Modalità dinserimento degli alunni neo-arrivati in Italia nella scuola Secondaria: in allegato un modello di PdP per la scuola Superiore

Modalità dinserimento degli alunni neo-arrivati in Italia nella scuola Secondaria: in allegato un modello di PdP per la scuola Superiore

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Dicevamo in un nostro precedente contributo come la realtà dell’adozione (Legge del 4 maggio 1983, n. 184 – Diritto del minore a una famiglia) è da tempo ampiamente diffusa nella nostra cultura e nel nostro Paese. In Italia sono stati adottati migliaia di bambini con l’adozione internazionale. Quindi, anche la presenza dei minori adottati nelle scuole italiane è divenuta un fenomeno numericamente rilevante e pedagogicamente impegnativo e di rilievo. La condizione adottiva non ha e non può assolutamente prevedere un’uniformità di situazioni, e dunque di bisogni, e che i bambini e i ragazzi adottati possono essere portatori di condizioni di per se stesso differenti, che possono andare da un estremo di alta problematicità ad un altro di pieno e positivo adattamento. Ma quali modalità di inserimento prevedere per gli alunni neo-arrivati in Italia nella scuola secondaria?

Le modalità di inserimento

Il documento allegato alle “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio delle alunne e degli alunni che sono stati adottati – 2023” (prot.AOOGABMI n.5 del 28.03.2023), documento al quale, più volte, stiamo facendo riferimento, in riferimento alla scuola secondaria prevede che “è auspicabile inserire nel gruppo classe un alunno adottato non prima di quattro/sei settimane dal suo arrivo in Italia. Sono da evidenziare alcune possibili criticità. Gli anni passati prima dell’adozione e i ricordi legati alla vita precedente fanno sì che questi alunni possano dover confrontarsi con l’alterità ancor più di quanto non debbano fare gli alunni che sono stati adottati in età inferiore. Inoltre, ragazzi di questa fascia di età vogliono generalmente essere come gli altri, mimetizzarsi con loro, alla ricerca di quell’identità di gruppo condivisa che permette il passaggio e l’evoluzione verso il riconoscimento del sé personale”.

Il confronto con l’alterità e il cammino di apprendimento e di “rinascita”

Risulta di grande impatto la nota esplicativa che il Ministero dell’Istruzione e del Merito prevde a proposito del termine “Alterità”. Scrive il MIM “Sebbene le loro radici culturali sembrino, a volte, essersi confuse in quel terremoto emotivo che è stata la transizione adottiva, le relazioni distanti e perdute e quelle presenti (si fa riferimento agli eventi e agli attaccamenti del periodo prima dell’adozione e quelli affrontati ed incontrati con l’inserimento nella famiglia adottiva) devono trovare punti e luoghi di incontro che contengano il “qui ed ora” e il “là ed allora” in una logica di connessione. La scuola può essere uno snodo rilevante per un alunno, in questa fascia di età, che è alle prese con emozioni ambivalenti perché sta ri-costruendo legami affettivi con il nucleo famigliare tra affidamento e timori; vuole intrecciare relazioni con i pari, ma ne ha paura; ha un passato spesso segnato da sofferenze e solitudini affettive e un presente carico di nuove sfide. Lo smarrimento e la vulnerabilità iniziali, talvolta evidenti, devono essere riconosciuti e supportati. La scuola può così contribuire ad inaugurare quel cammino di apprendimento e di “rinascita” che Cyrulnik definisce efficacemente neo-sviluppo resiliente e gli insegnanti e gli educatori possono diventare “tutori di resilienza”, capaci di quell’ascolto empatico che si traduce in azioni e proposte di compiti (con un’attenzione particolare agli ambiti disciplinari che danno gratificazione) adeguati allo sviluppo del minore”.

L’importanza delle informazioni sul pregresso degli alunni neo-arrivati

L’Allegato 2 delle “Linee di indirizzo” puntualizza, e a buona ragione, che risulta essere “indispensabile che i docenti posseggano le opportune informazioni sulla storia pregressa all’adozione, al fine di disporre di notizie relative alle abitudini ed eventuali relazioni passate. Questa conoscenza è un processo dinamico e continuativo, che richiede confronti assidui con la famiglia adottiva. Inizialmente quindi, proprio per agevolare la conoscenza, i momenti di permanenza in aula possono, dover essere più finalizzati ad agevolare la socializzazione e la partecipazione degli alunni alla vita di classe, da alternare, se possibile, con momenti di lavoro individuale o in piccoli gruppi dedicati all’alfabetizzazione e all’apprendimento del nuovo codice linguistico senza tuttavia trascurare del tutto la riflessione metalinguistica”.

L’inserimento provvisorio

A tal riguardo l’alunno potrebbe essere inserito provvisoriamente nella classe di competenza per età, o nella classe inferiore rispetto a quella che gli spetterebbe in base all’età anagrafica, in attesa di raccogliere gli elementi utili a valutare:

  • le sue capacità relazionali
  • la sua velocità di apprendimento della lingua italiana
  • le competenze specifiche e disciplinari.

L’assegnazione dell’alunno alla classe definitiva

L’esperienza indica come, conclude l’allegato 2 delle “Linee di Indirizzo” a proposito della scuola secondaria, solo dopo “sei/otto settimane dall’inserimento, i docenti siano in grado di raccogliere le informazioni necessarie per l’assegnazione dell’alunno alla classe definitiva. Nel caso della presenza nella scuola di più sezioni di una stessa classe, è auspicabile che la scelta ricada su quella meno numerosa. È auspicabile anche che la programmazione didattica della classe definitiva di accoglienza dell’alunno/dell’alunna venga rivisitata, nelle prime settimane, per favorire un inserimento adeguato, privilegiando momenti di maggiore aggregazione fra alunni attraverso i quali veicolare i concetti di accettazione e rispetto della diversità e quelli, eventualmente con modalità di gruppo e di laboratorio, della musica, dell’arte, e della tecnica. Nella prima fase di frequentazione a scuola, i docenti potranno avere bisogno di impegnarsi nell’individuare la migliore e più idonea modalità di approccio con l’alunno, prima ancora di verificarne le competenze e gli apprendimenti pregressi, elementi da cui non si può certamente prescindere ai fini di una opportuna programmazione didattica da esprimere, solo se necessario, in un PDP aderente agli effettivi bisogni dell’alunno”.

Un esempio di PDP per la scuola secondaria di II grado

L’allegato PDP è un utile strumento operativo per la scuola Secondaria di II grado. È stato elaborato Istituto Omnicomprensivo “Dante Alighieri” di Nocera Umbra (PG), diretto con grande competenza e professionalità dal DS Prof. Leano Garofoletti. Il PDP premette che il documento è “a puro scopo esemplificativo quindi, da riadattare in base all’alunno”. Ottima scelta, però, che prendiamo come esempio di “Buona scuola”.

PDP ALUNNI STRANIERI PRIMARIA

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