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Milano, l’hotel Michelangelo sarà demolito: al suo posto  un grattacielo di 94 metri

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di Giacomo Valtolina

Stazione Centrale Milano, l’hotel usato per le quarantene sostituito da una torre per uffici. Nel piano di Finleonardo con gli architetti Park anche il restyling di piazza Luigi di Savoia con l’oasi per bambini

Per oltre mezzo secolo è stato un approdo sicuro per viaggiatori e conferenzieri in arrivo alla stazione Centrale, prima di diventare il simbolo della «Milano pandemica» degli ultimi anni, con fotografi influencer e musicisti saliti fino in vetta per diffondere note di speranza su una città ferita, trincerata tra case e balconi, soffiando dalla tromba appassionate versioni di «Oh mia bèla Madunina», flauto magico di solidarietà diventato virale on (e off) line. Adesso l’hotel Michelangelo, primo albergo Covid della città in piazza Luigi di Savoia, civico 6, all’angolo con via Scarlatti, imbocca il viale del tramonto, in un piano di dismissione già immaginato prima della parentesi emergenziale con le quarantene gestite dall’Emergenza urgenza regionale (Areu), prologo di un progetto immobiliare ex novo con orizzonte temporale fissato per l’inizio dei Giochi olimpici Milano-Cortina del 2026.

La trasformazione

L’attuale edificio di 17 piani e circa 300 camere — costruito a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta con le facciate in klinker color mattone — verrà demolito nei prossimi mesi al termine delle operazioni di bonifica. Al suo posto sarà costruita una nuova torre, futuro panoramico «landmark» del quartiere, con una facciata vetrata composta da elementi a cuspide, che alterneranno opacità e trasparenze. L’edificio si arrampicherà fino a quota 94 metri — circa un terzo in più rispetto agli attuali 60 metri — quasi a raggiungere il vicino Pirellone (alto 127 metri) o la vetta della Madonnina in cima al Duomo (108 metri), per secoli insuperabile tetto della città, mentre oggi sono gli stessi piani regolatori a sancire un accerchiamento nello skyline. Una «svolta verticale» urbanistica con il duplice intento di crescere verso l’alto e, contestualmente, liberare suolo a terra. Una filosofia che si declina anche nelle opere accessorie richieste agli sviluppatori: gli oneri a scomputo, chiavistello pubblico-privato per riqualificare spazi pubblici collegandoli ai piani d’intervento.

Gli oneri urbanistici

Opere che nel caso specifico dell’hotel Michelangelo — di proprietà del gruppo immobiliare Finleonardo — riguarderanno la riqualificazione di un’area delicata e a forte rischio degrado: piazza Luigi di Savoia, nella sua porzione Nord, tra i posteggi dei taxi, i giardinetti-quartier generale dei rider delle consegne a domicilio e le promenade appena riprogettate attorno alla Centrale nell’ambito del piano pensato da Grandi Stazioni con il Comune per rendere meno ostile uno snodo cardine della città, riallacciandolo alla vita quotidiana dei milanesi tra dehors dei ristoranti e iniziative di successo e richiamo come il Mercato Centrale. Nella piazza in questione, Finleonardo ha peraltro già partecipato all’intervento per l’area giochi chiamata «Giardino delle bambine e dei bambini di tutto il mondo», fornendo pavimentazione anti-trauma in gomma riciclata, panchine di legno e un set di giochi per i piccoli (fino ai 12 anni) come piramidi per arrampicate, altalene, eccetera, e guadagnandosi il plauso «per la generosità» da Palazzo Marino, dopo aver messo a disposizione i propri spazi per i malati di Covid-19.

I protagonisti

Leggendo i cartelli di cantiere affisso lungo le cesate, si scopre che il progetto immobiliare (attraverso la società Michelangelo srl) è stato affidato agli architetti milanesi dello studio Park associati, già artefici del piano di fattibilità originario del 2020, oltre che attuali protagonisti di importanti progetti di riqualificazione cittadina (come il nodo Bovisa «Molecola», nell’ambito del virtuoso concorso internazionale Reinventing cities, l’hub digitale di Luxottica in via Tortona e l’immobile ex Sip «P35» tra via Pirelli e Melchiorre Gioia sviluppato per Coima insieme con lo studio norvegese Snøhetta). Le forme della nuova torre saranno presentate alla città i primi giorni di maggio, con i rendering di un edificio che crescerà sì in alto — a causa dell’ampliamento degli spazi interni secondo gli standard adattati alla destinazione d’uso uffici — ma senza bonus volumetrici, andando a concorrere a un’offerta immobiliare cittadina talmente carente di edifici di nuova generazione (case e uffici), da non riuscire ad evadere l’eccesso di domanda, con conseguente aumento dei prezzi.

Il cantiere e l’indotto

Il cambio di funzione dalla ricettività agli uffici non è stato indolore, con strascichi sindacali riguardanti la procedura di licenziamento dei dipendenti dell’albergo, arrivati a protestare, negli scorsi mesi, fin sotto a Palazzo Marino. Dei circa 110 lavoratori della struttura, a oggi, una 90ina ha siglato l’accordo, mentre per i restanti 20 proseguono le trattative con la proprietà. Si stima infine che saranno circa 500 gli operai impegnati in cantiere per un progetto che, a regime, prevede oltre 2mila postazioni di lavoro, con ripercussioni per l’intera zona, e che sarà realizzato secondo moderni standard tecnologici ed energetici.

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13 aprile 2022 (modifica il 13 aprile 2022 | 08:26)

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, 2022-04-13 06:26:00, Stazione Centrale Milano, l’hotel usato per le quarantene sostituito da una torre per uffici. Nel piano di Finleonardo con gli architetti Park anche il restyling di piazza Luigi di Savoia con l’oasi per bambini, gvaltolina@corriere.it

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