di Matteo Cruccu
Nel 2015 il terzogenito cadde da una scogliera: ora la morte del secondo, ma non si conoscono i dettagli. Faceva il modello, ma era stato arrestato per aver aggredito la madre
« Molti di noi non vogliono cambiare. E, del resto, perché dovremmo? Ma cosa succede quando un evento è cosi catastrofico che devi cambiare per forza? Dalla persona conosciuta che eri diventi uno sconosciuto. Al punto che, se ti guardi allo specchio, riconosci quello di un tempo, ma sotto la pelle sei un altro». Già, cosa c’è di più catastrofico della perdita di un figlio? Niente. E niente è più faticoso quanto riemergere da un oceano simile di dolore: ci stava provando Nick Cave, sensibilissimo poeta australiano del rock contemporaneo che tante volte è sembrato annegare. Prima nei suoi abusi (l’eroina che lo stava distruggendo negli Ottanta). E poi per la scomparsa del piccolo Arthur, nel 2015, caduto da una scogliera a 15 anni, mentre, a quanto pare, stava facendo esperimenti con l’Lsd. Raccontava così, Nick, come sopra, con la sua profondità di sempre, l’annichilimento che l’aveva costretto a lasciare Brighton, a due passi dal luogo in cui era morto il suo ragazzo, per trasferirsi a Los Angeles e cercare di sfuggire al dolore.
Ma un amaro destino è tornato a bussare alla porta del cantante: ieri se ne è andato anche Jethro, dei suoi figli il secondo, avuto dopo una storia con la modella Beau Lazenby nel 1991, dieci giorni dopo la nascita di Luke, concepito però con un altra donna, la giornalista brasiliana Viviane Carneiro, a testimonianza dello scombussolamento che allora doveva vivere Cave. E se non si sanno le ragioni della morte di Jethro (il 64enne cantante ha scritto un comprensibilmente asciutto comunicato, in cui chiede di rispettare la sua privacy), quel che è certo è che il suo ultimo periodo in vita non era stato propriamente sereno. Era appena uscito infatti dal carcere di Melbourne, dopo aver aggredito sua madre Beau, a marzo, picchiata selvaggiamente dopo una lite per l’acquisto di un pacchetto di sigarette. Il giudice l’aveva rilasciato a patto che non la vedesse più per i prossimi due anni e seguisse un percorso di riabilitazione, mentre il suo legale gli aveva fatto diagnosticare una forma di schizofrenia.
Un percorso complicato insomma (nel 2018 aveva avuto altri problemi con la legge per aver aggredito la fidanzata di allora), dove i rapporti col celebre padre erano sempre stati rarefatti. Addirittura inesistenti nei suoi primi sette-otto anni: «Per il mio eterno rimorso, durante la sua infanzia, non ho avuto molti contatti con mio figlio, ma adesso ho un grande rapporto con lui» diceva Cave nel 2008. Anche se in realtà, il ragazzo che aveva lasciato la natia Australia per cercare fortuna a Londra, prima come modello (sfilando anche per Balenciaga e Celine) e poi seguendo, brevemente, le orme del padre in musica, aveva dichiarato di vederlo molto poco. A differenza del fratello Arthur che Cave si era invece goduto appieno, insieme al gemello Earl avuto dalla moglie Susan Bick, fino all’incidente della scogliera. «Io e Susie» aveva scritto Cave, «siamo arrivati a capire che il lutto non è qualcosa che attraversi, non c’è un altro lato. Per noi è diventato uno stile di vita, in cui abbiamo imparato ad arrenderci all’incertezza del mondo, pur mantenendo una posizione di ribellione alla sua indifferenza. Il lutto è un luogo di acuta vulnerabilità in cui, nel tempo, abbiamo sviluppato un senso amplificato della fragilità dell’esistenza». Non aveva però previsto, povero Nick, che gli sarebbe capitato di nuovo…
9 maggio 2022 (modifica il 9 maggio 2022 | 22:03)
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, 2022-05-09 20:03:00, Nel 2015 il terzogenito cadde da una scogliera: ora la morte del secondo, ma non si conoscono i dettagli. Faceva il modello, ma era stato arrestato per aver aggredito la madre, Matteo Cruccu