di Marco Imarisio
Le pressioni dal fronte bellicista dopo l’esplosione del ponte di Kerch. Ma Putin potrebbe limitarsi a sminuire
DAL NOSTRO INVIATO
MOSCA — «E allora?». La domanda è lecita, soprattutto se arriva da Margarita Simonyan. Nel novembre del 2018, la direttrice di Russia Today aveva scritto la sceneggiatura del film «Ponte della Crimea : fatto con amore» che, come si evince dal titolo, non era pregiudizialmente contrario alla nuova infrastruttura appena inaugurata da Vladimir Putin. La pellicola ebbe recensioni tiepide persino dai media di Stato, ma questo non toglie nulla all’attualità del quesito posto dalla uno dei volti più famosi della propaganda televisiva. Adesso, cosa succede?
L’esplosione della scorsa notte è ancora rubricata alla voce incidente. La procura generale ha aperto un’inchiesta, il presidente ha firmato un decreto con il quale vengono da subito rafforzate le misure di sicurezza sul ponte e sul principale gasdotto di Krasnodar, che potrebbe essere bersaglio di eventuali attacchi. Almeno a livello ufficiale, non ci sono ancora certezze. Ma quelle immagini le hanno viste tutti, di prima mattina. E molti ne hanno tratto le dovute conseguenze.
Il primo è stato Vladimir Konstantinov, capo del Parlamento della Crimea. «I danni sono opera di vandali ucraini» ha scritto. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, è stata molto più diretta. «L’azione di danneggiamento di una infrastruttura civile da parte del regime di Kiev dimostra la natura terroristica di quest’ultimo». Meno succinto e più esplicito il commento di Sergey Mironov, capogruppo alla Duma di Russia Giusta-Per la verità, spesso accusato di voler fare il primo della classe, che questa volta dice quello che molti altri stanno solo pensando. «Questo fatto dimostra che l’operazione militare speciale è finita. È ora di combattere! Senza più guardare ai rimproveri da parte dell’Occidente. Dobbiamo fare quello che spetta a noi. Andiamo fino in fondo. Non c’è via di ritorno. È ora di rispondere».
Alla fine di maggio, il quotidiano Komsomolskaya Pravda aveva dedicato un ampio servizio al ponte di Kerch. «Questo sito strategico che ha collegato la penisola con il resto del Paese è protetto da terra, mare, sott’acqua, dall’aria e dallo spazio». Le indagini diranno quel che è successo davvero. Ma non è solo Simonyan, la cui immagine pubblica deve molto a quel ponte, a chiedere una reazione. È questo il sottinteso del suo succinto messaggio. Il 17 luglio, in uno dei suoi tonitruanti post mattutini, Dmitry Medvedev aveva scritto che, se quel ponte fosse stato attaccato, la risposta sarebbe stata «un Giorno del giudizio, veloce e spietato». Fioccano le ipotesi su quel che accadrà, come al solito formulate nel tentativo di entrare nella testa del presidente russo. Quella dell’analista politica Tatiana Stanovaya sembra la più attinente ai fatti. «Tutti stanno aspettando la sua mossa, ma la storia dimostra che Putin rimanda sempre la sua reazione. E spesso nelle sue guerre ingoia gli smacchi, non replicando sempre con la violenza, ma piuttosto cercando di sminuire l’accaduto».
L’unica eccezione è avvenuta di recente, quando al ritiro delle truppe da Kharkiv hanno fatto seguito i referendum per l’annessione e la mobilitazione parziale. Perché in Russia le pressioni più forti sul Cremlino arrivano dal fronte bellicista, dagli ultranazionalisti che sempre più stanno alzando la voce. Anche la nomina di un nuovo comandante dell’operazione militare speciale può essere letta come una ulteriore concessione a quella parte di apparato che da giorni chiede la rimozione dei vertici della Difesa. Il generale Sergey Surovikin ha infatti fama di essere un duro, che ha sconfitto l’Isis in Siria con bombardamenti a tappeto. La conferma indiretta arriva dal plauso di Ramzan Kadyrov, che in questo momento rappresenta il partito della guerra totale. «Un vero soldato, esperto, volitivo e lungimirante che farà cambiare per il meglio la situazione. E noi certamente lo aiuteremo a raggiungere i suoi obiettivi». Il leader ceceno è contento. Chissà fino a quando durerà la sua soddisfazione. Anche questa è una domanda di una certa importanza.
8 ottobre 2022 (modifica il 9 ottobre 2022 | 00:37)
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, 2022-10-09 05:30:00, Le pressioni dal fronte bellicista dopo l’esplosione del ponte di Kerch. Ma Putin potrebbe limitarsi a sminuire, Marco Imarisio