di Rinaldo Frignani
L’ipotesi dell’impegno della Marina per garantire il transito dei mercantili. In missione, con altri Paesi europei, i cacciamine della classe Gaeta e Lerici, ma anche le Fremm, ovvero le fregate europee multi missione
Il Canale di Suez. Il Golfo Persico. La storia recente della Marina militare è costellata di operazioni di sminamento svolte in ambito internazionale e nel corso di crisi tutt’altro che concluse. Ecco perché l’ipotesi di un impegno di unità italiane nel Mar Nero per riportare in sicurezza le acque antistanti il porto di Odessa, e anche la costa fino alla Romania, non viene ritenuta così improbabile. E subito dopo, con le rotte messe finalmente in sicurezza — si spera fino alla Crimea —, la Marina potrebbe impegnarsi nell’ambito di una missione Ue alla quale sta lavorando con Francia e Germania (se ne parlerà oggi a Bruxelles nel corso del Consiglio europeo) anche nella scorta dei mercantili pieni di grano ucraino destinato ai Paesi del Sud del mondo, a rischio di una crisi alimentare senza precedenti. Iniziativa che potrebbe essere messa in atto anche senza l’ok collettivo dell’Europa.
Del resto proprio a metà maggio lo stesso premier Mario Draghi, nel corso di un’informativa al Senato sulla guerra russo-ucraina, ha confermato la disponibilità del governo a rinforzare il fronte est della Nato inviando un altro migliaio di uomini delle forze armate — 750 in Bulgaria e altri 250 in Ungheria —, valutando al tempo stesso la possibilità di aiutare la Slovacchia nella difesa aerea e la Romania proprio nello sminamento del Mar Nero. Nelle ultime ore questa seconda iniziativa sta diventando uno scenario plausibile, sempre in una cornice di sicurezza e di regole di ingaggio chiare, visto che la situazione di fronte alle coste ucraine rimane fluida e comunque pericolosa. Indispensabili le garanzie di Mosca di non proseguire l’offensiva verso Odessa.
Fra le unità che potrebbero essere prese in considerazione per l’operazione di bonifica delle acque dove la flotta russa staziona ormai dall’inizio dell’anno contrastata dalle forze di Kiev, ora dotate di numerosi missili anti-nave Harpoon forniti dalla Danimarca, ci sarebbero i cacciamine classe Gaeta e Lerici. Dovrebbero essere scortati da altre unità, che secondo l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, già capo di Stato maggiore della Marina, potrebbero comprendere «il raggruppamento subacquei del Varignano, sonar a profondità variabile, droni subacquei a pilotaggio remoto, navi ausiliarie di assistenza logistica per i cacciamine e una nave comando».
Operazioni che riguarderebbero peraltro tutta la costa meridionale dell’Ucraina, minata in maniera pesante per impedire lo sbarco delle truppe di Mosca, «molto laboriose e certamente non veloci» da svolgere in «condizioni di tregua fra le parti e in un’adeguata cornice di sicurezza», conferma l’ammiraglio. L’area da sminare è molto vasta e gli ordigni da bonificare micidiali e di vario genere, compresi quelli a influenza magnetica che si attivano al solo passaggio di una nave e quelli ormeggiati sul fondale. Per i convogli di scorta ai mercantili, invece, sarebbero disponibili le Fremm, le fregate europee multi-missione.
29 maggio 2022 (modifica il 29 maggio 2022 | 22:16)
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, 2022-05-29 20:28:00, L’ipotesi dell’impegno della Marina per garantire il transito dei mercantili. In missione, con altri Paesi europei, i cacciamine della classe Gaeta e Lerici, ma anche le Fremm, ovvero le fregate europee multi missione, Rinaldo Frignani