La storia Mezzogiorno, 26 maggio 2022 – 09:15 Era entrato in politica a 35 anni, era l’uomo del Mezzogiorno. Origini irpine, suo padre era sarto. La scalata dell’uomo laureato alla Cattolica di Anna Santini Ciriaco De Mita, scomparso stamane alle sette ad Avellino, era entrato in politica quando ne aveva 35, e non ha mai avuto intenzione di mollare. Guidava la Dc negli anni Ottanta, è stato segretario della Democrazia Cristiana per sette anni, più di chiunque altro, De Gasperi compreso. L’ambizione di togliere la balena bianca dalla palude delle tessere e delle correnti. La battaglia decennale con Bettino Craxi, alleati di governo, avversari in politica. I suoi uomini (Clemente Mastellaal partito, Biagio Agnes alla Rai, Nicola Mancino in Parlamento, oggi lo avrebbero ribattezzato “il tresette magico”) che governava dentro e fuori Piazza del Gesù. shadow carousel Morto Ciriaco De Mita, le immagini Il governo di pentapartito Per l’uomo di Nusco le regole d’ingaggio prevedevano i governi di pentapartito, la riedizione anni ‘80 del centrosinistra. La sua Dc provava a tenere il passo con i tempi: meno clericale, più dinamica, in aperta competizione con i socialisti. Famoso per i suoi complicati ragionamenti («Se una cosa difficile ti sembra semplice, vuol dire che non hai capito niente»). De Mita governava il partito come un sovrano illuminato che avrebbe desiderato farla finita con correnti, clientele e tessere. Mentre il malcostume delle tangenti cresceva anche a casa sua, De Mita duellava con Craxi, che di Tangentopoli sarebbe stato la vittima più illustre. Se le davano di santa ragione, Craxi a palazzo Chigi per quattro anni, dall’83 all’87, De Mita che scalpitava a Piazza del Gesù, e solo nel 1988 riusciva a entrare nel palazzo del governo. Il suo anno da presidente del consiglio non è entrato nella storia, almeno non quanto il quadriennio craxiano. Le correnti dc scalpitavano. Gli rimproveravano il «doppio incarico» di segretario e presidente del consiglio, reclamavano spazio. Capo dell’opposizioneFu cacciato dal partito dai vecchi leader (Forlani, Andreotti, Gava, Donat Cattin) che si coalizzarono per riprendersi il potere. De Mita fu allora il capo dell’opposizione nella Dc, e in questa nuova veste tirò fuori le unghie. Nessuno sconto ai suoi nemici: fu lui a portare la sinistra democristiana a dire no al Caf, l’asse tra Craxi, Andreotti e Forlani. Fu lui che fece uscire i «suoi» ministri dal governo Andreotti quando stava per approvare la legge che salvava le tv di Berlusconi. Le originiNato il 2 febbraio 1928, il padre sarto in Irpinia, una laurea alla Cattolica di Milano, una grande ambizione. De Mita era un uomo del mezzogiorno: l’accento, le passeggiate in Transatlantico a braccetto dell’interlocutore, la passione per le carte napoletane. Gianni Agnelli aveva detto di lui: «È il tipico intellettuale della Magna Grecia». Da sette anni faceva il sindaco, il più anziano in Italia. Fibra e vis polemica come quando sedeva al governo. Due anni fa strapazzava Renzi nel faccia a faccia da Mentana sul referendum sulla Costituzione. Sempre con l’evidente convinzione di saperla più lunga di chiunque altro. Come se non fossero passati trent’anni da quando litigava con Craxi. La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 26 maggio 2022 | 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-27 05:31:00, Era entrato in politica a 35 anni, era l’uomo del Mezzogiorno. Origini irpine, suo padre era sarto. La scalata dell’uomo laureato alla Cattolica,