Il mondo in un selfie: filtri contro difetti. Cancellare la realtà per salvare limmagine (il 75% dei ragazzi non si piace)

Il mondo in un selfie: filtri contro difetti. Cancellare la realtà per salvare limmagine (il 75% dei ragazzi non si piace)

Spread the love

di Simona Ravizza

Un adolescente su due modifica le proprie foto , uno su 4 vuole nascondere i brufoli o sembrare pi magro. Ma l’abuso dei ritocchi virtuali porta ansia e diminuzione dell’autostima, come dimostra uno studio del San Raffaele di Milano

Questo servizio stato pubblicato su 7 in edicola il 17 febbraio, analizzando i dati di uno studio del San Raffaele di Milano che il magazine ha potuto visionare in anteprima. Lo pubblichiamo online per i lettori di Corriere.it

Il comportamento da selfie, che in inglese viene definito selfie behaviour, un fenomeno che riguarda da vicino gli Gen Z, i nati a cavallo dei due millenni (tra il 1997 e il 2012) cresciuti a pane, TikTok, Instagram e Snapchat. Cosa fanno gli adolescenti quando scattano un selfie che vogliono postare? Per genitori e insegnanti capirlo vuol dire conoscerli meglio. Ma rifletterci su importante anche per i giovanissimi per stare sui social con consapevolezza. Perch, diciamoci subito qual il problema, insieme con il selfie pu scattare un loop d’ansia con ricadute sulla percezione del proprio corpo e sull’autostima.

Si vedeva un neo che odiavo

Lo ammette con coraggio Alessia Lanza, 22 anni, dalla provincia di Cuneo alla DefHouse di Milano (la famosa casa dei tiktoker), oggi una delle creator pi apprezzate proprio dagli Gen Z, che la seguono in 5 milioni. Nel libro autobiografico uscito il 29 novembre dal titolo Non come sembra (ed. Mondadori Electa), l’influencer racconta: C’ stato un periodo, non molto tempo fa, in cui non riuscivo a postare foto sui social del mio profilo destro, perch si vedeva un neo che odiavo. Ma non era l’unico mio difetto che non sopportavo: cercavo di coprire, con i filtri di Instagram, anche l’asimmetria degli occhi. Mi truccavo moltissimo. Volevo che nelle foto scomparissero tutte le mie imperfezioni, altrimenti sarei sembrata una strega: storta per la scoliosi e pure con il neo sul naso. Cos dovevo fare tantissimi scatti prima di trovarne qualcuno che mi convincesse davvero. Era diventata una sorta di ossessione e di missione, passavo ore a scattare e a controllare come ero venuta. Non mi piacevo quasi mai e ricominciavo. Pi foto scattavo e meno mi piacevo, meno mi piacevo e pi foto scattavo… e via cos, in un circolo esasperante e infinito.

IL RISCHIO DI CADERE IN MECCANISMI PSICOLOGICI PERICOLOSI PROPORZIONALE AL TEMPO PASSATO SUI SOCIAL. UN ADOLESCENTE SU DUE MODIFICA LE PROPRIE FOTO, UNO SU 4 VUOLE NASCONDERE IMPERFEZIONI

Il viso chiave delle interazioni virtuali

Non la sola. Il comportamento da selfie che descrive Alessia Lanza diffuso tra gli adolescenti pi di quel che possiamo pensare. Lo sta studiando l’Universit Vita-Salute San Raffaele di Milano con una ricerca dal titolo Satisface che 7 pu leggere in anteprima: satisface in inglese vuol dire soddisfare, ma allo stesso tempo l’unione di satis che in latino vuol dire abbastanza e di face che rimanda al viso, protagonista delle interazioni virtuali, eppure finora raramente preso in considerazione dalla letteratura scientifica. Il senso : Sono soddisfatto abbastanza del mio viso?. Lo studio, patrocinato dal Comune di Milano, condotto su 120 adolescenti tra i 12 e i 16 anni. Nei prossimi mesi il campione sar via via allargato. Tre le caratteristiche principali del selfie behaviour.

