Negoziato Russia-Ucraina: quali i punti in discussione?

Negoziato Russia-Ucraina: quali i punti in discussione?

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di Giuseppe Sarcina

Possibile un accordo su ingresso di Kiev nella ue, non sulla Nato. In bilico il futuro status di Crimea e Donbass. Ma Mosca chiude del tutto ai garanti internazionali della sicurezza

Si tratta sotto le bombe. Il vertice di Istanbul ha aperto spiragli di ottimismo anche se nelle ore successive la Russia ha molto smorzato i toni ribadendo che le ostilità vanno avanti. Ma quali sono i punti critici della trattativa? E a quali probabilità ci sono di raggiungere un compromesso su ciascuno di essi? Eccoli nel dettaglio.

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1) La neutralità: Nato no, Ue sì

Volodymyr Zelensky apre alla «neutralità». L’Ucraina è pronta a cancellare l’obiettivo storico di aderire all’Alleanza Atlantica, venendo incontro alla richiesta numero uno della Russia. Da almeno un mese, le diplomazie stanno discutendo su due modelli: quello svedese (o finlandese) e quello austriaco. La differenza è sostanziale. La Svezia si dichiarò neutrale nel 1834 e confermò il suo «status» nel 1945, dopo la Seconda guerra mondiale, ma senza sancirlo né nella Costituzione, né in un Trattato internazionale. In sostanza il Parlamento svedese, così come quello della Finlandia che applica la stessa formula, potrebbe decidere di cambiare la propria posizione internazionale, con una semplice decisione politica, senza un lungo processo di revisione costituzionale. La condizione dell’Austria è diversa: la neutralità è sancita dalla Costituzione fin dal 1955. Per questo si parla di «neutralità perpetua». I russi puntano al massimo: l’Ucraina deve diventare come l’Austria, meglio ancora se completamente demilitarizzata. Ma Kiev non rinuncerà a un esercito per l’autodifesa, compatibile con la condizione di Paese neutrale. Il Parlamento ucraino sarà comunque chiamato a cambiare la Costituzione che contiene quattro riferimenti «al percorso euroatlantico» del Paese. Nello stesso tempo, però, l’Ucraina non rinuncerà al cammino verso l’Unione europea. Del resto Svezia, Finlandia e Austria, pur essendo Stati neutrali, fanno parte della Ue fin dal 1995. Attenzione, però, a un dettaglio finora poco visibile: che cosa succederà se la Ue, con dentro l’Ucraina, dovesse dotarsi di una difesa comune? Kiev potrà ospitare sul proprio territorio forze e mezzi dell’esercito comune europeo? I russi rispondono di no: sarebbe un modo per vanificare la formula della neutralità. In ogni caso è l’aspetto del negoziato su cui le parti sono più vicine e la distanza sembra poter essere colmata

2) Garanti della sicurezza. Mosca dice no

Il governo ucraino non si fida più di Putin. Per Zelensky la condizione irrinunciabile è che ci sia un meccanismo che garantisca non solo il rispetto di un eventuale Trattato di pace, ma soprattutto l’integrità territoriale dell’Ucraina. La formula degli accordi di Minsk si è rivelata fallimentare. Germania e Francia hanno partecipato come mediatori senza alcuno strumento concreto per farli applicare. Zelensky non vuole ripetere quella scelta, in ultima analisi basata sulla buona fede delle controparti. Ora il presidente ucraino chiede che si costituisca un gruppo di tutori, pronti a intervenire militarmente se la Russia dovesse di nuovo invadere l’Ucraina. Zelensky pensa innanzitutto agli Stati Uniti, al Regno Unito e alla Francia, tre potenze nucleari. Si è parlato anche di Turchia e di Germania. Da ultimo anche l’Italia si è offerta «come garante per la sicurezza». Ma per i russi è in assoluto il passaggio più difficile da accettare: di fatto l’Ucraina entrerebbe in una piccola Nato. L’obiettivo di Mosca, invece, è esattamente l’opposto: spezzare il legame militare tra Kiev, Washington e le principali capitali europee. Ecco perché questo aspetto cruciale appare come il più complicato.

3) Crimea e Donbass: situazione in bilico

La resistenza ucraina ha costretto Putin a ridimensionare drasticamente gli obiettivi militari. A questo punto la Russia sembra concentrarsi soprattutto nella zona sud-orientale del Paese. I negoziati, per altro, già da qualche settimana si stanno orientando sullo status della Crimea e del Donbass. Anche qui va registrata l’apertura di Zelensky, disponibile a discutere sui territori occupati dai russi fin dal 2014. Il dato di fatto è che Kiev è pronta a rinunciare alla piena sovranità della Crimea. Ora si tratta di trovare la formula giuridica per consentirne il passaggio nella sfera di influenza russa. Mosca considera la penisola parte integrante della Federazione Russa e non intende tornare indietro. Più complicata, ma non impossibile, l’intesa sul Donbass. Prima del 2014 questa regione valeva circa il 20% del prodotto interno lordo. Sul tavolo ci sono formule che dovrebbero assicurare la ripresa dei rapporti anche economici tra le due sedicenti repubbliche indipendenti e il resto del Paese. Donetsk e Lugansk, per esempio, potrebbero essere dichiarate zone di libero scambio, con un’ampia autonomia politica. Situazione in bilico, quindi, ma con margini per arrivare a un accordo.

4) Danni per 10 miliardi: chi pagherà?

Sullo sfondo del negoziato ci sono almeno tre incognite politiche molto importanti. La prima: i russi riconoscono che un’intesa non può reggere senza il dialogo tra Mosca e Washington. Dal Cremlino arrivano segnali per riaprire il confronto. Ma al momento la chiusura dell’amministrazione Biden è totale. La Casa Bianca segue con grande scetticismo i negoziati in corso. In ogni caso, per gli Stati Uniti le condizioni preliminari sono il cessate il fuoco in tutto il Paese e l’apertura dei corridoi umanitari per soccorrere le città assediate. Seconda: Zelensky ha dichiarato che gli accordi saranno sottoposti a un referendum popolare. Gli ucraini hanno costretto Putin alla ritirata, perché allora dovrebbero adesso accontentarlo, rinunciando alla Nato? Molto dipenderà da quali Stati accetteranno di garantire la sicurezza dell’Ucraina. Terza: chi pagherà i danni della guerra? Le bombe di Putin hanno già distrutto case, fabbriche, scuole, ospedali. La comunità internazionale potrà consentirgli di uscirne senza risarcire l’Ucraina? Il conto è già pari a 10 miliardi di dollari. Sarebbe un precedente devastante per il diritto internazionale. Questi tre aspetti sono ancora in bilico.

29 marzo 2022 (modifica il 29 marzo 2022 | 23:54)

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