di Paolo Valentino
I missili caduti sulla Polonia danno corpo al rischio temuto da tutti: che un errore faccia precipitare gli eventi. Il nodo dell’articolo 5 del Trattato dell’Alleanza atlantica
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — Dice la prima legge di Murphy che se una cosa può andar male, lo farà. È esattamente quello che è accaduto ieri sera a Przewodòw, il villaggio polacco al confine con l’Ucraina, dove due missili, forse russi ma non è ancora provato, sono caduti colpendo un impianto per la lavorazione delle granaglie e uccidendo due persone.
L’esplosione ha coinciso con uno dei più massicci attacchi dell’armata russa dall’inizio della guerra contro l’Ucraina, colpita in un solo giorno da oltre cento missili mirati soprattutto a distruggere la rete elettrica del Paese.
La Polonia ha immediatamente convocato nella notte il suo consiglio per la Sicurezza nazionale e la Difesa. I tre Paesi baltici — Lettonia, Lituania, Estonia — hanno subito espresso solidarietà con Varsavia e puntato il dito contro Mosca. Il governo americano ha reagito con prudenza, dicendo di voler verificare tutte le informazioni: dal G20 Biden dice che è improbabile che i missili di fabbricazione russa che hanno ucciso due persone in Polonia siano stati sparati dalla Russia. Ma la Casa Bianca ha precisato anche che gli Stati Uniti sarebbero pronti a «difendere ogni pollice di territorio della Nato». La presidente del Consiglio Meloni, si legge in una nota, manifesta una «fortissima apprensione e preoccupazione per quanto accaduto in Polonia» ed esprime solidarietà al governo e al popolo polacco». Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sottolinea che «è possibile che si tratti di un errore tecnico».
Mentre da Mosca, il ministero degli Esteri e quello della Difesa hanno parlato di «provocazione per rendere più tesa la situazione», precisando che «nessun obiettivo nelle vicinanze del confine polacco-ucraino è stato colpito da armi russe».
I missili caduti sono degli S-300, che non brillano per precisione e sono in dotazione sia ai russi che agli ucraini. Che siano stati lanciati dai primi, come appare più verosimile, oppure dalle truppe ucraine per neutralizzare quelli nemici in avvicinamento, molto probabilmente si è comunque trattato di un errore.
Ma è proprio questo il punto.
È da mesi che viene denunciato il rischio di una situazione che sfugge di mano, il pericolo di un incidente non voluto che innesca una spirale militare allargando il conflitto fino a coinvolgere un Paese della Nato.
Fra le possibilità erano state citate quella di una centrale nucleare colpita per errore, di un convoglio di forniture d’armi a Kiev bombardato al confine con la Polonia, o appunto di un missile fuori rotta in caduta sul territorio della Polonia, che è appunto membro dell’Alleanza.
Ed erano stati questi timori a spingere gli alti comandi militari di Russia e Stati Uniti a riaprire nei mesi scorsi un canale di comunicazione, teso a scongiurare questa eventualità. Il ricordo della crisi dei missili a Cuba del 1962, quando Usa e Urss danzarono sul ciglio dell’abisso nucleare, prima di fare un passo indietro e chiudere la partita, è ancora vivo e serve da monito. Ora l’incidente c’è stato. Ed è bene tenere la mente molto fredda, cercando di accertare con precisione ogni circostanza.
Cosa può succedere non è chiaro. Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, ha subito accusato Mosca e ha parlato di «attacco alla sicurezza collettiva», quasi a voler evocare il meccanismo dell’articolo 5 del Trattato del Patto atlantico, che definisce un attacco a uno dei Paesi membri un attacco all’intera alleanza. Ma prima di avere prove certe, farà bene la Nato a muoversi con cautela.
In realtà, secondo gli esperti, nel caso non vi sia certezza che un attacco sia stato deliberato o frutto di errore, esiste un’altra procedura, quella prevista dall’articolo 4, in base al quale un Paese che si senta minacciato (in questo caso la Polonia) chiede immediate consultazioni nel quadro del Consiglio atlantico.
Anche Varsavia sta mostrando la necessaria prudenza: il portavoce del governo Piotr Müller ha messo in guardia dal diffondere informazioni non provate.
16 novembre 2022 (modifica il 16 novembre 2022 | 08:17)
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, 2022-11-16 07:31:00, I missili caduti sulla Polonia danno corpo al rischio temuto da tutti: che un errore faccia precipitare gli eventi. Il nodo dell’articolo 5 del Trattato dell’Alleanza atlantica, Paolo Valentino