l’intervista Mezzogiorno, 26 maggio 2022 – 09:10 Il sindaco di Benevento: «Lo conobbi da giovane, gli scrissi una lettera per incontrarlo» di Angelo Agrippa De Mita e Mastella shadow carousel Morto Ciriaco De Mita, le immagini Come lo conobbe? «Ero giovane, negli anni ‘60. Animavo un gruppo di ragazzi cattolici al di fuori della Dc qui a Benevento: ci dedicavamo alle letture conciliari. Gli scrissi una lettera, gli chiesi di incontrarci, avevamo interesse a connettere un filo di dialogo tra il nostro spirito giovanile e quello ispirato all’impegno politico. Venne a Benevento, e da allora abbiamo percorso un lunghissimo tratto di strada assieme». I vostri rapporti poi si sono raffreddati con il tempo? «Sì, ma ora mi va di ricordare i momenti belli e straordinari vissuti con lui. L’ultima volta arrivò a Benevento in occasione della mia prima elezione a sindaco. Poi, sa, lui era rimasto fedele al popolarismo, mentre io ritenevo che una storia, non la Storia, si fosse conclusa. La prima difficoltà emerse con il voto a preferenza unica. Io organizzai il Ccd, lui si arrabbiò. Io gli dissi: guarda che non ti candideranno. E così fu». Cosa ha rappresentato per le aree interne, per la Campania, per il Mezzogiorno, la storia politica e istituzionale di Ciriaco De Mita? «Tantissimo, da allora non si è più ripetuta una storia analoga per incisività istituzionale e levatura politica, espressione di una identità sicuramente minoritaria, legata come era ad un’area marginale come l’alta Irpinia di quegli anni, ma in grado di condizionare i processi governativi nazionali. De Mita è stato un grande statista, un vero leader che, alla guida di un gruppo di amici, tutti con la stessa matrice territoriale e culturale, ha saputo portare l’identità del paese con la p minuscola nel metodo e nella visione del governo del Paese, con la P maiuscola, per oltre dieci anni». Poi il terremoto, la ricostruzione, con le inchieste giudiziarie, finirono per calare un’ombra su quella Dc. «Ma tutto si risolse come doveva risolversi: fu una stagione impropriamente controversa. Anzi. Lo sforzo di quel gruppo dirigente demitiano fu straordinario: nacquero la Fiat a Grottaminarda, l’Università del Sannio, quella di Salerno e tanti insediamenti produttivi che hanno, di fatto, dato una nuova vita all’area del terremoto». Quali erano i rapporti con gli altri big della prima Repubblica? «Con Craxi, a distanza, mal si sopportavano. Ma a tu per tu si rispettavano reciprocamente. Poi aveva un eccellente rapporto con Berlinguer e soprattutto con Giancarlo Pajetta, attraverso Miriam Mafai, la sua compagna che lavorava a Repubblica. Ora mi viene in mente che gli comunicai due notizie tristi: sia il sequestro di Aldo Moro, e ricordo che rimase di sasso quel giovedì di sangue; sia la morte di Berlinguer a Padova. Lo chiamai alle 3 del mattino: gli dissi che era appena morto il segrerario del Pci. Lui mi rispose: “Questa è una tragedia per tutti”». La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 26 maggio 2022 | 09:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-27 05:33:00, Il sindaco di Benevento: «Lo conobbi da giovane, gli scrissi una lettera per incontrarlo»,