Navi dall’Ucraina, arriva in Italia il carico di olio di semi: «Così abbiamo resistito 5 mesi»

Navi dall’Ucraina, arriva in Italia il carico di olio di semi: «Così abbiamo resistito 5 mesi»

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la storia

di Michelangelo Borrillo, inviato a Monopoli16 ago 2022

Navi dall'Ucraina, arriva in Italia il carico di olio di semi: «Così abbiamo resistito 5 mesi»

Mancavano gli ultimi documenti, lo scorso 22 febbraio. Ma la nave — la Mv Mustafa Necati, battente bandiera liberiana — era pronta a salpare con 6 mila tonnellate di olio di semi di girasole a bordo. Destinazione Monopoli, Puglia, dove quel carico è arrivato solo 175 giorni dopo: oggi, alle ore 16 del 16 agosto. Per più di 5 mesi la Mustafa Necati è rimasta bloccata nel Mar Nero, insieme ad altre centinaia di imbarcazioni, impossibilitata a solcare il Mediterraneo perché nel frattempo, in Ucraina, dal 24 febbraio è in corso una guerra. E in un contesto del genere anche la ripresa di una rotta tradizionale può rappresentare un segnale di pace, come non ha mancato di sottolineare Papa Francesco nel suo Angelus dello scorso 7 agosto per salutare la partenza dai porti del Mar Nero di Odessa e Chornomorsk delle prime 4 navi di prodotti alimentari ucraini grazie all’accordo siglato a fine luglio da Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite a Istanbul.

Come sono cambiati i prezzi

Una di quelle navi, oggi, ha finalmente attraccato al porto di Monopoli con il suo equipaggio di 13 persone. Non è la prima ad approdare in un porto italiano: proprio oggi, martedì 16 agosto, è sbarcata a Ravenna anche la nave cargo Sacura con a bordo 11 mila tonnellate di semi di soia, preceduta il 12 agosto dalla Rojen che ha scaricato, sempre al porto di Ravenna, 13 mila tonnellate di semi di mais ucraino acquistate non da un unico compratore ma da più mangimisti italiani. Un carico inizialmente destinato al Regno Unito, al porto di Teesport, ma poi dirottato sull’Adriatico. Perché in 5 mesi le cose cambiano, così come le condizioni di mercato e i prezzi, e ciò che poteva servire a marzo o aprile adesso potrebbe non servire più. A Monopoli, invece, quell’olio di semi di girasole atteso da febbraio serve ancora, eccome se serve. Al quartier generale del gruppo Marseglia — agroalimentare e produzione di energia: con oltre 1,5 miliardi di fatturato è una tra le più grandi realtà industriali della Puglia — il mancato arrivo di quel carico è costato abbastanza in termini di prezzo, fino al 75% in più. Lo aspettavano da tempo sia alla Casa Olearia Italiana (l’azienda del gruppo che lavora l’olio di semi per gli usi alimentari), sia alla Ital Bioil (che produce biodiesel). «In questi mesi — spiega il patron Leonardo Marseglia — siamo arrivati a pagare una tonnellata di olio di semi di girasole anche 2.300 dollari, mille in più rispetto ai 1.300 di questo carico, prezzo fissato a febbraio e che vale anche oggi». Un rincaro di circa il 75% che non ha rappresentato l’unica difficoltà. «Il problema non era solo il costo — aggiunge Marseglia — ma proprio la reperibilità del prodotto perché i nostri fornitori abituali sono, per l’appunto, in Ucraina. Per questo penso che il rialzo dei prezzi degli ultimi mesi sia da ricercare soprattutto in una bolla della logistica piuttosto che in una inflazione vera e propria».

Le alternative treno e camion

Fatto sta che in questi mesi di blocco delle navi ci si è dovuti arrangiare con soluzioni diverse. «Noi ci siamo rivolti a fornitori ungheresi — continua l’imprenditore pugliese — o al trasporto dell’olio ucraino con i camion o con i treni: mille tonnellate di olio di semi di girasole per la produzione di biodiesel sono arrivate dall’Ucraina via camion proprio nei giorni scorsi. Ma, ovviamente, non è la stessa cosa: una nave trasporta l’equivalente di 200 camion». E la quantità, per un gruppo che raffina 200 mila tonnellate di olio di semi all’anno di cui 130 mila di semi di girasole, non è un elemento trascurabile. E non lo è stato neanche per i clienti del gruppo pugliese, acquirenti di olio di semi di girasole raffinato utilizzato dai settori alimentare, dolciario e conserviero. «Per questo, è inutile negarlo — aggiunge Marseglia — un momento di sbandamento per l’approvvigionamento lo abbiamo avuto visto che a fine febbraio aspettavamo 4 navi che erano già cariche. Il carico di due di quelle navi è arrivato in questi mesi con camion e treni a prezzi più alti; la Mustafa Necati è arrivata adesso e l’altra nave arriverà a breve». L’allarme, quindi, sembra rientrato: ora si tratterà soltanto di controllare il carico rimasto in stiva per 5 mesi: «Saranno fatte le verifiche del caso — spiega ancora Marseglia — ma non penso ci saranno problemi: nei serbatoi l’olio di semi si mantiene anche fino a due anni».

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Il ritorno a 6 mesi fa

Lo sblocco delle navi è, ovviamente, una buona notizia anche per i porti. «La ripresa dei traffici marittimi — sottolinea Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico meridionale (Bari, Barletta, Brindisi, Manfredonia e Monopoli) — lascia sperare nella possibilità di una intesa più ampia, con la cessazione del conflitto bellico. Per la Puglia, ma anche per l’Italia, dipendente dall’Ucraina per il grano tenero, la riapertura dei traffici garantirà gli approvvigionamenti necessari alla industria agroalimentare». Con lo stop al blocco navale anche i prezzi delle materie prime si sono calmierati. «Attualmente — conclude Marseglia — sul mercato una tonnellata di olio di semi di girasole quota intorno ai 1.450 dollari, rispetto ai picchi di 2.300, e l’olio lavorato riusciamo a venderlo a 1.700 euro. Nei mesi scorsi, invece, dovevamo rispettare il prezzo di vendita dell’olio lavorato di 1.500 euro e acquistare la materia prima a prezzi più alti». L’arrivo a destinazione della Mustafa Necati, acquistato a 1.300 dollari a tonnellata, ha così riportato il mercato indietro di sei mesi. Adesso resta il passo più difficile da compiere: riportare anche la pace di quel 22 febbraio, svanita soltanto 48 ore dopo. E non ancora ritrovata.

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, 2022-08-16 20:50:00, Sbarca a Monopoli anche la Mustafa Necati, bloccata per 175 giorni nel mar Nero. Il gruppo Marseglia: «La aspettavamo da febbraio, abbiamo pagato l’olio anche il 75% in più», Michelangelo Borrillo, inviato a Monopoli

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