di Ruggiero Corcella
In campo chirurgico, l’utilizzo integrato della realtà virtuale e di modelli fisici di organi tridimensionali comporta la riduzione dei tempi in sala e meno problemi per i pazienti
Una copia perfetta del vostro rene, del polmone, del cuore o di qualunque altra parte del corpo: la potete tenere in mano, oppure osservarla nei minimi dettagli su un pc e addirittura addentrarvi all’interno attraverso un visore. Immaginazione? No, oggi è del tutto possibile grazie alla stampa 3D e alla realtà virtuale (VR). A Milano, l’Università Statale è all’avanguardia in questo tipo di innovazione grazie al progetto Printmed-3D, finanziato da Regione Lombardia. Presso il campus di Città Studi è attiva una piattaforma multidisciplinare per lo sviluppo e la gestione di tecnologie mediche tridimensionali. Si basa sull’utilizzo integrato di realtà virtuale e di modelli fisici di organi realizzati mediante stampa 3D, in grado di simulare la risposta meccanica e funzionale dei tessuti biologici. Il progetto è coordinato dai professori Paolo Milani, del Dipartimento di Fisica, e Gianvincenzo Zuccotti, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia.
I vantaggi
«L’applicazione di queste nuove tecnologie comporta sicuramente tempi di intervento più ridotti, complicanze minori e una ripresa più semplice e immediata del paziente stesso — spiega Zuccotti —. L’esperienza é positiva sia per l’operatore, che può addirittura simulare l’operazione, sia per il paziente anche dal punto di vista dell’espressione di un consenso veramente informato».
Prima di qualsiasi intervento (e non solo) occorre infatti raccogliere la manifestazione di volontà di chi vi è sottoposto. Si tratta di una sfilza di fogli da firmare, spesso redatti in termini incomprensibili. In futuro, invece, il paziente potrebbe essere aiutato a capire meglio, presentandogli anche la copia stampata o digitale dell’organo che mostra esattamente il grado della lesione, la complessità dell’intervento e l’approccio che sarà utilizzato. «Senza contare tutto l’aspetto della formazione, che riguarda i medici specializzandi. Non sempre è possibile effettuarla su pazienti in carne e ossa: la stampa 3D e la realtà virtuale possono supplire», aggiunge Zuccotti.
La procedura
Come funziona? «L’organo viene riprodotto in tutte le sue caratteristiche anatomiche e morfologiche, partendo dalla Tac del paziente. Da quei dati, che sono bidimensionali, viene creato un file universale utilizzabile poi anche per la riproduzione in realtà virtuale e per la stampa 3D», precisa Milani. «La novità è che abbiamo sviluppato tecnologie in 3D tali per cui l’organo viene riprodotto fedelmente non solo da un punto di vista anatomico ma anche aptico, cioè tattile: la risposta alla palpazione, ad esempio è identica a quello vero. In altre parole, il chirurgo sente in mano qualcosa che ha la stessa consistenza e risposta del tessuto e dei vasi dell’organo da operare».
In questo ambito grazie alla collaborazione tra il professor Maurizio Vertemati, del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche dell’Università degli Studi di Milano, e il dottor Andrea Gregori, direttore dell’Urologia agli ospedali Sacco e Fatebenefratelli con la sua equipe, è stato possibile utilizzare modelli digitali 3D per lo studio preoperatorio in casi di asportazioni di tumori renali laparoscopiche. In particolare, il team di fisici e bioingegneri di Printmed-3D ha creato il modello fisico del rene di un paziente candidato all’asportazione di un tumore delle dimensioni corrispondenti a quello in vivo. Il risultato è stato molto soddisfacente: la definizione del quadro anatomico è risultata molto accurata e si è potuto condividere il caso con il team chirurgico, agevolando così l’operazione.
«Gemello digitale» e formazione medica
«La disponibilità dell’organo in 3D ha permesso di decidere la migliore strategia di intervento per salvare il rene. I vasi che lo irroravano, infatti, avevano una conformazione particolare che dalla Tac non emergeva bene», racconta Milani. La piattaforma sviluppata dall’università Statale sta ricevendo richieste non solo in Italia ma anche dall’estero. Soprattutto nel campo della formazione. «I nostri modelli di biopsia renale assistita da ultrasuoni ci sono stati chiesti in affitto dalla Società europea di nefrologia per i loro corsi a Parigi». I prossimi passi in questo campo? «Integrare sensori nell’organo in modo che, ad esempio, inizi a dare anche la risposta fisiologica», conclude.
18 novembre 2022 (modifica il 18 novembre 2022 | 15:52)
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