Milano Vettabbia, agricoltura biologica sul terreno del Comune inquinato con il piombo: la bonifica fantasma

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di Elisabetta Andreis e Gianni Santucci

L’area alla periferia Sud di Milano affittata dal Comune all’azienda agricola Cascinet. Nel 2020 le analisi sulla contaminazione dell’area. Le procedure di caratterizzazione del suolo e bonifica non sono mai partite: «Inerzia e indifferenza»

Il dubbio che una vasta area di terreno pubblico, vicina a quella oggetto di un progetto europeo da milioni di euro, sia contaminata. È cominciata così: con il timore per i prodotti bio coltivati in quella zona. Una delle aziende agricole, per senso di responsabilità, ha fatto analisi a tappeto su una porzione di terreno, e ha avuto la conferma: contaminazione da metalli pesanti, nello specifico piombo. Inquinamento storico. Siamo nel febbraio 2020, l’area interessata è quella intorno alla Vettabbia, Milano Sud. I terreni sono di proprietà del Comune, concessi in affitto all’azienda agricola «Cascinet».

Le analisi sul terreno e il rimpallo di responsabilità

A sua volta «Cascinet» ha un contratto di rete con l’azienda agricola «La Vitalba», che in una parte dei terreni svolge attività agricola biologica e in due anni ha coinvolto trecento sostenitori, di cui circa sessanta partecipano anche ai lavori, oltre ad acquistare regolarmente i prodotti del campo. È «La Vitalba» che ha condotto le analisi sul terreno. Prove di laboratorio alla mano, e in qualche modo «contro» il proprio interesse, i titolari dell’azienda chiedono a quel punto al Comune di procedere con una caratterizzazione del suolo ad ampio raggio e relativa, eventuale bonifica. Un anno dopo, Palazzo Marino segnala la potenziale contaminazione dell’area e si rivolge alla Città Metropolitana. Dopo una lunga istruttoria, quest’ultima conferma che si tratta con ogni probabilità di una contaminazione storica e decreta che il compito spetta al Comune (e Arpa conferma: il Comune è il responsabile della obbligatoria caratterizzazione dei terreni ed eventuale bonifica). Però, ad oggi, a distanza di quasi due anni, nulla s’è mosso.

Il progetto europeo Open Agri

Eppure c’è il rischio concreto che l’inquinamento si estenda a una vasta area, da Casa Chiaravalle, ai terreni su cui è stato realizzato il progetto europeo Open Agri (6 milioni di euro per la coltivazioni bio, con «Cascinet»). Per quest’ultimo in particolare il terreno è stato «certificato» dall’Università Statale (ma le verifiche richieste dal Comune erano limitate alla sola potenziale fertilità dei terreni, trascurando gli inquinanti, «anche se Palazzo Marino sapeva già del rischio contaminazione», dicono i residenti). Riflette l’avvocato Veronica Dini, legale dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica Lombardia (Aiab) e dei consumatori che hanno agito in giudizio contro il Comune: «Siamo molto preoccupati per l’inerzia e l’indifferenza del Comune di fronte a un rischio ambientale e sanitario che interessa un’area molto vasta del territorio agricolo cittadino. Dopo aver saputo, nel febbraio 2020, che nei terreni di via Vettabbia erano state rilevate tracce significative di metalli pesanti e averlo formalmente confermato agli enti competenti nell’aprile 2021, ad oggi, il Comune non ha avviato neppure la caratterizzazione delle aree. Eppure, Città Metropolitana ha certificato che si tratta, con ogni probabilità, di inquinamento storico e che spetta proprio al Comune intervenire. Spiace anche che CasciNet e l’università si ostinino a proporre progetti su quelle aree, come se nulla fosse».

La foresta galleggiante di Stefano Boeri

Le stesse aree che dovrebbero (o avrebbero dovuto ospitare) la Floating Forest, una delle installazioni più iconiche della Design Week 2022, la foresta galleggiante sulla Darsena progettata dall’architetto Stefano Boeri in collaborazione con Timberland. Proprio quel piccolo patrimonio di biodiversità dovrebbe essere trasferito per contribuire alla rigenerazione del Parco della Vettabbia. Ma secondo alcune informazioni, con l’emersione dei dati sulla contaminazione, il trasferimento della Floating Forest alla Vettabbia sarebbe finito in stand-by. La situazione appare paradossale. Il Comune ha da poco rinnovato i contratti con gli agricoltori presenti in zona, pur in assenza di una preventiva caratterizzazione. «La Vitalba», sempre per responsabilità, coltiva un terzo di ciò che potrebbe (ad esempio, evita l’insalata) e ha dovuto a proprie spese «sopraelevare» tutte le coltivazioni per proteggerle, mentre a Casa Chiaravalle si è deciso di optare per maneggi e cavalli, senza bonificare, invece che per coltivazioni.

La causa di Aiab e consumatori contro il Comune

In questo contesto, Aiab e alcuni consumatori hanno avviato un causa contro il Comune per rivendicare il diritto alla salute e all’ambiente, oltre che il risarcimento dei danni di immagine per l’associazione biologica e lo hanno fatto presentando un atto di intervento all’interno del processo civile per risarcimento danni intentato da «La Vitalba» contro il Comune e Cascinet, lamentando la contaminazione dei terreni concessi in uso e i connessi danni commerciali. I cittadini contestano la prosecuzione di attività sui terreni nonostante Citta metropolitana e Commissione ambiente della Regione raccomandino di procedere alla caratterizzazione. «I cittadini agiranno per difendere il diritto alla salute pubblica e alla tutela dell’ambiente — dicono gli avvocati Dini e Saltalamacchia (che assiste La Vitalba) — In particolare le attività di Cascinet si concentrano nella forestazione: va da sé, tuttavia, che qualora si rendesse necessaria una bonifica, anche con sistemi di fitodepurazione, il tipo e il numero di piante andrebbe concordato con gli enti in funzione del risultato da ottenere, nell’ambito di un preciso e trasparente piano di bonifica».

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13 giugno 2022 (modifica il 13 giugno 2022 | 07:35)

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, 2022-06-13 11:36:00, L’area alla periferia Sud di Milano affittata dal Comune all’azienda agricola Cascinet. Nel 2020 le analisi sulla contaminazione dell’area. Le procedure di caratterizzazione del suolo e bonifica non sono mai partite: «Inerzia e indifferenza», Elisabetta Andreis e Gianni Santucci

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