Le tre caratteristiche da osservare

La prima: l’ansia da like che spinge gli Gen Z a fare prove davanti allo specchio per capire come uscire bene in foto, controllare pi volte il proprio aspetto su qualsiasi superficie che pu riflettere l’immagine, toccarsi in continuazione i capelli con le dita, cambiare postura ed evitare le luci intense per impedire che vengano notati i dettagli dell’aspetto che non piacciono. Il 22% degli intervistati risponde che lo fa sempre/spesso, il 12% qualche volta, il 66% raramente/ mai. La seconda: il notevole numero di scatti prima di avere la foto considerata giusta da postare che per gli Gen Z vuol dire comunicare con chi sono, cosa sto facendo e dove sono. Il 18% degli intervistati non fa selfie, ma tra gli altri il 37% ne scatta da 2 a 5 prima di ottenere quello che pubblicher, l’11% da 5 a 10 e un altro 11% pi di 10. Solo il 23% soddisfatto al primo colpo. La terza: l’uso di filtri che modificano l’immagine.

IL 37% DEI GIOVANISSIMI SCATTA DA 2 A 5 SELFIE PRIMA DI OTTENERE QUELLO “GIUSTO”, L’11% HA BISOGNO DI PI DI 10 IMMAGINI

L’abuso dei ritocchi fotografici

Un adolescente su 2 degli intervistati ammette di ritoccare le proprie foto, uno su 4 vuole nascondere difetti come i brufoli, uno su 10 desidera apparire pi magro. La maggior parte dichiara di modificare l’immagine direttamente all’interno del social (47,5%) o dalle foto dello smartphone (32,2%), ma c’ anche chi gi ricorre ad app apposite come Facetune, Perfect365 o Camera360. La motivazione pi diffusa che non piace l’immagine originale (75%). Poi le ragioni possono essere le pi svariate: di moda, fa parte delle relazioni d’oggi, un modo per mostrare agli altri la parte migliore di me e per mettermi in mostra. Lo studio dell’Universit Vita-Salute San Raffaele condotto dal Centro universitario di Statistica per le scienze biomediche (Cussb) della facolt di Psicologia, in collaborazione con i colleghi psicologi.

Meccanismo perverso

I ricercatori mettono in luce il meccanismo perverso che si pu innescare: I ragazzi che usano i social per pi di 4 ore, ossia uno su tre di quelli intervistati (34,2%), hanno punteggi significativamente pi alti nelle scale che misurano il grado di manipolazione fotografica, il controllo della propria immagine in foto e il livello di ansia da aspetto spiega Chiara Brombin, professore associato di Statistica e coordinatrice dello studio. In parallelo diminuisce in modo considerevole l’autostima nei confronti del proprio corpo. In sintesi: pi tempo sui social equivale a una manipolazione pi frequente dei selfie, pi controllo dell’immagine in foto, pi aspettative, pi ansia da aspetto e peggiore percezione della propria immagine corporea. Per quanto riguarda la manipolazione della foto, in una scala da 8 a 40, chi usa i social per pi di 4 ore ha un punteggio di 15 contro quello di 11 di chi sta meno di 2 ore. E per quanto riguarda il controllo della propria immagine, in una scala da 16 a 80, il punteggio di chi sta sui social per pi di quattro ore di 38 contro quello di 22,5 di chi sta meno di 2 ore. Il 5% mostra un controllo borderline.

