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di Giusi Fasano
Il messaggio della sala operativa dopo che le due unit navali stavano rientrando per le avverse condizioni del meteo e la versione opposta della Guardia costiera. Gli interrogativi aperti e quello che non sappiamo
Fra le tante cose che non sappiamo di quella notte ce n’ una che, da sola, basterebbe a sciogliere i nodi pi grossi dell’inchiesta sui mancati soccorsi. E cio: chi ha materialmente preso la decisione di trattare la segnalazione arrivata da Frontex come un’operazione di polizia e non di soccorso in mare? Ci sar pur stato qualcuno che ha deciso e ordinato l’azione di law enforcement e non di Sar che, appunto, sarebbe stato soccorso in mare. Poi si pu discutere del fatto che quell’ordine fosse o meno una conseguenza del tipo di alert lanciato dal velivolo Frontex. Ma di fatto: ci sar stato un momento preciso in cui un ufficiale della Finanza o uno della Costiera (o magari tutti e due, comunicandosi a vicenda la decisione) avranno attivato l’operazione di polizia marittima escludendo il soccorso. Ecco, un dettaglio che non sappiamo com’ andato quel passaggio preciso.
Versioni in contrasto
C’ un altro punto raccontato dalla nostra cronaca nei giorni scorsi e ancora oggi non chiarito. Riguarda le versioni di Guardia Costiera e Guardia di Finanza nelle loro relazioni di servizio. Dice la Finanza: Alle ore 3.40 circa la Sala Operativa del comando provinciale Gdf di Vibo Valentia comunicava all’Autorit Marittima di Reggio Calabria, che le due unit navali della Guardia di Finanza sono state costrette a interrompere la navigazione per avverse condizioni meteo marine. Gli operatori di sala richiedevano alla medesima Autorit l’intervento di proprie unit navali per raggiungere il target, senza ricevere riscontro. La Guardia Costiera annota la stessa comunicazione in modo decisamente diverso, e la colloca 8 minuti dopo la Finanza. Alle ore 3.48 — dice la sua relazione di servizio — la Gdf di Vibo Valentia contattava Reggio Calabria (l’Autorit marittima, ndr) per informare che la Vedetta 5006 e il Pattugliatore Barbarisi (di cui si apprendeva solo in quel momento la presenza in attivit operativa in mare) stavano facendo rientro per condizioni meteorologiche avverse. Veniva precisato che in quel momento le imbarcazioni della Gdf non battevano nulla al radar e che quando la Gdf di Vibo Valentia ha chiesto se ci fossero assetti in attivit della Guardia costiera, veniva sottolineato che al momento non vi erano unit in attivit operativa, ma che sarebbero state impiegate in caso di richieste di soccorso.
Finanza e Guardia Costiera concordano
Chi ha ragione? La Gdf che dice abbiamo chiesto unit navali senza riscontro? O la Costiera che dice ci hanno chiesto se avevamo in mare unit navali e abbiamo detto: no, ma se serve le mandiamo? Sempre nella nota delle 3.48, la Guardia Costiera inserisce un passaggio dal quale sembra che la decisione di non far uscire le sue motovedette sia stata presa in comune, con la Guardia di Finanza. Ecco il passaggio: Gdf di Vibo Valentia e Autorit marittima di Reggio Calabria concordavano circa la mancanza di elementi di criticit, in considerazione del fatto che l’unit era in assetto (non appariva sovraccarica o sbandata), che a bordo era visibile solo una persona e che l’ultima posizione nota era a circa 40 miglia dalla costa. Vero che se anche fossero immediatamente uscite in mare le sue motovedette, a quel punto sarebbe stato comunque troppo tardi. Ma in quel momento nessuno dei due interlocutori poteva saperlo e, comunque, entrambi concordavano sulla mancanza di criticit facendo riferimento a dati di cinque ore prima.
La segnalazione
Il mare non era nelle stesse condizioni di cinque ore prima, quando Frontex aveva avvistato e segnalato il barcone come probabile barca carica di migranti, che in viaggio a 6 nodi, a 40 miglia dalla costa, che aveva una buona linea di galleggiamento con a bordo una sola persona sul ponte ma probabilmente molte persone in coperta, come rilevavano i suoi strumenti termici. Che ci fossero trafficanti di esseri umani, su quella barca, lo diceva anche la rilevazione di un telefono cellulare turco. E allora. Alla luce di tutto questo, normale decidere un tipo di intervento piuttosto che un altro basandosi su una segnalazione vecchia di 5 ore?
La matassa da sbrogliare
Quando entra in scena il distress? La premier Giorgia Meloni e poi il suo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno detto che Frontex non ha lanciato nessun allarme. Che il primo allarme arrivato alle 4 del mattino. Frontex ha ribadito pi volte che segnala quello che intercetta, ma che poi le decisioni sul da farsi spettano agli Stati. Ma a dieci giorni dalla strage, tutto ci che riguarda regolamenti, aggiornamenti di regolamenti, prassi, resta una matassa da sbrogliare. In sostanza: se si avvista un’imbarcazione, presumibilmente carica di migranti, e si sa che le condizioni meteo sono in peggioramento, si deve ritenere quella barca in distress anche se non lo nel momento in cui la si intercetta?
Le raccomandazioni europee
Gli avvocati che difendono le famiglie delle vittime sono convinti di s e hanno ripescato le Raccomandazioni del giugno 2019 emanate dal Consiglio europeo. Il pericolo di danno grave alle persone che determina lo stato di necessit, dicono quelle raccomandazioni, sussiste fin dalla partenza dalle coste africane. Le imbarcazioni devono essere considerate fin da subito in distress, in ragione del fatto che sono sovraccariche, inadeguate a percorrere la traversata, prive di strumentazione e di personale competente. A prescindere, quindi, dalle condizioni meteomarine.
Il livello politico
Al di l di tutte le singole decisioni prese nelle sale operative o a bordo del velivolo Frontex, uno dei passaggi che non conosciamo ancora riguarda la catena di comando. Esiste il livello politico nelle informazioni date nell’immediatezza dell’evento? Quando un ufficiale decide di trattare un intervento come una operazione di polizia, lo fa comunicandolo al proprio ministero di riferimento? All’inchiesta il compito di scoprirlo.
8 marzo 2023 (modifica il 8 marzo 2023 | 16:09)
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