Montecitorio visto dai toscani 
	 Il debutto non è un gran ballo

Montecitorio visto dai toscani Il debutto non è un gran ballo

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politica 14 ottobre 2022 – 09:14 Primo giorno in Parlamento, il caos romano, i sorrisi, le tensioni: «Si sente forte il peso…». Scoppia subito il caso al Senato. Meloni impone silenzio sulla vicenda Donzelli di Giorgio Bernardini La verità è che non è stato «il gran ballo» dei debuttanti che alcuni s’aspettavano, né «il primo giorno di scuola» nel quale si può aver il privilegio d’esser spaesati senza sentirsi in colpa. I 19 parlamentari esordienti eletti in Toscana sono stati scaraventati in poche ore nel turbinio dei giochi di palazzo, in una giornata che ha saputo mostrare da subito i lati spigolosi della politica. Vestiti buoni stirati e colazione in hotel per tutti, perché «ancora devo trovare un appoggio qua a Roma, non c’è stato il tempo per capire nulla». I sorrisi placidi del mattino sono appena turbati dalla difficoltà di raggiungere le due Aule nel cuore della città eterna: piove e il traffico della capitale, già severo in condizioni di normalità, t’inghiotte anche se prendi la metro. «Così, in questo posto suggestivo, l’emozione non manca. Viverlo da dentro — dice Emiliano Fossi (Pd) affacciandosi al transatlantico di Montecitorio — fa sentire il peso di una forte responsabilità». Il mantra dell’emozione/responsabilità è patrimonio comune d’ogni colore e outfit (a proposito, tra i toscani domina il blu per donne e uomini, con pochissime eccezioni). Certo Fossi ha buon gioco nell’indugiare sulle sensazioni positive: a «tifarlo» sono arrivati fisicamente da Campi — anzi dal suo quartiere, il Gorinello — una decina di supporters della prima ora. Arriva anche Andrea Barabotti, Lega. I due si stringono la mano, non si erano mai visti dal vivo. «Bel posto per conoscersi». Siamo ancora al fair play. «Mi hanno preso in giro perché sono l’unico con lo zainetto», spiega il leghista. L’uomo macchina del Carroccio toscano è serafico: è mattino, regna il clima da melina di schede bianche che rimbalzano a Palazzo Madama nell’attesa di un segnale. Esce Antonio Tajani dall’aula, si consulta con Marta Fascina: «Decide Berlusconi, facciamo quello che dice lui», dice perentorio all’assedio dei cronisti. Tutto precipita improvvisamente. All’ora di pranzo viene eletto presidente del Senato La Russa senza i voti di FI («E con quelli di chi?», si chiedono tutti guardandosi), cominciano le riunioni dei gruppi per capire chi ha fatto cosa quando. Sale la tensione. Si sparge la voce che il fratello del parlamentare toscano più influente — Giovanni Donzelli (FdI) — sia stato arrestato. La deputata pratese Erica Mazzetti (FI) getta acqua sul fuoco: «Abbiamo un mandato forte, sarà un governo politico e troveremo la sintesi». Un’altro esordiente dem, Marco Furfaro, cerca di analizzare la situazione razionalmente: «È presto. Conto sul fatto il nostro gruppo sia un buon mix tra esperienza e rinnovamento». Poi parla del «buon clima» fra i toscani: «Ci siamo già parlati per costruire proposte di legge condivise, che servano a tutta la regione». All’opposizione sta con lui anche il neo onorevole fiorentino Federico Gianassi, che incontra a Montecitorio un altro ex assessore comunale fiorentino, Silvano Gori, e cerca di capire cosa accade intorno a lui tessendo relazioni orizzontali, magari in vista di partite che presto saranno da giocare al congresso Pd (nella squadra di Dario Nardella). È la prima volta anche per il coordinatore regionale di FdI Fabrizio Rossi (grossetano) e per la giovane deputata Chiara La Porta (pratese, 31 anni), che è anche la persona più vicina a Donzelli. Da Giorgia Meloni, uscita a fumare una sigaretta nel cortile della bouvette stringendo un rosario in mano, è arrivato l’ordine di non commentare in alcun modo con i cronisti le vicende del fratello del deputato fiorentino. Donzelli stesso, già schivo di suo negli ultimi mesi per l’importanza strategica che ha assunto in quello che ora è il primo partito italiano, passa dall’aula a riunioni d’emergenza senza dilungarsi con nessuno. Il contrario di ciò che fanno gli esordienti onorevoli Elisa Montemagni (Lega) e Christian Di Sanzo (Pd). La prima, che arriva dal Consiglio regionale, cerca di conoscere colleghi e dinamiche dell’aula: «Ma con preoccupazione, perché fuori da qui i cittadini aspettano risposte», spiega ripetendo quanto aveva già chiarito la collega La Porta. Il secondo — Di Sanzo, manager che ha studiato a Berkley — è vincitore del collegio estero nordamericano: nella stessa area (Stati Uniti/Canada) è anche segretario del Pd. Almeno lì, vien da dire, non ci sarà un congresso. «Ma io vivo dove sono nato: a Prato, nel quartiere del Soccorso», spiega facendo ripiombare il suo destino nella toscanità. La newsletter Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Firenze iscriviti gratis alla newsletter del Corriere Fiorentino. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 ottobre 2022 | 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-14 07:14:00, Primo giorno in Parlamento, il caos romano, i sorrisi, le tensioni: «Si sente forte il peso…». Scoppia subito il caso al Senato. Meloni impone silenzio sulla vicenda Donzelli,

Pietro Guerra

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