Mosca pensa a un’amnistia per i detenuti che si arruolano  Cosa è successo oggi

Mosca pensa a un’amnistia per i detenuti che si arruolano Cosa è successo oggi

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di Antonio Polito

La guerra sembra ad uno stallo, i russi attendono rinforzi e cercano di proteggere le retrovie fondamentali per i rifornimenti. L’impasse sul terreno indurrà Putin a trattare?

Che notizie dal fronte?

Alla quarta settimana, almeno un fatto sembra emergere dalla fog of war, la nebbia che sempre avvolge la guerra: l’avanzata russa non avanza più. Magari avanzerà di nuovo con l’arrivo di rinforzi. A Mosca si parla in queste ore di un’amnistia per i detenuti che accettino di arruolarsi. Ma per il momento si è fermata. Un altro generale sarebbe stato arrestato a Mosca, incollato delle pesanti perdite. I russi mantengono abbastanza agevolmente le posizioni conquistate. Per scalzarli di lì l’esercito ucraino avrebbe bisogno di quelle «armi offensive», innanzitutto jet da combattimento, che finora Biden non ha voluto concedere. Ma, allo stesso tempo, i russi sembrano concentrati sul proteggere le retrovie e le linee di rifornimento costantemente sotto attacco. Le grandi città, Kiev, Mariupol, Odessa, restano drammaticamente in bilico, assediate o sotto la costante minaccia russa. Leopoli, così vicina alla Polonia, ha cominciato a subire i bombardamenti che finora le erano stati risparmiati. Ma la guerra, per quanto ogni giorno più atroce e sanguinosa, sembra in uno stallo.

Come se ne esce?

La difficoltà strategica di Putin è un puzzle per gli analisti. L’autocrate russo ha adunato in uno stadio di Mosca una grande folla di supporter, tutti con la Z cucita sui soprabiti in un tripudio di bandiere nazionali (GUARDA le immagini). Ma il suo discorso è stato molto breve, e curiosamente «tagliato» nella diretta tv. Ha ripetuto le solite parole d’ordine, lotta al nazismo e difesa dei russi dal «genocidio» nel Donbass. Ma non ha aggiunto nessun elemento utile a comprendere in che direzione voglia muoversi ora.

Che succederà?

L’impasse sul terreno può provocare due diversi scenari, secondo gli analisti. C’è chi ritiene che indurrà Putin a trattare. E in effetti gli ucraini hanno segnalato già da qualche giorno un «ammorbidimento» nella posizione russa. La delegazione di Kiev è arrivata ad azzardare la possibilità di una soluzione entro una decina di giorni. E il mediatore russo ha detto che «sulla neutralità dell’Ucraina le parti sono vicine». Ma c’è un’altra scuola più pessimista. Intanto la trattativa potrebbe essere solo una tattica di Mosca per prendere tempo e riorganizzare le truppe. E poi c’è il rischio che, messo alle strette, Putin sia tentato di usare armi chimiche o batteriologiche; o addirittura, teme il Pentagono, di ricorrere a un’atomica «tattica», capace cioè di fare danni incalcolabili ma su una scala ridotta di un chilometro quadrato. Sarebbe la prima volta che una superpotenza nucleare la usa in un conflitto.

Come se ne esce?

Deve essere questa la preoccupazione che ha finora indotto Biden a non concedere «armi offensive» agli ucraini: per tenere aperta un’uscita di sicurezza diplomatica a Putin. Il presidente Usa preferisce una strategia di accerchiamento. In una lunga telefonata con la Casa Bianca, il leader cinese Xi Jinping ha dichiarato che «gli eventi mostrano ancora una volta che le relazioni tra Stati non possono arrivare al punto di scontro»; e ha aggiunto che «conflitto e confronto non sono nell’interesse di nessuno». Non proprio una dichiarazione filo-Putin.

«Tutte le dittature governano attraverso la menzogna e la forza, ma una volta che la menzogna è stata scoperta devono fare affidamento esclusivamente sulla forza»
(George Orwell)

18 marzo 2022 (modifica il 18 marzo 2022 | 18:27)

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