di Valentina Santarpia Concetto caro a Cingolani, oggi consulente per l’energia del governo Meloni, implica la necessità di non scommettere su una sola tecnologia, anche per non rendere l’Italia schiava di un mercato «Coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale. Accompagnare imprese e cittadini verso la transizione verde senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica. Sarà questo il nostro approccio»: così Giorgia Meloni alla Camera ha anticipato i suoi programmi nel campo dell’ambiente. Ma, ora che si trova a partecipare ai lavori della Cop27, il summit organizzato dall’Onu per la lotta ai cambiamenti climatici, diventa importante capire i punti chiave. E quindi, quando parla di neutralità tecnologica, cosa intende? La neutralità tecnologica è il principio secondo il quale non è giusto scommettere su una sola tecnologia; al contrario è meglio prevedere un approccio flessibile alle diverse tecnologie a disposizione, senza che una prevalga necessariamente sulle altre. Elettrico, ibrido, idrogeno. Ma anche diesel, benzina, biometano e carburanti sintetici rinnovabili. Il futuro della mobilità si basa su tante soluzioni diverse tra loro, eppure tutte importanti per contribuire alla riduzione delle emissioni. Il concetto è che non possiamo scommettere su un solo carburante. Anche per questioni di mercato: perché insomma l’Italia non diventi schiava di un mercato piuttosto che di un altro. Per supportare il settore automotive, che in Italia conta 5.000 imprese e un fatturato di oltre 100 miliardi, l’Italia deve dimostrare attrattività e convenienza e investire maggiormente in ricerca e sviluppo, come ha spiegato Paolo Scudieri, presidente di Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), a Radio 24. Per arrivare alla neutralità tecnologica, secondo Scudieri ci vuole meno burocrazia e una maggiore apertura verso tutte le tecnologie e tutti i carburanti alternativi, tenendo conto delle realtà imprenditoriali presenti nel nostro paese. La neutralità tecnologica s’identifica dunque con un approccio «multidisciplinare» alla mobilità per cui tutto ciò che viaggia su ruote, dal passeggino per i neonati fino al Tir da 40 tonnellate, possano semplificare la vita quotidiana e il lavoro, contribuendo con un’azione a 360 gradi a ridurre l’impatto della mobilità sull’ambiente.. Ma come si potrebbe tradurre in pratica? Uno spunto arriva dall’ex ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani a cui il concetto di neutralità tecnologica è sempre stato caro. Quando a giugno il Parlamento Ue ha deciso lo stop alla vendita delle auto endotermiche a partire dal 2035, ha mostrato in maniera netta la sua contrarietà: «L’Italia spingerà sullo svecchiamento del parco auto, sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, sulla neutralità tecnologica e sui carburanti sintetici- ha detto Cingolani qualche mese fa in Senato- Abbiamo in Italia 12 milioni di veicoli da Euro 0 a Euro 4 su un parco di circa 40 milioni. Incentivare il passaggio di questi veicoli ad euro 6 o a ibrido ha un effetto ottimo sulla decarbonizzazione, ancor più che cambiare da Euro 6 ad elettrico per chi può permetterselo, anche tenendo conto dei costi». Dunque, per l’ex ministro, che oggi è diventato consulente del governo Meloni per l’energia, è meglio puntare subito sullo svecchiamento del parco circolante, piuttosto che sull’elettrico in ottica decarbonizzazione. E sull’elettrico, Cingolani ha ribadito la necessità della disponibilità di energia verde per un’adozione ampia delle auto a batteria. Il nuovo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha confermato la linea: «La posizione del nuovo governo è di continuità rispetto all’esecutivo Draghi sulla neutralità tecnologica- ha precisato intervenendo telefonicamente al #FORUMAutoMotive del 25 ottobre- dobbiamo conciliare le esigenze economiche, industriali, produttive di un grande Paese come l’Italia e il peso che ha l’automotive, con quello che è obiettivo delle emissioni zero e di passaggio all’elettrico o a carburanti di tipo non inquinante e non climalterante». 7 novembre 2022 (modifica il 7 novembre 2022 | 15:39) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-07 12:07:00, Concetto caro a CIngolani, oggi consulente per l’energia del governo Meloni, implica la necessità di non scommettere su una sola tecnologia, anche per non rendere l’Italia schiava di un mercato, Valentina Santarpia