Monsignor Paglia: «Aborto, la legge non cambierà. Ma vanno aiutate le donne che vogliono figli»

Monsignor Paglia: «Aborto, la legge non cambierà. Ma vanno aiutate le donne che vogliono figli»

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di Gian Guido Vecchi

L’arcivescovo, presidente della pontificia Accademia per la Vita: «La norma auspicava la tutela sociale della maternità, che invece oggi ha scarso valore». In Italia: «Credo che un dibattito serio e pacato sulla 194 sia benvenuto, anzi augurabile»

E ora che succede, nel resto dell’Occidente, dopo l’abolizione del diritto di aborto negli Stati Uniti? Anche in Italia si metterà in discussione la 194? «Ma no, non credo proprio, che c’entra, la sentenza della Corte Suprema interviene su una questione giuridica interna agli Usa. Semmai apre una discussione intorno a un problema che è anche nostro. Ci rendiamo conto che in Italia, e altrove, non si fanno più figli?». L’arcivescovo Vincenzo Paglia, 77 anni, è il presidente della pontificia Accademia per la Vita, il responsabile del Vaticano in materia.

Eccellenza, qual è il vostro giudizio sulla sentenza della corte suprema Usa?

«L’Accademia fa suo il comunicato dei vescovi degli Usa. Certo, la sentenza non elimina il dramma dell’aborto, ma mi auguro che faccia riflettere ancor più sul fatto che non può esistere un diritto naturale o costituzionale ad abortire; si tratta infatti di un tema che, anche per chi non è credente, ha a che fare con almeno due vite, la madre e il figlio concepito. E forse dovremmo ricomprendere anche la figura del padre, di solito molto defilata quando si affronta l’argomento. Potremmo anche dire che dagli Stati Uniti — al di là della loro particolare polarizzazione — arriva un messaggio che invita a riproporre una domanda antica: cosa significa donare vita e iniziare a vivere?».

Crede che la sentenza avrà conseguenze sul resto del mondo, almeno occidentale, e quali?

«Il mondo occidentale dei nostri giorni è molto cambiato negli ultimi decenni, in merito al tema della natalità, della visione della maternità e della paternità. Mi auguro che la sentenza divenga occasione di riflessione seria sul valore della vita, quella nascente nella sua estrema fragilità così come la vita umana con tutte le sue debolezze e le sue profonde potenzialità. Oltre ad affermare che è più difficile abortire, dobbiamo far diventare più facile generare, far vivere e custodire bene la vita».

In Italia tornerà in discussione la 194? La Chiesa desidera questo?

«Non credo proprio. Credo però che un dibattito serio e pacato sulla 194 sia benvenuto, anzi augurabile. La legge infatti auspicava una tutela sociale della maternità. Questa parte è stata di certo disattesa se si considera lo scarso valore che oggi ha, dopo 44 anni, la maternità. Bisogna aiutare le donne a sentirsi protette, sostenute e anche incoraggiate a mettere al mondo dei figli, e non a essere penalizzate. Esiste, nel profondo dei giovani, un gran desiderio inespresso di investire sulla vita e la generazione di figli. Cristina Comencini ha parlato della necessità di riscoprire la libertà di essere madri. Al di là del dettato di una legge, ci sono spazio e ragioni per una discussione profonda e fertile».

Intanto, un effetto certo della sentenza negli Usa è la criminalizzazione delle donne…

«Guai a criminalizzare le donne, bisogna dare spazio anzitutto alla loro voce. E certo è cruciale che, nell’approfondimento di cui parlavo, intervengano in primo luogo le donne. In questo senso auspico che in un tale orizzonte si passi dall’io al noi, a una responsabilità condivisa. E non abbandonata alla solitudine».

Non c’è il rischio che questa sentenza crei ancora più spaccature e guerre ideologiche?

«Il rischio c’è, purtroppo. Ma le guerre ideologiche, oltre a creare nemici, hanno un gran difetto: sono inutili. Nessuno cambierà mai la propria ideologia estrema. Se però tutti partissimo da un fatto evidente, e cioè che gli uomini e le donne desiderano, nel profondo, avere dei figli e realizzarsi anche nel crescerli ed educarli, la discussione potrebbe farsi efficace e molto utile a un mondo, quello occidentale, che ha bisogno estremo di fare figli e di farli crescere con valori sani, davvero umani, e per chi crede cristiani».

25 giugno 2022 (modifica il 26 giugno 2022 | 01:13)

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, 2022-06-25 23:14:00, L’arcivescovo, presidente della pontificia Accademia per la Vita: «La norma auspicava la tutela sociale della maternità, che invece oggi ha scarso valore». In Italia: «Credo che un dibattito serio e pacato sulla 194 sia benvenuto, anzi augurabile», Gian Guido Vecchi

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