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«Nessuna svolta»: Mosca stronca il dialogo Kiev: «Sarà cruciale il ruolo dell’Italia»

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di Fabrizio Dragosei@Drag6

Le truppe non ripiegano, resta la pressione. Il ministro degli Esteri russo: Donbass e Crimea nodi risolti. Lo stop ucraino: la nostra sovranità deve essere ripristinata

I negoziatori si dicono ottimisti, ma è noto che il fare di tutto per arrivare a un risultato fa parte del loro ruolo. Chi osserva invece da lontano le trattative e, soprattutto, quello che continua a succedere in Ucraina tende più a condividere l’idea degli americani e dei britannici: bisogna stare a vedere quello che la Russia fa e non quello che dice. E attorno a Kiev la pressione militare non è diminuita. Anzi, sono aumentati i bombardamenti, segno che le truppe di Mosca impegnate in quel quadrante si stanno riorganizzando e non intendono invece lasciare il settore per spostarsi sul fronte del Donbass.

«Alcuni aspetti positivi»

Studiando poi le proposte avanzate dalla delegazione ucraina e le risposte della controparte russa appare sempre più evidente come i due governi siano ancora lontani anni luce. E infatti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ieri ha gelato le aspettative: «Ci sono alcuni aspetti positivi nel negoziato a Istanbul, ma nessuna svolta»

.

Mykhailo Podolyak, l’assistente del presidente Zelensky, si era mostrato il più ottimista: «Ho una buona impressione». Gli aveva fatto eco il suo omologo russo, Vladimir Medinsky, seguito dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov: «Progressi significativi». Poi però Lavrov fornisce una interpretazione tutta sua della posizione ucraina: «Hanno capito che le questioni della Crimea e del Donbass sono state già risolte una volta per tutte». Ma non sembra affatto così. E infatti il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev risponde: «Saranno risolte quando sarà ripristinata la nostra sovranità».

Neutralità

È il punto sul quale sembra essere più vicina una intesa vera, anche se rimangono problemi enormi. Niente Nato, dicono gli ucraini, ma adesione alla Ue e garanzie «granitiche» su indipendenza e sicurezza. I Paesi occidentali (compresa l’Italia), la Cina e la Russia si devono impegnare formalmente, anche con un meccanismo che preveda l’immediato intervento militare in caso di nuova guerra. È assai difficile che i Paesi Nato siano disposti a dare una simile garanzia a Kiev che è fuori dall’Alleanza. È un altro ostacolo al raggiungimento di qualsiasi soluzione. Già sulla neutralità del Paese, Kiev dice che la scelta dovrà essere sottoposta a una consultazione «dopo che le truppe russe si saranno ritirate», tornando alle posizioni che occupavano prima dell’invasione.

Donbass

È chiaro che i cittadini potrebbero tranquillamente bocciare l’intesa. E allora? I russi non si fidano, se non altro perché in otto anni Poroshenko prima e Zelensky poi non sono riusciti a far passare alla Rada l’autonomia amministrativa da concedere al Donbass. Putin non accetterà mai una soluzione così pasticciata e incerta. La proposta ucraina è una non-proposta. Si dice che il problema delle due repubbliche proclamatesi indipendenti nel 2014 sarà risolto in colloqui diretti tra Putin e Zelensky. Ma non c’è alcuna indicazione di come sciogliere il nodo. Solo che gli ucraini continuano a dire che della integrità territoriale del Paese non si parla nemmeno. E allora? La posizione russa è diametralmente opposta: Donetsk e Lugansk sono indipendenti, ci abitano almeno un milione e mezzo di russi con tanto di passaporto della Federazione. Bisogna discutere, semmai, dell’allargamento del loro territorio fino a coprire tutte e due le regioni dell’Ucraina delle quali erano capoluoghi.

Crimea

Per la penisola passata alla Russia nel 2014 con referendum e annessione, c’è la proposta di discussioni che si potrebbero protrarre per 15 anni, fino a quando Putin dovrebbe mollare la poltrona al Cremlino (avrà 84 anni). Ma quale potrebbe essere la soluzione? Kiev sembra pensare a una specie di «leasing» alla Russia, come avveniva per la base navale di Sebastopoli fino a otto anni fa. Ma anche in questo caso la Russia dice il contrario, come ha ripetuto anche ieri il portavoce del Cremlino Peskov: la Crimea è di Mosca e non si tocca. Tra l’altro, i suoi due milioni e mezzo di abitanti hanno tutti passaporto russo.

Mariupol

Nessuno parla della costa meridionale che è stata conquistata dai russi con esclusione dell’importante porto. Sarà restituita? Per il Cremlino è la garanzia della continuità territoriale con la «sua» Crimea. Tutto considerato, sembra assai probabile che le dichiarazioni di ottimismo delle due parti siano semplici bluff.

