di Maria Teresa MeliIl segretario dem e la svolta in Lombardia: «Ce l’aspettavamo». I tormenti al Nazareno: c’è chi teme di rimanere schiacciati nella morsa tra Calenda e Conte Domenica difficile per il Pd: mentre i dem sono ancora in attesa di una risposta di Giuseppe Conte a cui hanno chiesto di decidere entro oggi se nel Lazio abbia intenzione di fare un accordo con loro, dalla Lombardia giunge la notizia che il Terzo polo candiderà Letizia Moratti alla presidenza della Regione. «Ce lo aspettavamo, era chiaro da giorni che Calenda era in mezzo al guado…», dice Enrico Letta ai suoi che lo compulsano preoccupati. Ma il fatto che la scelta del Terzo polo non sia una sorpresa per il leader del Partito democratico non mitiga il colpo. Tanto più che anche riguardo alle sorti del Lazio non c’è grande ottimismo. Nicola Zingaretti si dimetterà giovedì. Il Pd si è detto disponibile ad accettare anche un civico se Conte darà il suo via libera all’intesa e ha avanzato l’ipotesi che sia una donna, per dare un segnale di novità. L’unica richiesta dem: quella di decidere in tempi brevi, per avere il tempo — nel caso di un «no» del leader del M5S — di trovare una soluzione alternativa. Ma se l’ex premier, come temono tanti dem, farà il gran rifiuto, sarà difficile passare al piano B e riuscire a trovare un alleato nel Terzo polo. Carlo Calenda si è detto disponibile già giorni fa ad appoggiare l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, un nome che andrebbe bene anche a Letta, ma il Pd locale, diviso com’è, non ha dato il via libera alla candidatura e preme per le primarie. «La verità — ha confidato il leader di Azione ai suoi — è che i dem non vogliono D’Amato, che invece è un ottimo candidato. Infatti sul suo nome non mi hanno dato una risposta». Insomma, a questo punto è più che probabile che il Terzo polo vada da solo in entrambe le regioni, Lazio e Lombardia. E al Pd non rimane che la residua — e flebile — speranza che almeno i grillini non sfuggano all’accordo per il successore di Nicola Zingaretti. Per questa ragione continuano il loro pressing nonostante il pessimismo imperante. In Lombardia, invece, l’appoggio del Movimento 5 Stelle, che pure ancora si cerca, non sarà risolutivo, visto lo scarso peso elettorale che i grillini hanno in quella regione. Per tentare Conte e convincerlo a dare il via libera a un accordo nel Lazio i dem hanno addirittura ventilato la possibilità di stringere un patto per la presidenza del Copasir sul nome del responsabile Enti locali del Pd Francesco Boccia, che ha la totale fiducia dell’ex premier. E questo nonostante i mugugni di quei dem che vorrebbero una maggiore autonomia dai grillini: «Non possiamo diventare la succursale del M5S», si lamentano. Dunque, il Partito democratico è disposto a offrire molto a Conte pur di chiudere almeno la partita laziale. Tanto più dopo la notizia della candidatura di Letizia Moratti con il Terzo polo. Del resto, non perdere il Lazio è diventato un imperativo per il Pd. Soprattutto da quando tra i dem è rimbalzata la notizia che il centrodestra avrebbe già deciso il suo candidato: Giorgia Meloni vorrebbe non un uomo di partito ma un civico, il presidente della Croce Rossa Francesco Rocca. Dopo la sconfitta del 25 settembre, il Partito democratico ha bisogno di un segnale di ripresa. «Ma la verità è che sia Conte che Calenda mirano alla nostra disfatta per conquistare il nostro elettorato», sospira amaro un autorevole esponente della segreteria dem. 7 novembre 2022 (modifica il 7 novembre 2022 | 09:33) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-07 08:34:00, Il segretario dem e la svolta in Lombardia: «Ce l’aspettavamo». I tormenti al Nazareno: c’è chi teme di rimanere schiacciati nella morsa tra Calenda e Conte, Maria Teresa Meli