di Fiorenza SarzaniniLa mossa del ministro dell’Interno Piantedosi con gli altri Stati che si affacciano sul Mediterraneo per un piano di emergenza «L’Italia non è il primo porto sicuro per chi arriva dall’Africa, soprattutto non è l’unico. Nessuno può pensare che il nostro Paese sia subalterno ad altri. Questo non è tollerabile». La linea che filtra da Palazzo Chigi alla vigilia del vertice europeo dei ministri degli Esteri tiene alta la tensione sul dossier migranti. Tanto che a Bali, dove martedì comincia il G20, non è al momento previsto alcun bilaterale tra la premier Giorgia Meloni e il presidente Emmanuel Macron. «In agenda ci sono incontri con leader non europei», confermano dallo staff della presidenza del Consiglio. L’atteggiamento nei confronti delle Ong non cambia, ma adesso la priorità è trasferire la questione a Bruxelles chiedendo che sia l’Unione Europea a farsi carico di «far rispettare gli accordi che già ci sono, sono stati sottoscritti da tutti, però sembrano valere soltanto per noi». Il documento congiunto firmato con Malta, Grecia e Cipro — che arriva in una giornata segnata dallo sbarco di centinaia di migranti approdati sulle coste siciliane a bordo di pescherecci e gommoni — va proprio in questa direzione. E serve a costringere l’Europa a intervenire con un piano di emergenza. Il rischio isolamentoÈ stato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a tessere la tela per una presa di posizione che conferma l’alleanza degli «Stati di primo ingresso» in modo da evitare l’isolamento dell’Italia rispetto al resto d’Europa. E a ribadire la necessità di una revisione delle intese «che hanno ampiamente dimostrato di non funzionare perché non vengono rispettate, senza che questo provochi danni a chi le ignora». Le dichiarazioni dei giorni scorsi di Germania e Lussemburgo che confermavano la volontà di partecipare alla distribuzione dei migranti erano infatti un segnale positivo ma ritenuto non sufficiente. Perché pongono comunque come condizione preliminare l’obbligo per l’Italia ad occuparsi della prima assistenza dei migranti dopo lo sbarco. E soprattutto perché non fissano nuove regole rispetto all’attività delle Organizzazioni non governative. Non a caso nella nota dei Paesi del sud viene evidenziata la necessità che «il modus operandi delle navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata». È la richiesta che sarà rinnovata domani dal titolare della Farnesina Antonio Tajani durante il consiglio dei ministri degli Affari esteri in programma a Bruxelles e ribadita da Piantedosi al G7 sulla sicurezza che si svolgerà in Germania mercoledì e durante il suo omologo tedesco. Con un obiettivo chiaro: «Un meccanismo di condivisione degli oneri che sia efficace, equo e permanente». I «confini europei»Nei colloqui di queste ore con i ministri titolari del dossier immigrazione la premier Meloni ha ribadito di voler affermare in ogni sede il principio «di difesa dei confini» che aveva già evidenziato durante la sua prima uscita pubblica in Europa. «Su questa linea non daremo mai la sensazione di un arretramento. Si deve impedire che le navi delle Ong puntino direttamente verso il nostro Paese, saltando Tunisi, Malta e tutti gli altri porti sicuri», dice. Rimane però il problema di portare avanti questa linea senza creare dissidi gravi con quegli Stati che dell’Italia sono sempre stati alleati. E la Francia è in cima alla lista anche in virtù del Trattato del Quirinale firmato a Roma il 26 novembre 2021 da Macron e dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi «per garantire la cooperazione nei settori industriale e culturale». L’attività diplomatica delle ultime ore si è concentrata sul raffreddamento della crisi tra Roma e Parigi alla ricerca di una linea che possa diventare comune sul sistema di «ricollocazione dei migranti temporaneo e volontario», ma il nuovo attacco della ministra degli Esteri francese Christine Colonna contro Meloni rischia di far esplodere nuovamente la tensione. I decreti SicurezzaIn questo quadro sembra difficile che si decida di rinnovare subito i decreti Sicurezza approvati quando premier era Giuseppe Conte e ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma poi corretti dal Quirinale e annullati in parte dalla Consulta. Il governo punta a misure deterrenti che consentano il sequestro delle navi delle Ong che non rispettano il divieto di ingresso nelle acque internazionali, ma dopo le polemiche scatenate dal provvedimento per impedire i rave party si valutano misure di tipo amministrativo. Tra queste, il sequestro delle imbarcazioni. 13 novembre 2022 (modifica il 13 novembre 2022 | 07:22) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-13 06:23:00, La mossa del ministro dell’Interno Piantedosi con gli altri Stati che si affacciano sul Mediterraneo per un piano di emergenza, Fiorenza Sarzanini