Michele Mariotti, quelle suore sensuali e mistiche nei «Dialoghi delle Carmelitane» di Poulenc

Michele Mariotti, quelle suore sensuali e mistiche nei «Dialoghi delle Carmelitane» di Poulenc

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di Valerio Cappelli

Il 27 la sua prima inaugurazione come direttore musicale dell’Opera di Roma. Il lavoro di Poulenc ha la regia di Emma Dante, e le voci di Corinne Winters, Anna Caterina Antonacci, Emoke Barath, Ekaterina Gubanova, Ewa Vesin

C’è un recitar cantando dall’inizio alla fine, ci sono Preludi uno più bello dell’altro, poca presenza del coro, ed è tutto sulle spalle di figure femminili. «Musicalmente, è una ricerca interiore. Le pause urlano», dice Michele Mariotti. Il 27 è la sua prima inaugurazione come direttore musicale dell’Opera di Roma. I dialoghi delle Carmelitane di Poulenc (dal dramma di Bernanos) ha un cast di primo rango: regia di Emma Dante, le voci di Corinne Winters, Anna Caterina Antonacci, Emoke Barath, Ekaterina Gubanova, Ewa Vesin. Le sedici monache martiri francesi, ghigliottinate il 17 luglio 1794 e beatificate dalla Chiesa nel 1906.

Poulenc impiegò tre anni per scrivere, tra crisi nervose e travagliate vicende sentimentali. L’opera segue gli eventi storici: un primo interrogatorio per verificare l’intenzione di abbandonare i voti, la confisca dei beni, l’ordine di abbandonare il convento, il giuramento di fedeltà ai valori della nazione, la prigione «rivoluzionaria», il processo, l’esecuzione. La sofferenza come riscatto delle vite altrui, lo sgomento, il coraggio, il non sentirsi pronte ad abbandonare la vita… Una patina di diffidenza e un tasso ideologico, che lasciava trasparire un’insofferenza nei confronti di un’aria clerical-reazionaria, non si è tolta del tutto. Eppure in molti hanno un’adorazione verso I dialoghi delle Carmelitane (a Roma fu data nel ’91). «Sono molto legato a Poulenc — dice Mariotti —, la mia sensibilità si accosta a lui. Fu preso a calci a destra e a sinistra, la sua parabola si può leggere da un lato e dal suo opposto, puoi condannare il Terrore della Rivoluzione francese, cioè il terrore del terrore, il fanatismo politico. E puoi condannare, di contro, il fanatismo religioso che all’epoca dei Lumi non rispecchiava i diritti dell’uomo».

Un autore rappresentato a intermittenza. «Trascurato e anche un po’ sottovalutato. La sua colpa è di essere rimasto fedele a sé stesso, di non seguire le mode. Sembra distaccato perché descrive cosa si trova nel profondo animo di quelle suore. Blanche è la più tormentata, quella che si potrebbe salvare ma va spontaneamente al martirio, suor Constance rappresenta la vitalità, Marie è la fanatica, la priora, che è il punto di riferimento, muore quasi bestemmiando, in preda al delirio». Il fascino mistico di quest’opera, è «nella morte disattesa. Mi interessa il percorso umano delle suore. La Rivoluzione francese più che un fatto storico è un momento di passaggio, si affrontano temi universali… Quest’opera dovrebbe aiutarci a vivere il tabù della morte».

Michele Mariotti a 12 anni ha perso sua madre. «È morta trent’anni fa. Lei mi dà coraggio e speranza ogni giorno, mi fa capire che quando nasciamo non sappiamo nulla di noi stessi, chi diventeremo, cosa faremo, come vivremo. L’unica cosa certa quando facciamo il primo respiro è che moriremo. La morte è parte della vita. In me, come in Blanche, la morte è sempre presente, anche se l’ho conosciuta troppo presto. La malattia di mia madre l’ho vissuta a teatro a Pesaro, era il mio rifugio dal suo dolore fisico. Ma il teatro non è il mio Carmelo, non facciamo paragoni».

Emma Dante nelle sue intenzioni farà affiorare un’idea di sensualità (e c’è un Cristo in croce che non è né uomo né donna). «Prima delle condanne, le suore tornano a indossare abiti civili, tornano a essere quello che erano prima di prendere i voti. E questo lo amo. Lo spettacolo si apre con una serie di quadri di David, figure femminili. I quadri si aprono e fungeranno da ghigliottina. Pensiamo che le suore siano come delle cartoline, qualcosa di finto, persone che non hanno avuto una vita, invece c’è chi decide di entrare in convento a metà della propria esistenza. Quest’opera è moderna nel nostro rapporto con la paura, con l’ignoto, con l’al di là, qualunque esso sia».

La sua idea di teatro, all’Opera di Roma? «È un’idea di teatro nella città e viceversa. È stato importante annunciare i titoli delle prossime tre aperture di stagione: Mefistofele, Simon Boccanegra e Lohengrin che sarà il mio primo Wagner. Il lavoro del direttore musicale lo intendo all’antica, non è un prendere e andarsene. Devo essere una figura presente nel teatro».

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19 novembre 2022 (modifica il 19 novembre 2022 | 12:14)

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, 2022-11-19 11:15:00, Il 27 la sua prima inaugurazione come direttore musicale dell’Opera di Roma. Il lavoro di Poulenc ha la regia di Emma Dante, e le voci di Corinne Winters, Anna Caterina Antonacci, Emoke Barath, Ekaterina Gubanova, Ewa Vesin, Valerio Cappelli

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