31 marzo 2022 (modifica il 31 marzo 2022 | 00:42)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-03-30 23:34:00,

di Fabrizio Dragosei@Drag6

Le truppe non ripiegano, resta la pressione. Il ministro degli Esteri russo: Donbass e Crimea nodi risolti. Lo stop ucraino: la nostra sovranità deve essere ripristinata

I negoziatori si dicono ottimisti, ma è noto che il fare di tutto per arrivare a un risultato fa parte del loro ruolo. Chi osserva invece da lontano le trattative e, soprattutto, quello che continua a succedere in Ucraina tende più a condividere l’idea degli americani e dei britannici: bisogna stare a vedere quello che la Russia fa e non quello che dice. E attorno a Kiev la pressione militare non è diminuita. Anzi, sono aumentati i bombardamenti, segno che le truppe di Mosca impegnate in quel quadrante si stanno riorganizzando e non intendono invece lasciare il settore per spostarsi sul fronte del Donbass.

«Alcuni aspetti positivi»

Studiando poi le proposte avanzate dalla delegazione ucraina e le risposte della controparte russa appare sempre più evidente come i due governi siano ancora lontani anni luce. E infatti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ieri ha gelato le aspettative: «Ci sono alcuni aspetti positivi nel negoziato a Istanbul, ma nessuna svolta»

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Mykhailo Podolyak, l’assistente del presidente Zelensky, si era mostrato il più ottimista: «Ho una buona impressione». Gli aveva fatto eco il suo omologo russo, Vladimir Medinsky, seguito dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov: «Progressi significativi». Poi però Lavrov fornisce una interpretazione tutta sua della posizione ucraina: «Hanno capito che le questioni della Crimea e del Donbass sono state già risolte una volta per tutte». Ma non sembra affatto così. E infatti il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev risponde: «Saranno risolte quando sarà ripristinata la nostra sovranità».

Neutralità

È il punto sul quale sembra essere più vicina una intesa vera, anche se rimangono problemi enormi. Niente Nato, dicono gli ucraini, ma adesione alla Ue e garanzie «granitiche» su indipendenza e sicurezza. I Paesi occidentali (compresa l’Italia), la Cina e la Russia si devono impegnare formalmente, anche con un meccanismo che preveda l’immediato intervento militare in caso di nuova guerra. È assai difficile che i Paesi Nato siano disposti a dare una simile garanzia a Kiev che è fuori dall’Alleanza. È un altro ostacolo al raggiungimento di qualsiasi soluzione. Già sulla neutralità del Paese, Kiev dice che la scelta dovrà essere sottoposta a una consultazione «dopo che le truppe russe si saranno ritirate», tornando alle posizioni che occupavano prima dell’invasione.

Donbass

È chiaro che i cittadini potrebbero tranquillamente bocciare l’intesa. E allora? I russi non si fidano, se non altro perché in otto anni Poroshenko prima e Zelensky poi non sono riusciti a far passare alla Rada l’autonomia amministrativa da concedere al Donbass. Putin non accetterà mai una soluzione così pasticciata e incerta. La proposta ucraina è una non-proposta. Si dice che il problema delle due repubbliche proclamatesi indipendenti nel 2014 sarà risolto in colloqui diretti tra Putin e Zelensky. Ma non c’è alcuna indicazione di come sciogliere il nodo. Solo che gli ucraini continuano a dire che della integrità territoriale del Paese non si parla nemmeno. E allora? La posizione russa è diametralmente opposta: Donetsk e Lugansk sono indipendenti, ci abitano almeno un milione e mezzo di russi con tanto di passaporto della Federazione. Bisogna discutere, semmai, dell’allargamento del loro territorio fino a coprire tutte e due le regioni dell’Ucraina delle quali erano capoluoghi.

Crimea

Per la penisola passata alla Russia nel 2014 con referendum e annessione, c’è la proposta di discussioni che si potrebbero protrarre per 15 anni, fino a quando Putin dovrebbe mollare la poltrona al Cremlino (avrà 84 anni). Ma quale potrebbe essere la soluzione? Kiev sembra pensare a una specie di «leasing» alla Russia, come avveniva per la base navale di Sebastopoli fino a otto anni fa. Ma anche in questo caso la Russia dice il contrario, come ha ripetuto anche ieri il portavoce del Cremlino Peskov: la Crimea è di Mosca e non si tocca. Tra l’altro, i suoi due milioni e mezzo di abitanti hanno tutti passaporto russo.

Mariupol

Nessuno parla della costa meridionale che è stata conquistata dai russi con esclusione dell’importante porto. Sarà restituita? Per il Cremlino è la garanzia della continuità territoriale con la «sua» Crimea. Tutto considerato, sembra assai probabile che le dichiarazioni di ottimismo delle due parti siano semplici bluff.

31 marzo 2022 (modifica il 31 marzo 2022 | 00:42)

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