di Maurizio Porro
La sala aprì il 22 dicembre 1938 con la voce dei fratelli De Filippo in «Ditegli sempre sì» e «Natale in casa Cupiello. Da qui passarono anche Visconti e Wanda Osiris
Un’altra storica sala di Milano cessa l’attività. Dopo 84 anni di commedie, tragedie e passerelle, di Ruggeri e Wanda Osiris, di Visconti e Josephine Baker, di Totò e Mastroianni, il Nuovo di piazza San Babila, pilastro della trinità del teatro privato con l’Odeon (già defunto da tempo) e il Manzoni che festeggia gloriosamente i suoi 150 anni, chiude per sempre i battenti a favore di piaceri gastronomici. Il centro storico si fa sempre più povero, desertificato la sera e colpisce l’indifferenza generale, nessuna voce di sostegno, né pubblica né privata, per la sala che aprì il 22 dicembre 1938 con la voce dei fratelli De Filippo in «Ditegli sempre sì» e «Natale in casa Cupiello»: 23 testi in 40 giorni, 25 lire la poltrona e sei lire i posti in piedi. E contemporaneamente cessa la sua attività a fine anno anche il Teatro I, Conca dei Navigli, sala, come si dice, «off», da 18 anni centro di ricerca e riflessione su nuove tendenze; anche in questa occasione è un addio silenzioso, nonostante il direttore Renzo Martinelli abbia fatto ascoltare molte voci, da Bernhard a Testori, nella mini sala da 80 posti, lanciando un’attrice come Federica Fracassi.
Siamo più poveri, in un momento in cui il cinema è in crisi storica ma il teatro invece raccoglie molto pubblico, dal Piccolo al Parenti all’Elfo. Certo che la chiusura del Nuovo, da tempo temuta è un colpo al cuore per chi pensa che la tradizione culturale di una città sia la somma delle sue memorie. Guardando in flash back si deve ringraziare Remigio Paone, amico di Pirandello, che del Nuovo (fu lui a scegliere il nome al posto di «Amba Aradàm») fu produttore e direttore fino alla morte nel 1977: durante il suo «regno», con la sigla Errepì, la sala sotterranea di mille posti, ebbe prime storiche e tempestose come quella di «Piccola città» di Thornton Wilder e poi nel ’61 quell’unica recita dell’ «Arialda» di Testori che fece scattare denunce per produttore, attori, regista (Visconti).
Paone era già stato arrestato come antifascista e perché aveva ospitato «L’opera da tre soldi», andò a Roma clandestino fino al ’45. Ma poi per il Nuovo è un festival di grandi spettacoli, di risate e silenzi, di pensieri e sorrisi, il divertimento ha molte facce, da Rascel all’Amleto. Quindi ecco le grandi scale della Wanda ma anche De Sica (prima Vittorio poi Christian) e Besozzi, la Merlini, Ricci, la serata d’onore di Ruggeri, il «Carosello napoletano» di Giannini, la Gramatica, Tofano, Zacconi, Proclemer e Albertazzi, la Borboni, Tognazzi e Walter Chiari, Billi e Riva, la Masiero, i Giovani De Lullo-Falk-Guarnieri-Valli, Macario, Cervi-Cyrano, l’ultima rivista di Totò, l’ultima «Lupa» della Magnani, Morelli-Stoppa, Rascel, Carmelo Bene, Franca Valeri, Delia Scala fair lady, l’impero di Garinei e Giovannini.
Un mondo. Oltre a ospiti vip, da Armstrong alla Baker, da Yves Montand a Belafonte e Chevalier. Furono, a parte la parentesi bellica col teatro attivo a metà, anni magnifici di scoperte. Dal ’77 al 2004 le redini furono prese da Franco Ghizzo, industriale ed impresario innamorato del teatro, per cui era disposto a tutto ospitando serate storiche con Liza Minnelli, Jerry Lewis, Julio Iglesias e producendo musical come «Barnum» con Ranieri, «Stanno suonando la nostra canzone» con Proietti e Goggi. Al Nuovo arrivano Dorelli, Mariangela Melato, il trio Marchesini-Solenghi-Lopez, Gassmann e il mitico «Grease» che proprio su questo palcoscenico prese il via il 4 marzo 1997 con Ingrassia e Cuccarini, bullo e pupa, ed ancora viaggia per l’Italia. E i musical della Rancia di Marconi e di Piparo, l’ultima recita di Mastroianni, «Un americano a Parigi», «Full monty», «Jesus Christ super star», Cochi e Renato, Gianrico Tedeschi, Glauco Mauri e la Falk, un altro pezzo di teatro autentico, compresi i Legnanesi d.o.c.
Dopo la morte di Ghizzo nel 2004 la direzione passò alla moglie Gemma che lo sostenne con bravura, passione e costanza fino al 2013 quando passò alla gestione di Lorenzo Vitali, ed è purtroppo l’ultimo atto, anche il più discusso e incerto, senza prosa, basato solo su musical («Hairspray», «La famiglia Addams», «Jersey boys» sul gruppo Four seasons e «I love you baby», «Spamalot» con Elio re Artù) senza i nomi altisonanti d’un tempo, lo spirito era diverso ed anche ciò che il panorama offriva. A volte partecipazioni come Elio, Ingrassia, e il compianto Frattini, ma anche alcune scorciatoie verso il music hall estivo con tavolini, mostre, e show di fantasisti dei genitali, insomma chiari sintomi di decadenza.
L’ultimo spettacolo fu con Maurizio Colombi a Capodanno del 2021 ma il teatro era già chiuso per Covid, inattivo da due anni. Ed ora, con grande tristezza, lo sarà per sempre.
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Milano e della Lombardia iscriviti gratis alla newsletter di Corriere Milano. Arriva ogni sabato nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.
15 ottobre 2022 (modifica il 15 ottobre 2022 | 07:53)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-10-15 12:35:00, La sala aprì il 22 dicembre 1938 con la voce dei fratelli De Filippo in «Ditegli sempre sì» e «Natale in casa Cupiello. Da qui passarono anche Visconti e Wanda Osiris, Maurizio Porro