di Giulio Sensi
Mille persone hanno seguito le due giornate di studio e Aiccon lancia il «community index» (C-Index), un insieme di indicatori che misurano la qualità della relazione con la comunità di riferimento
Nella crisi della politica il terzo settore può diventare decisivo per promuovere la partecipazione e riavvicinare i territori alle istituzioni. Ne sono convinti i maggiori protagonisti del non profit italiano che hanno partecipato venerdì e sabato alla ventiduesima edizione delle «Giornate di Bertinoro per l’economia civile» organizzate da Aiccon, il Centro Studi dell’Università di Bologna, al centro congressi della Rocca del borgo forlivese. Il titolo era «Riconoscersi. Includere per trasformare l’esistente». I lavori, introdotti dal prof. Stefano Zamagni (Università di Bologna), dal presidente e direttore di Aiccon Stefano Granata e Paolo Venturi, sono stati seguiti da circa 1000 persone, di cui 200 in presenza. Proprio il tema della trasformazione è stato al centro della due giorni di Bertinoro, anche guardando al ruolo politico del terzo settore su cui si è soffermato il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, intervenuto in video all’evento. Cassese ha parlato di «recessione democratica» e di un «grande bisogno di partecipazione della società civile». «Sarebbe utile sfruttare queste forze – ha detto il giurista – per assicurare la loro presenza anche nel campo della politica e il terzo settore può giocare un ruolo estremamente importante. Primo per portare la domanda sociale nel mondo della politica che non riesce ad avere più efficienti trasmettitori, i partiti politici. Secondo per selezionare il personale che operando nella società civile ha tutta esperienza per affrontare i grandi problemi collettivi con cui la politica si deve misurare. Ecco, la società civile e il terzo settore possono contribuire in modo notevole per porre rimedio alla questione democratica».
Fra le idee e emerse anche quella di organizzare degli Stati Generali per «lanciare – ha detto l’economista Leonardo Becchetti – un piano nazionale dell’economia civile e sociale». «Dobbiamo capire che siamo il “terzo”, il civile, – ha detto Becchetti, citando il libro di Claudia Fiaschi diffuso in edicola con Buone Notizie e Corriere della Sera – e mettere insieme questa visione per offrirla in dono alla classe politica». «Il terzo settore è portatore di senso, ma per fare questo deve esercitare il concetto di esserci nella prossimità – ha aggiunto la portavoce del Forum Nazionale del Terzo settore Vanessa Pallucchi -. Sono i territori che vivono isolamento e lontananza dai luoghi di riflessione. Dobbiamo esserci dove “le cose accadono” ed è un compito che il terzo settore deve tornare a praticare». Mauro Lusetti, presidente di Legacoop, ha parlato di lavoro da fare sul piano culturale, nei luoghi dove ci sono i giovani. «E fare rete – ha sottolineato – comporta anche un’evoluzione chiara e precisa di cosa è autonomia. Gli stati generali dell’economia sociale sono indispensabili, perché attraverso quelli riusciremo a far vivere la nostra azione nella comunità e nella società». «Credo che il volontariato – ha aggiunto dal canto suo la presidente di CSVnet Chiara Tommasini – debba e possa riprendere la parola, legittimarsi e tornare quindi a fare politica, esercitando il coraggio di riprendersi gli spazi che in passato aveva conquistato. Per fare questo deve assumere la consapevolezza che esprime anche un pensiero strategico, una vision, e non solo una operatività e dei servizi». Erika Capasso, presidente della Fondazione Innovazione Urbana di Bologna, ha parlato dell’esperienza di amministrazione condivisa fra pubblica amministrazione, terzo settore e reti civiche nel capoluogo emiliano a Bologna. Un’esperienza che sta facendo scuola in Italia «e che parte – ha spiegato Capasso – dalla consapevolezza che per raggiungere certi obiettivi c’è bisogno di farlo insieme».
Tanti i temi affrontati nella due giorni sull’economia civile, nel corso della quale sono stati presentati anche i dati aggiornati dell’Istat sul non profit: il lavoro, le disuguaglianze, il neomutualismo e le nuove economie di prossimità, la sfida dell’abitare le aree interne. Aiccon ha anche lanciato un nuovo strumento a disposizione di chi fa economia civile per valutare il suo legame con le comunità: il «community index» (C-Index), un insieme di indicatori che misurano la qualità della relazione con la comunità di riferimento. «C-Index è un cruscotto di indicatori che vuole valutare la qualità e la rilevanza della relazione che ogni organizzazione ha con la sua o le sue comunità di riferimento – spiega la ricercatrice di Aiccon Serena Miccolis -. Nasce con l’obiettivo proprio di analizzare, valutare e migliorare la qualità di tale relazione che rappresenta anche il prerequisito fondamentale per la promozione di prosperità inclusiva e per la generazione di impatto e quindi per la sua successiva valutazione».
Diversi gli indicatori presi a riferimento da Aiccon per elaborare lo strumento che può essere usato prima di tutto come auto-valutazione per i soggetti che fanno economia civile, suddivisi in quattro aree tematiche. Quella «identitaria» prende a riferimento gli strumenti e le strategie di accountability, il riconoscimento sociale e il volontariato; la dimensione «inclusiva»prevede una valutazione in merito al coinvolgimento della comunità stessa, alla governance e alla diversità e inclusione; quella «eco-sistemica» invece valuta le reti, la cooperazione e l’apertura verso il territorio; infine la dimensione «trasformativa», quella centrale, guarda all’impatto generato, al territorio e all’ambiente e ai lavoratori. «Lo mettiamo a disposizione – spiega Miccolis – di tutti quelli che vogliono avviare una riflessione interna in un’ottica di miglioramento e apprendimento continuo, compresa la pubblica amministrazione».
15 ottobre 2022 (modifica il 15 ottobre 2022 | 17:54)
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, 2022-10-16 03:42:00, Mille persone hanno seguito le due giornate di studio e Aiccon lancia il «community index» (C-Index), un insieme di indicatori che misurano la qualità della relazione con la comunità di riferimento, Giulio Sensi