Multa per chi usa parole non italiane, Rampelli: Cè la ricerca spasmodica per fare i fighetti con le parole straniere. Nelle PA non si deve escludere nessuno dalla comprensione

Multa per chi usa parole non italiane, Rampelli: Cè la ricerca spasmodica per fare i fighetti con le parole straniere. Nelle PA non si deve escludere nessuno dalla comprensione

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“Da un lato mi fa piacere che se ne sia parlato così diffusamente ma dall’altro mi fa sorridere che nessuno l’abbia letta e tutti l’abbiano commentata. Per fare chiarezza, non c’è nessuna multa per le persone, che possono esprimersi liberamente. Semmai c’è una multa per gli uffici delle pubbliche amministrazioni”.

Lo spiega Fabio Rampelli, senatore di Fratelli d’Italia, ad Omibus, su La7, a proposito della sua proposta di legge sulla difesa e promozione della lingua italiana.

Le pubbliche amministrazioni sono tenute ad utilizzare in Italia la lingua italiana. Questo non solo per proteggere la cultura italiana, ma perché c’è una vocazione sociale nella legge che ho presentato, ovvero gli anziani, i giovani e tutti quelli che hanno interrotto gli studi non devono essere esclusi“, spiega Rampelli.

Ci deve essere un diritto di comprensione rispetto a quello che accade. Le pubbliche amministrazioni la devono piantare di esprimersi attraverso vocaboli stranieri che non sono comprensibili per almeno la metà dei cittadini italiani“, aggiunge il senatore.

Se c’è un termine straniero che non è traducibile in italiano, si lascia e si usa, anche all’interno della Pubblica amministrazione. Se invece c’è la ricerca spasmodica per fare i fighetti con le parole straniere, allora non ci siamo“, conclude Fabio Rampelli.

La proposta di Rampelli

Come abbiamo già riportato, viene imposto l’obbligo di comunicare pubblicamente in italiano, e di utilizzare strumenti di traduzione o interpreti per le manifestazioni o le conferenze che si svolgono sul territorio del Paese. È vietato l’uso di sigle o denominazioni straniere per ruoli in azienda, a meno che non possano essere tradotte. Nelle scuole e nelle università, i corsi in lingua straniera sono tollerati solo se giustificati dalla presenza di studenti stranieri.

La proposta di legge prevede sanzioni amministrative per le violazioni degli obblighi, che possono comportare il pagamento di una somma da 5.000 a 100.000 euro.

La posizione della Crusca

Sul tema è già intervenuta l’Accademia della Crusca, come raccontato in un precedente articolo: secondo gli esperti linguisti, l’idea di multare chi utilizza parole straniere è non solo inefficace, ma anche ridicola. La lingua italiana, infatti, è stata influenzata nel corso dei secoli da molte lingue diverse, e l’utilizzo di parole straniere è parte integrante della sua evoluzione e del suo arricchimento.

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