IL DERMATOLOGO: LE MICROCAMERE DEGLI SMARTPHONE SONO IMPIETOSE, CREANO OMBRE E COS CI VEDIAMO TUTTI PI BRUTTI, VECCHI E STANCHI

Boomer versus Generazione Z

Chiunque di noi boomer pu avere un rapporto combattuto con la propria immagine: basta pensare a quanti scatti buttiamo via prima di tenere quello da mettere sulla carta d’identit o all’ossessione di controllare lo smartphone del marito se scatta una foto per vedere come siamo venute. E, come sottolineato da Antonino Di Pietro, 66 anni, dermatologo dei vip, nel libro La bellezza l’imperfezione (edizioni Solferino), siamo un po’ tutti vittime dell’epoca della Zoom fatigue, ossia della stanchezza da utilizzo di Zoom e altre piattaforme tecnologiche: La telecamera del telefonino o del computer uno strumento impietoso scrive il fondatore dell’Istituto dermoclinico Vita Cutis di Milano. Ogni volta che guardiamo noi stessi attraverso la microcamera dello smartphone, rischiamo di avere una brutta sorpresa: la luce dei cellulari non adatta a valorizzare il nostro aspetto. Al contrario, crea ombre anomale sul viso che ci fanno sembrare pi brutti, pi stanchi, pi vecchi di quanto non siamo in realt. Di qui la nuova rincorsa a ringiovanirsi e la necessit di Di Pietro di continuare a combattere contro la bellezza da botox facendo invece l’elogio dei difetti che ci rendono unici.

Si costruisce l’immaginario di s

Quando in gioco ci sono gli adolescenti tutto ci, a maggior ragione, non pu lasciarci indifferenti: l’immagine digitale consente con un semplice smartphone di modificare e condividere migliaia di immagini di visi soggetti a un makeover virtuale. In un momento di costruzione dell’immagine di s, che autostima pu sviluppare un giovanissimo che si affida agli algoritmi di editing e ai software di modifica dell’immagine? Poter facilmente modificare la propria immagine rischia di aumentare la non accettazione della propria immagine facciale riflettono Clelia Di Serio, direttore del Cussb, e Antonio Nizzoli, docente di Comunicazione mediatica. Nelle foto mi vedo in un modo, mentre lo specchio riflette un’altra immagine che non mi piace: ci pu produrre disturbi psicologici importanti scatenati dalla scarsa autostima. il motivo per cui, per esempio, la psicoterapeuta Stefania Andreoli va ribadendo la necessit di demistificare e smascherare l’irrealismo della perfezione.

La svolta: togliere i filtri

Chiss che gli Gen Z non siano in grado di stupirci e di liberarsi dai filtri! Con il tempo, sono diventata pi spontanea negli scatti, ho smesso di usare i filtri, mi mostro anche quando sono struccata e assonnata, dice Alessia che rivolge un appello ai suoi follower: Anche se complicato dovremmo cercare, giorno per giorno, di sentirci un po’ pi liberi di essere noi stessi e di togliere i filtri: ti crei autostima sui social, ma una grandissima insicurezza nella realt e questo pericoloso, specialmente per chi pi piccolo. Io vi invito a rivelare fragilit e insicurezze. C’ bisogno pi che mai di ci che vero adesso, di ci che reale. Sui social tante volte difficile capire cosa reale, ma sono felice di sentirmi forse portavoce di ci che per me sono le cose pi importanti: semplicit e spontaneit.

Il successo francese di BeReal

Va in questa direzione il recente successo tra gli adolescenti di BeReal, il social francese che vieta i filtri e abolisce i like e una volta al giorno invita gli utenti, dandogli solo due minuti di tempo, a condividere una foto con la fotocamera frontale e posteriore in modo da fare vedere davvero dove si trovano. Potrebbero essere, dunque, gli stessi adolescenti a liberarsi prima di quello che noi possiamo pensare dai modelli social che li ha fatti incasellare nella Generazione Like? Sarebbe una bella sorpresa per noi boomer, ancora alle prese – come dice Di Pietro – con labbra gonfie come wurstel, zigomi simili a palline da ping pong, cordoni e noduli al posto delle rughe, sguardi statici e sorrisi artefatti.

20 febbraio 2023 (modifica il 20 febbraio 2023 | 11:28)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, , http://xml2.corriereobjects.it/rss/homepage.xml,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.