L’intervista
di Valentina Iorio08 nov 2022
Moderna apre una filiale in Italia. L’azienda americana, specializzata nella tecnologia mRNA applicata ai vaccini, ha deciso di avere una presenza diretta nel nostro Paese. Il primo passo è stata la nomina di Jacopo Murzi a general manager. Ex general manager della business unit Italia di Alfasigma, Murzi ha lavorato per molti anni in Janssen, sia in Italia che all’estero. In Moderna Italia avrà la responsabilità di creare e guidare una squadra di professionisti che andranno ad affiancare il direttore medico Cinzia Marano. È laureato in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano e ha conseguito un MBA presso SDA Bocconi. «Sono entusiasta di unirmi a Moderna. La collaborazione dell’azienda con l’Italia nasce con il lancio del primo vaccino anti-Covid, ma adesso c’è la volontà di costruire una realtà più importante, che comprenda tutte le funzioni tipiche di un gruppo che opera in campo farmaceutico – racconta al Corriere della Sera il nuovo general manager di Moderna Italia -. Siamo a un punto di svolta nel settore della sanità pubblica e faremo in modo che Moderna Italia si caratterizzi come un partner di riferimento per tutte le istituzioni, professionisti della sanità e società scientifiche italiane con le quali collaborerà».
Qual è il senso di questa presenza diretta in Italia?
«C’è la volontà di creare un ramo italiano dell’azienda, ma anche di presentare il nostro sistema Paese e le opportunità che offre a Moderna global. Nel medio e lungo periodo l’obiettivo è accelerare il dialogo con gli stakeholder istituzionali per verificare la possibilità di avere una presenza industriale in Italia e quindi poter fare ricerca e sviluppare farmaci con la piattaforma di Moderna, che si basa sui continui progressi nella scienza dell’mRNA di base e applicata, nella tecnologia di consegna e nella produzione e ha consentito lo sviluppo di terapie e vaccini per malattie infettive, immuno-oncologia, malattie rare, malattie cardiovascolari e malattie autoimmuni. Vogliamo inoltre a far sì che i futuri prodotti di Moderna siano disponibili il prima possibile per pazienti e medici italiani».
Nel 2021 era iniziato un negoziato con il ministero dello Sviluppo economico, allora guidato da Giancarlo Giorgetti, per l’apertura di un sito produttivo in Italia.
«È mia intenzione riprendere e accelerare le interlocuzioni con il governo e tutti gli stakeholder istituzionali. Per l’Italia avere una presenza industriale così importante sarebbe un’occasione per competere con altri Paesi che hanno ambizioni analoghe. È necessario prendere coscienza di quanto è importante avere queste tecnologie in casa, in un momento storico in cui c’è la volontà di diventare autosufficienti, da tanti punti di vista, e c’è la necessità di prepararsi a future emergenze sanitarie, come quella che abbiamo vissuto. Dobbiamo ricordare che i vaccini, che ci hanno salvato dal Covid, sono stati prodotti in un unico Paese: gli Stati Uniti. All’inizio in Italia contavamo le confezioni, avere la possibilità di produrli direttamente cambierebbe radicalmente la situazione. L’Italia, inoltre, a differenza di Francia e Germania, non ha ancora un campione nazionale che si occupa di vaccini mRNA».
Avete già individuato le sedi per i nuovi uffici?
«Quasi. Vogliamo avere una presenza immediata e importante a Roma, perché Moderna intende continuare ad essere un interlocutore per il ministero della Salute, le istituzioni e non solo. Ma apriremo una sede anche a Milano, dove riteniamo che ci siano molti importanti interlocutori. In entrambi i casi dovranno essere soluzioni flessibili e che ci permettano di accrescere gli spazi in breve tempo, se necessario. Entrambe le sedi saranno pienamente in funzione entro gennaio 2023».
Quante persone ci lavoreranno? E quali profili cercate?
«Una ventina di persone, che saranno assunte entro l’inizio del 2023. Poi ci saranno altri passaggi per crescere ulteriormente. Stiamo cercando profili altamente qualificati, sia nell’ambito della direzione marketing, affari regolatori, market access, interlocuzione con le Regioni che nel digitale e nell’ambito medico».
Il nostro Paese vanta centri di ricerca di eccellenza in ambito oncologico, che è uno dei settori in cui Moderna sta provando a estendere la tecnologia mRNA, state già pensando a future collaborazioni?
«Se Moderna potrà avere una presenza industriale nel nostro Paese, che comprenda anche una quota di ricerca e sviluppo, questo potrà portare a numerose collaborazioni virtuose, sia nel campo dei vaccini che delle nuove terapie oncologiche attualmente allo studio. Vediamo che ci sono diverse realtà di ricerca e poli di eccellenza italiani interessati alla tecnologia mRNA messaggero, che potrebbero sicuramente beneficiare di una collaborazione con Moderna e viceversa».
Nel terzo trimestre di quest’anno Moderna ha registrato un boom di utile e fatturato, grazie al successo del suo vaccino, ma inferiore alle aspettative.
«Bisogna dire che l’anno scorso i dati sono stati ben oltre le aspettative, quest’anno di fatto sono in linea. Moderna nell’arco di tre mesi è riuscita a portare due nuovi vaccini sul mercato e ha dimostrato di poter competere, anche da un punto di vista operativo, con qualsiasi altra azienda. Inoltre siamo molto orgogliosi dei risultati raggiunti nel far progredire la nostra pipeline di mRNA. È vero anche che, essendo un’azienda molto giovane, forse deve diventare un po’ più efficiente nei processi produttivi. Inoltre il bivalente sta avendo dei trend un po’ più lenti rispetto allo scorso anno, anche perché c’è un po’ di stanchezza o fatica da parte delle persone nell’effettuare la vaccinazione aggiornata. Dobbiamo far capire che è fondamentale non abbassare la guardia».
Quali sono i prossimi obiettivi dell’azienda?
«La determinante principale sarà ancora il vaccino contro il Covid. Ma dal prossimo anno su alcuni mercati potremo vedere anche il lancio di nuovi prodotti come il vaccino anti-influenzale e quello contro il virus respiratorio sinciziale. Abbiamo più di 47 programmi in fase di sviluppo, stiamo studiando vaccini personalizzati contro il cancro e contro alcune malattie rare basati sull’mRNA. Per quel che riguarda l’Italia l’obiettivo è poter lavorare sulla piattaforma mRNA nel nostro Paese e per il nostro Paese, portando nuovi vaccini e altri prodotti della nostra pipeline, avendo sempre come obiettivo i pazienti che attendono soluzioni che possano trasformare la loro condizione medica».
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, 2022-11-08 07:18:00, Il nuovo general manager per l’Italia Jacopo Murzi: «Riprenderemo le interlocuzioni con il nuovo governo e tutti gli stakeholder istituzionali», Valentina Iorio