Miriam Ciobanu, morta a 22 anni in un incidente a Pieve del Grappa. Il fidanzato: «Avevamo litigato, ora mi sento svuotato»

Miriam Ciobanu, morta a 22 anni in un incidente a Pieve del Grappa. Il fidanzato: «Avevamo litigato, ora mi sento svuotato»

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di Riccardo Bruno e Andrea Priante

Miriam Ciobanu stava tornando a casa da sola a piedi. La madre della ragazza: «Perdono l’investitore. Vivere nell’odio, covando rancore, non me la riporterebbe indietro»

Miriam Ciobanu aveva 22 anni. Chi l’ha investita e uccisa, Alessandro Giovanardi, ne ha uno in più. Lei, nella notte tra lunedì e martedì, camminava da sola al buio lungo la provinciale che attraversa Paderno, una frazione di Pieve del Grappa, nel Trevigiano. Aveva litigato con il fidanzato e aveva deciso di tornare a casa a piedi. Lui invece rientrava a San Zenone dopo una festa di Halloween. Come hanno appurato i carabinieri della Compagnia di Castelfranco Veneto, era ubriaco (tasso alcolemico a 1,5, tre volte oltre il limite consentito) e aveva assunto stupefacenti.

L’impatto alle 4.30 è stato violentissimo. Gli abitanti della zona sono stati svegliati dal boato. «È stata come una bomba» hanno testimoniato. L’auto ha il lato frontale sinistro distrutto, il parabrezza in frantumi, come se fosse finita contro un palo e non contro una ragazza. Sull’asfalto i segni di una frenata molto lunga, che fanno ipotizzare ai militari dell’Arma, coordinati dalla pm Mara Giovanna De Donà della Procura di Treviso, che la vettura in quel momento corresse ad alta velocità. Giovanardi, un lavoro da operaio, rimasto ferito e che i testimoni hanno sentito piangere, è stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale aggravato. «Me la sono trovata davanti all’improvviso», ha ripetuto agli inquirenti.

Mirian Ciobanu era nata a Tolmezzo da genitori adesso separati di origine romena e si era trasferita a Fonte, in provincia di Treviso. Viveva con il padre, che lunedì notte lei aveva chiamato intorno alle 3 per farsi venire a prendere. Ma lui dormiva e non ha sentito il telefono. I social raccontano di una ragazza dai profondi occhi blu e dai mille interessi. Citava scrittori come Luigi Pirandello e Zadie Smith, si appassionava per i viaggi, testimoniava il suo impegno per i diritti delle donne e delle coppie omosessuali, s’indignava per una messa di ringraziamento organizzata dalla parrocchia dopo il blocco del disegno di legge Zan .

Si era iscritta a Psicologia, ma aveva deciso di cambiare e iscriversi al corso di Criminologia a Padova. Intanto si dava da fare con qualche lavoretto, come barista in un locale dove aveva conosciuto il fidanzato diciannovenne, con cui era legata da poco più di un mese. Lui adesso si dispera: «Mi sento come svuotato dentro». Spiega che avevano passato la serata in pizzeria e che lei voleva rimanere in zona, come se avesse un presentimento: «Mi ha detto: ci sono in giro troppi ubriachi, non c’è da fidarsi». Poi però avevano litigato e lei aveva deciso di andare via. «Ho provato in tutti i modi a convincerla a restare, l’ho pure seguita in auto assieme a mio fratello, ho insistito perché tornasse indietro», dice il fidanzato che in questi giorni non può guidare e si muove con le stampelle dopo un incidente. Poi i due fratelli si sono allontanati per andare «a prendere le sigarette, sperando che nel frattempo si calmasse. Ma quando siamo tornati lei non c’era più. Ho pensato che si fosse fatta venire a prendere da qualcuno».

Solo la mattina il fidanzato ha saputo dal padre della ragazza cos’era successo. E ora teme la gogna partita sui social: «Ho ricevuto minacce di morte: c’è chi dà la colpa a me per ciò che è accaduto». Adriana, la madre della ragazza, invece sorprende tutti quando dice «perdono chi ha ucciso mia figlia». Ragiona con lucidità: «Vivere nell’odio, covando rancore, non riporterebbe indietro la mia “tata”. In fondo quel ragazzo la sua vita se l’è già rovinata con le sue stesse mani».

2 novembre 2022 (modifica il 2 novembre 2022 | 08:23)

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, 2022-11-02 07:30:00, Miriam Ciobanu stava tornando a casa da sola a piedi. La madre della ragazza: «Perdono l’investitore. Vivere nell’odio, covando rancore, non me la riporterebbe indietro», Riccardo Bruno e Andrea Priante

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