Mitchell: ho creato un musicalper lottare contro i pregiudizi

di Laura Zangarini

Arriva a Milano «Rewind», show italiano ispirato a «Broadway Bares»

Ha i colori dell’arcobaleno e della festa Rewind, lo spettacolo che Italy Bares presenta il 12 maggio al Teatro Repower di Milano. In scena 7 coreografi e oltre 80 tra i migliori performer insieme a grandi ospiti come Filippo Timi e Malika Ayane, che prenderanno parte allo show. Costola del più ampio progetto Broadway Bares, creato nel 1992 dal regista americano Jerry Mitchell, Italy Bares nasce per sostenere le attività di ricerca sull’Hiv di Anlaids, cui sarà devoluto l’incasso della serata.

«Non mi aspettavo il successo di questa mia iniziativa — racconta Mitchell, autore di spettacoli culto come Kinky Boots e Pretty Woman —, nata nel 1992 in risposta alla tremenda scia di morti causata negli anni 80 dall’Aids, tra cui anche amici e compagni del college. Volevo dare il mio contributo, ma servivano molti soldi». All’epoca, Mitchell era un ballerino e coreografo piuttosto quotato a Broadway. «Danzavo nel musical The Will Roger Follies, il mio era il numero di apertura, mi esibivo con un grande copricapo indiano in testa, nudo a parte un perizoma. Era Broadway! Ogni sera ricevevo biglietti di ammirazione, Valentino, lo stilista, mi fece recapitare un regalo in camerino. Ebbi l’intuizione che quel tipo di esibizione potesse essere un ottimo modo per raccogliere fondi. Coinvolsi sei amici nel progetto iniziale, la seconda edizione di Broadway Bares arruolò anche le donne. Una comunità che si è poi allargata a trans, persone con disabilità fisica, etnie da tutto il mondo».

I progressi della ricerca scientifica e gli antiretrovirali hanno reso possibile una buona qualità della vita ai malati. Tuttavia, assicura Mitchell, «negli Usa è ancora molto forte lo stigma verso la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita. Stiamo ancora lottando per far passare il messaggio che l’infezione da Hiv debba essere vista come una malattia simile al cancro, con cui le persone possono convivere per anni». Durante la pandemia, Mitchell, come tutti, ha trascorso in casa i mesi del lockdown. Un periodo durante cui, attraverso i social, ha sostenuto e supportato gli artisti costretti a fermarsi col lavoro. «Ho ereditato dalla mia famiglia, originaria di Palermo, un forte senso di comunità. Mio nonno arrivò in America a 13 anni. Con mio zio Dominic hanno lavorato sodo per costruirsi un futuro, prima avviando un business nel settore del vino in Michigan, poi passando alla ristorazione, infine, alla produzione di salse per la pasta ai formaggi. È stato lui a insegnarmi il valore del denaro, se gli chiedevo soldi me li dava, in cambio di piccoli lavoretti. Con le sue attività ha comprato centinaia di ettari di terreno, li ha venduti a parenti e amici al prezzo simbolico di 1 dollaro, perché potessero costruirsi una casa. Un intero quartiere oggi porta il suo nome. Ho bisogno di una comunità per esprimermi al meglio, Broadway Bares ne è la prova».

Trai suoi show, il prediletto è Kinky Boots , vincitore di sette Tony Awards, tra cui miglior musical. La protagonista, Lola, una drag queen, «trasmette un messaggio di accettazione di sé stessi, solo così si può accogliere l’altro». Ora Mitchell guarda al futuro: «Sto lavorando a cinque grossi progetti — spiega —, in particolare un nuovo musical per Broadway basato sul personaggio dei cartoni animati Betty Boop, e un film musicale prodotto da Warner Bros. e Skydance con la colonna sonora di Barry Manilow. Poi metterò mano a uno spettacolo basato su Burlesque, il film con Cher e Christina Aguilera, e a due libri che vorrei trasporre in show musicali».

5 maggio 2022 (modifica il 7 maggio 2022 | 21:23)

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