Migranti, i verbali choc: Nella stiva ammassati in più di 150, il motore è andato in fumo, gli scafisti scappati con un canotto

di Redazione Cronache

salito a 64 il numero delle vittime del naufragio a Steccato di Cutro. Dalle testimonianze dei superstiti, il racconto della partenza e dei concitati momenti prima dello schianto in mare: Facevamo a turno per respirare

Aumenta il numero delle vittime del naufragio di migranti avvenuto domenica scorsa a Steccato di Cutro, nel crotonese. All’alba di oggi i soccorritori hanno rinvenuto il corpo di un uomo sulla spiaggia di Steccato. Si tratta della vittima numero 64 della strage. Le ricerche andate avanti per tutta la notte procedono anche nella giornata di oggi.

Un turco e due pakistani

Intanto dai verbali emergono le testimonianze fatte dai superstiti agli investigatori che hanno permesso di individuare i tre presunti scafisti accusati di aver condotto dalla Turchia all’Italia, nonostante le condizioni proibitive del mare, il barcone carico di migranti. Si tratta di un cittadino turco e due pachistani, sospettati di aver chiesto a ciascun migrante, per il viaggio di morte, circa ottomila euro.

L’avaria dopo poche ore

Ecco come inizia il racconto di un uomo siriano raccolto dai carabinieri: Ho lasciato la Siria nel 2015 per raggiungere la Turchia dove ho vissuto per otto anni. Tramite Facebook ho contattato tale Abo Naser, palestinese conosciuto tramite un amico il quale ha organizzato questo viaggio. Continua il siriano: Iniziato il viaggio, dopo alcune ore la barca ha avuto una avaria ed il personale e l’equipaggio ha fatto arrivare una seconda imbarcazione sulla quale siamo risaliti (ma su questo particolare non c’ certezza ancora, ndr). L’uomo fa anche una descrizione di uno degli scafisti arrestati e tradotti ieri in carcere. La seconda imbarcazione arrivata con quattro persone a bordo ed era guidata da un turco e da un siriano. Ricordo che il siriano era di corporatura robusta ed era anche un meccanico. Poi c’era anche un altro turco che aveva un tatuaggio sullo zigomo destra che non guidava ma dava ordini a tutta l’imbarcazione. Mi sembrato una sorta di capo perch dava gli ordini agli altri. Poi c’erano due pakistani, uno che era quello che ha gestito lo spostamento da Izmir alla prima barca.

Lo schianto

Un’altra testimonianza mette a fuoco gli ultimi concitati momenti prima della tragedia. Circa quattro ore prima dell’urto della barca sceso nella stiva uno dei due pakistani e ci ha detto che dopo tre ore saremmo arrivati a destinazione. Lui si ripresentato un’ora prima dello schianto dicendoci di prendere i bagagli e prepararci a scendere che eravamo quasi arrivati. All’improvviso il motore ha iniziato a fare fumo, c’era tanto fumo e puzza di olio bruciato. La gente nella stiva iniziava a soffocare e a salire su. Ho fatto in tempo ad afferrare mio nipote e a salire in coperta dopo di che la barca si spezzata e l’acqua ha iniziato a entrare. Quando sono salito senza pi riscendere sotto c’erano circa 120 persone tra donne e bambini. A quel punto, gli investigatori gli chiedono cosa hanno fatto gli scafisti. Ecco la risposta: Ho visto che il siriano e due turchi hanno gonfiato un gommone e sono scappati. Non ho visto cosa ha fatto il turco con il tatuaggio sullo zigomo perch ho pensato di mettere in salvo mio nipote.

L’intervallo di tempo

Oltre alle 64 le vittime, tra cui una ventina di bambini, ci sarebbero ancora decine di dispersi. Ma cosa successo nell’intervallo di tempo, tra le 22.30 alle 4.10 di domenica? I migranti a bordo della Summer Love, questo il nome della barca, potevano essere salvati? quanto sta cercando di capire la Procura di Crotone che indaga sul naufragio (al momento le ipotesi di reato sono tre: omicidio colposo, naufragio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina). C’ un buco di circa sei ore, tra le 22.30 di sabato 25 febbraio alle 4.10 del mattino seguente, domenica 26 febbraio, quando una telefonata al 112, partita da un cellulare internazionale, segnala un naufragio a cento metri dalla costa di Steccato di Cutro (Crotone). Ecco la cronologia esatta del naufragio e dei mancati soccorsi, secondo alcuni dati riservati degli organi di soccorso consultati dall’Adnkronos. Nella telefonata delle 4.10 al 112 si sentono le voci concitate di richieste di aiuto dal barcone che stava affondando. I carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Crotone, guidati dal tenente Andrea Stallone, raggiungono subito la zona indicata, si gettano in acqua e riescono a salvare cinque migranti. Ma per tanti altri non c’era pi niente da fare.

L’allarme

Sono le 22.30 quando un aereo Frontex, l’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera, segnala la presenza di un barcone a 40 miglia dalle coste crotonesi e indica le coordinate. Fa anche sapere che a bordo c’ un telefono cellulare turco. Dunque, si tratta di una imbarcazione di migranti. Poco dopo la mezzanotte partono due mezzi della Guardia d finanza, la V5006 da Crotone e il pattugliatore Barabrese da Taranto. Ma il mare troppo agitato, forza 5 a tratti forza 6, e le motovedette delle Fiamme gialle rientrano. Le loro imbarcazioni non sono destinate ai salvataggi, ma da intercettazione, dunque sono equipaggiate adeguatamente. Verso le due un nuovo tentativo, anche questa volta vano. Mentre fino a quel momento le motovedette della Guardia costiera rimangono al porto.

Richieste d’informazioni dall’Europa

Stanno giungendo alla Questura di Crotone, un po’ da tutta l’Europa, richiesta di informazioni su vittime e superstiti del naufragio. Si tratta di familiari, parenti, amici delle vittime che sanno o ipotizzano che sul barcone ci fosse un loro caro e chiedono notizie per conoscerne le sorti. Una signora afghana che vive in Germania, temendo la presenza di un cugino 15enne e non sapendo come fare a contattare le autorit, si rivolta alla redazione di Berlino dell’Ansa inviando una foto del ragazzo ed una sua descrizione. Segnalazione che stata girata alle autorit.

28 febbraio 2023 (modifica il 28 febbraio 2023 | 12:31)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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