Questa volta siamo alle prese con una parola che ha una storia antichissima e prestigiosa, figlia del mito e presente nella vita quotidiana di generazioni di nostri trisavoli. Dea della giustizia, Nemesi, nel corso dei secoli si evoluta, mentre letteratura e filosofia la utilizzavano come sinonimo di indignazione, sdegno, fino all’uso corrente per identificare il nemico per antonomasia.
All’origine pi antica. C’ un verbo greco, nemein, che significa distribuire, alla radice della parola Nemesi che cos approda dal greco al latino, identificando la dea che dall’Olimpo (forse figlia di Zeus, forse sua amante, non si pu sapere tutto con certezza), si incarica di distribuire la giustizia. Non solo punendo i torti ma svolgendo una delicatissima funzione di equilibratrice dell’universo. Non tollera esagerazioni Nemesi e interviene con premi e punizioni quando gli umani oltrepassano i confini per troppa fortuna o troppa colpa.
Ma non sola. Troppo delicata questa funzione tesa a mantenere proporzione e regola, perch Nemesi potesse essere lascia sola ad amministrare la giustizia. Per punire chi viola una legge era sufficiente una dea con meno sfumature e a questo pensava Dike. Era lei a vegliare sui comportamenti terreni e a riferire a Zeus chi non rispettava leggi e precetti, insomma le infrazioni umane da punire. Nemesi non ha un ruolo cos strutturato: lei interviene sui delitti irrisolti o sugli eccessi della sorte. Tracotanza e superbia fanno scattare la sua reazione e questo pi che alla giustizia, fa accostare il suo nome alla vendetta, che perseguita non solo i malvagi ma coloro che si dimostrano ingrati nei confronti del destino loro assegnato.
Come diventa un arcinemico. Anche l’Accademia della Crusca si occupata della Nemesi e dell’evoluzione dei suoi significati pubblicando – a cura di Elisa Citano – una sintesi dell’articolo di Lorenzo Zanasi Nemesi – Storia di un prestito camuffato pubblicato nel volume XXXII (2015) degli Studi di lessicografia italiana. Sar la lingua inglese a introdurre nel sistema italiano un significato ulteriore: “parola dotta, nemesis entra nell’early modern English alla fine del XVI secolo […] con i significati di ‘dea della vendetta’, ‘fortuna’, ‘giustizia’ [… ma] nel corso del XX secolo nell’inglese-americano […]si carica di un’ulteriore accezione: il ‘nemico per eccellenza’, ‘a long-standing rival’; ‘an arch-enemy’. proprio questo ‘nemico principale’ o ‘arci nemico’ che presente in italiano sotto forma di prestito camuffato”. Aggiungiamo, in forma di ipotesi, che in inglese, il passaggio semantico pu esser stato sostenuto anche dalla vicinanza formale tra enemy ‘nemico’ e Nemesis.
L’evoluzione storica. Quando il concetto di distribuzione della giustizia si lega a quello di riparazione si mette nella condizione di cucire un vestito su misura per dare spiegazioni a fatti che sembrano inspiegabili. Il dizionario Treccani ce lo spiega cos: Con uso figurato, nemesi storica, espressione riferita ad avvenimenti storici che sembrano quasi riparare o vendicare sui discendenti antiche ingiustizie o colpe di uomini e nazioni; una nemesi, a proposito di un avvenimento considerato come un atto di giustizia compensativa. Talvolta anche col significato generico di punizione o vendetta, con carattere di ineluttabile fatalit.
Nella New York del 1944. Philippe Roth ha voluto intitolare Nemesi un suo romanzo, pubblicato nel 2010 e ambientato in un’America del 1944 impegnata a combattere su due fronti: la seconda guerra mondiale contro Germania e Giappone e una devastante epidemia di poliomelite. Protagonista di Nemesi un ragazzo ebreo ventenne, atleta e insegnante di educazione fisica. Per un difetto alla vista non pu partecipare al conflitto mondiale e la frustrazione di quella che vive come una colpa, la riversa in positivo nell’amore per i suoi ragazzi per cercare di proteggerli dall’epidemia. Scrive Chiara Lombardi nella recensione pubblicata su L’Indice: A met di questo libro, il lettore sa che la nemesi non tarder ad arrivare, anche se non sa ancora quando n come. E non soltanto, com’ ovvio, perch cos vuole il titolo. Perch ne sente il peso, il fiato sul collo, anche quando le cose sembrano mettersi per il meglio; e perch la dea, simbolo di una giustizia superiore che distribuisce a ciascuno il suo pezzo di buona e cattiva sorte, non pu non vendicarsi contro chi stato troppo fortunato. l’antica regola dell’invidia degli dei.
L’ambiguit. Nemesi risulta essere perci un termine ambiguo e non facile da usare nella sua accezione originaria. Facciamo ancora riferimento all’approfondimento dell’Accademia della Crusca: L’ambiguit con cui il termine stato impiegato nei secoli testimoniata nelle fonti iconografiche e lessicografiche nel greco antico e nelle lingue che successivamente hanno accolto questa parola nel proprio vocabolario; non sembra facile usare nemesi in modo univoco e appropriato, soprattutto quando si voglia impiegare il termine nell’articolato senso di ‘giustizia riparatrice o distributiva’. Pi semplice assegnare a esso la connotazione della ‘vendetta’ e ancor pi immediato il significato metonimico di ‘acerrimo nemico’.
Un appello accorato. Nel 2020 sulle colonne del Corriere della Sera Gian Antonio Stella scrisse una appassionata recensione ad un libro importante: Senza parole. Piccolo dizionario per salvare la nostra lingua, di Massimo Arcangeli pubblicato dal Saggiatore. Tra queste parole da salvare non poteva mancare Nemesi. Stella ne parla cos: Rileggiamo Giovannino Guareschi: “La nemesi storica!” disse con voce solenne Peppone. Don Camillo si preoccup. “La nemesi storica e, se non basta, anche la nemesi geografica!” continu Peppone. “E se non basta ancora…”. “Credo che baster” rispose don Camillo che, sentendo parlare di nemesi geografica, era subito tornato tranquillo”. Un capolavoro. Immortale. “Nemesi un termine pi specifico di punizione, vendetta o castigo”, scrive Arcangeli fornendo come sempre una spiegazione, “Indica la giustizia riparatrice, che ricade inesorabile sui discendenti dei responsabili di un torto, un’ingiustizia, un delitto; le sue vittime, se la nemesi storica, sono perlopi nazioni, popolazioni, stirpi familiari o altre entit territoriali o complessi di persone che presuppongano il passaggio da una generazione alle successive. Espiamo una pena se a scontare le nostre colpe siamo noi, subiamo una nemesi se, pur innocenti, veniamo puniti per le colpe di un nostro predecessore o antenato”. Eppure la maggioranza dei giovani universitari monitorati, di nemesi, non ha saputo dare un solo sinonimo. Non uno. Non sanno, gli innocenti, di scontare non solo le colpe loro ma soprattutto di chi da decenni della scuola si occupa cos, come capita… Lasciandoci davvero senza parole.
17 ottobre 2023 (modifica il 17 ottobre 2023 | 19:07)
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