La Commissione europea ha approvato la decurtazione dei finanziamenti per asili nido e scuole dell’infanzia da 264.480 a 150.480, per via della lievitazione dei costi delle materie prime, cresciute di almeno il 50 per cento rispetto alle stime del 2021. Quindi, viene spiegato da una non meglio identificata fonte governativa, come si legge su Agenzianova, che “gli interventi sono risultati inferiori sia in termini di metri quadrati, sia in termini di nuovi posti aggiuntivi”.
La commissione inoltre “non ha ritenuto ammissibili, ai fini del target dei nuovi posti, gli interventi di messa in sicurezza, di demolizione e ricostruzione, nonché i centri polifunzionali, selezionati nel 2021-2022 dal precedente governo” così come “non ha riconosciuto ammissibili, le spese per l’avvio della gestione del servizio, in quanto il Pnrr non può sostenere spese correnti, operando un taglio di 900 milioni di euro”.
Tuttavia, la stessa fonte governativa fa sapere che “non sarà definanziato nessun intervento già aggiudicato benché non contribuisca al target finale, così come conteggiato dalla Commissione europea, così come saranno mantenute le risorse in conto corrente già assegnate ai Comuni – questi interventi contribuiscono comunque al potenziamento dei servizi educativi nella fascia 0-6 anni”.
“Si continuerà a investire in asili nido per aumentare il numero dei posti, per raggiungere, come richiesto dal Consiglio Ue nel 2021, il 33 per cento di copertura del servizio a livello nazionale entro il 2026, e per garantire il target finale” che il governo “adotterà un primo Piano asili da circa 530 milioni con le risorse già finanziate nel cosiddetto decreto Caivano”.
Sempre queste stesse fonti di governo chiariscono infine che “successivamente sarà adottato un secondo Piano asili, anche grazie alla possibilità di utilizzare i circa 900 milioni di euro di risorse nazionali rimodulate da altri Piani di edilizia scolastica che la Commissione ha ammesso a finanziamento nell’ambito del Pnrr”.
Tale secondo Piano “rappresenta un impegno concreto per il raggiungimento del livello del 45 per cento di copertura del servizio a livello nazionale entro il 2030 stabilito nel citato Consiglio Ue del 2021”.
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