di Francesca BassoLa commissaria europea agli Affari interni, Johansson: la situazione non è più sostenibile. Il ministro dell’Interno Piantedosi apre: «Soddisfatto» Rafforzamento della cooperazione con i Paesi di provenienza e di transito e le organizzazioni internazionali; un approccio più coordinato alla ricerca e al soccorso; un rafforzamento dell’attuazione del meccanismo volontario di solidarietà per il ricollocamento dei migranti. Il tutto declinato in «20 azioni volte ad affrontare le sfide immediate e in corso»: la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ieri ha presentato l’Action plan per gli arrivi di migranti dal Mediterraneo in vista del consiglio straordinario di venerdì, convocato in seguito alle tensioni tra Parigi e Roma, che avrà all’ordine del giorno anche le altre rotte di arrivi irregolari nell’Ue. «Gli ultimi eventi confermano che la situazione nel Mediterraneo centrale non è più sostenibile», ha detto la commissaria Johansson, ricordando che «nel 2022 sono arrivati oltre 90 mila migranti e rifugiati, partiti principalmente dalla Libia e dalla Tunisia e provenienti soprattutto da Egitto, Tunisia e Bangladesh, con un aumento di oltre il 50% rispetto al 2021». Per la commissaria «troppe persone cadono nelle mani dei trafficanti, circa il 90% di quanti arrivano irregolarmente» e dunque è fondamentale «prevenire le partenze irregolari». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è detto «soddisfatto per i contenuti» del piano, perché mette al centro della discussione la gestione dei flussi migratori «nella prospettiva già auspicata dal governo italiano»: è «una valida traccia di lavoro comune». Per Piantedosi è «molto significativo il riferimento a una implementazione del meccanismo di solidarietà adottato nel giugno scorso» tenuto conto che «fino ad oggi, ha dato per l’Italia risultati assolutamente insufficienti». È stata la stessa Johansson ad ammettere che «dobbiamo incrementarne l’applicazione. I ricollocamenti sono in corso, ma ancora un basso numero di persone è stato ricollocato con questo meccanismo. Quindi dobbiamo rafforzare il nostro lavoro sul quadro esistente». Per Piantedosi «altrettanto importante» è il richiamo «a un maggiore coordinamento delle attività di ricerca e soccorso nelle aree Sar, che prevede, come da tempo richiesto dall’Italia, un ruolo anche per gli Stati di bandiera». Il piano invita gli Stati membri a un maggior coordinamento, alla condivisione di informazioni e al punto 17 riconosce la «necessità di un quadro di riferimento e linee guida specifiche per le navi» attive nella ricerca e soccorso «in particolare alla luce degli sviluppi nel contesto europeo», ma da discutere «a livello di Organizzazione marittima internazionale». La premessa, per Johansson, è che «l’obbligo legale di soccorrere e di garantire la sicurezza della vita in mare è chiaro», tuttavia riconosce che «qui ci sono molte sfide: la situazione odierna delle navi private che operano in mare è uno scenario che manca ancora di sufficiente chiarezza». Frontex effettuerà una valutazione mirata della situazione nel Mediterraneo centrale per individuare le esigenze di un sostegno rafforzato attraverso operazioni congiunte. «Ma non è una nuova missione navale», ha precisato la commissaria Ue. Il piano è di fatto un «appello ad accelerare» le iniziative già sul tavolo, perché per Johansson «per garantire una soluzione sostenibile in grado di bilanciare solidarietà e responsabilità» è necessario adottare tutte le proposte legislative nell’ambito del Patto sulla migrazione e l’asilo prima della fine di questa legislatura. Ma già da due anni gli Stati membri discutono senza trovare l’intesa. 21 novembre 2022 (modifica il 22 novembre 2022 | 08:12) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-22 10:55:00, La commissaria europea agli Affari interni, Johansson: la situazione non è più sostenibile. Il ministro dell’Interno Piantedosi apre: «Soddisfatto», Francesca Basso