente molto grave. La buona notizia è che esistono diverse modalità terapeutiche che si sono dimostrate efficaci. Sia specifici approcci psicoterapici, che trattamenti psicofarmacologici con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina producono una riduzione significativa della sintomatologia e in molti casi anche una remissione completa del quadro. Nei casi più complessi si rende necessaria la combinazione di entrambi gli interventi. In conclusione, la invito a rivolgersi a uno specialista psichiatra che possa confermare la diagnosi e proporle un trattamento adeguato, con l’obiettivo di aiutarla a raggiungere una condizione clinica di benessere.
20 marzo 2022 (modifica il 20 marzo 2022 | 10:36)
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, 2022-03-20 18:53:00, Esistono diversi trattamenti efficaci, sia psicoterapici sia di tipo farmacologico, che in alcuni casi specifici funzionano meglio insieme, Giancarlo Cerveri
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