Nel centrodestra la sfida è sui seggi: nella Lega le tentazioni di riforma elettorale

Nel centrodestra la sfida è sui seggi: nella Lega le tentazioni di riforma elettorale

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di Francesco VerderamiIl nodo del centrodestra è un problema di collegi. Al Nord gli effetti dei nuovi equilibri Il nodo nel centrodestra non è la leadership o la linea politica. È un problema di collegi. La questione è dirimente, perché misurerà nella prossima legislatura i rapporti di forza in seno all’alleanza. Rapporti che già potrebbero delinearsi al termine della trattativa sui candidati comuni da presentare nei 221 collegi uninominali di Camera e Senato. Sempre che il sistema di voto non cambi. Se rimanesse il Rosatellum, i nuovi equilibri in seno al centrodestra finirebbero per cambiare il profilo della coalizione soprattutto al Nord, dove la Lega (oltre a Forza Italia) rischierebbe una grave emorragia di candidature a vantaggio di FdI. Con un impatto politico di prima grandezza sul Carroccio, che nel Nord ha la sua tradizionale roccaforte. Non a caso un autorevole dirigente leghista — in vista di quel passaggio — ammette che «la trattativa sarà complessa». E ogni singolo partito ne sta già riservatamente discutendo al proprio interno. I leader dovranno intanto accordarsi sul metodo da usare per la ripartizione dei collegi. Nel 2018 scelsero di adottare una media ponderata, basata su tre diversi sondaggi e sullo storico delle elezioni precedenti. Se quello schema venisse riapplicato, ciascuno dei tre maggiori partiti otterrebbe grosso modo quasi un terzo delle candidature uninominali, con il resto da assegnare alle forze centriste. La Meloni non ne è tanto convinta. E non è la sola, visto che nella coalizione si lavora su meccanismi diversi. Uno di questi — di fonte centrista e basato sul fixing attuale — assegnerebbe a FdI 106 candidati nelle due Camere, 52 alla Lega, 38 a Forza Italia e 15 ai partiti minori. È un calcolo di parte e parziale, che delinea però un dato tendenziale. Ma anche se il metodo dovesse rimanere quello del 2018, il problema non cambierebbe. E il punto sensibile resterebbe sempre il Nord. Oggi alle cinque regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria) spettano 76 collegi uninominali tra Camera e Senato. Al Nord, alle scorse consultazioni, il rapporto di candidati tra Lega e Forza Italia da una parte, e Fratelli d’Italia dall’altra, fu di tre a uno. Così nel Piemonte, per esempio, vennero eletti dieci parlamentari azzurri, otto leghisti e tre di FdI. Adesso il quadro è destinato a cambiare radicalmente: come minimo il rapporto tra i maggiori alleati sarebbe di uno a uno. Se a questo si aggiunge il taglio dei parlamentari, previsto dalla riforma costituzionale, per il Carroccio (oltre che per FI) sarebbe un salasso di almeno venti scranni. A vantaggio della Meloni. Un’ipotesi che viene esaminata prevede di compensare FdI con un maggior numero di collegi al Sud. Ma servirebbe solo a ridurre il danno. Non sono numeri. È carne viva che incide sul tessuto politico territoriale. Perché la fine delle aspirazioni di quanti ambiscono a candidarsi, produrrebbe demotivazione nella classe dirigente in campagna elettorale. Perciò la questione dei collegi è fondamentale nella partita del centrodestra, siccome influisce sulla sfida della leadership. Ancor di più rischia di innescare un conflitto nelle realtà locali tra forze formalmente alleate, con conseguenze sul risultato nazionale. Si è già visto alle Amministrative. L’assenza di una tregua — se non di un accordo — tra i leader, fa dire a Lupi che «sembriamo ormai la brutta copia del centrosinistra». Porta addirittura il segretario dell’Udc Cesa ad interrogarsi: «Ma Salvini e Meloni vogliono vincere?». La domanda al momento è se vogliano vedersi, perché tra i dirigenti di Fratelli d’Italia c’è chi ritiene che «passerà l’estate». In ogni caso era impossibile che si tenesse un vertice nei giorni scorsi. Il capo del Carroccio — prima di sedersi al tavolo dell’alleanza — deve sedare le forti tensioni nel suo partito, compattarlo con un ufficio politico in cui tutti si sentano finalmente rappresentati e da lì provare a ripartire. Accadrà lunedì. Quanto al destino della coalizione si vedrà. Perché mentre nel centrodestra tutti stanno facendo i conti sui collegi, c’è chi nella Lega sta facendo altri calcoli. Su una nuova legge elettorale 1 luglio 2022 (modifica il 1 luglio 2022 | 23:21) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-01 21:21:00, Il nodo del centrodestra è un problema di collegi. Al Nord gli effetti dei nuovi equilibri, Francesco Verderami

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