Nicola Maffulli, l’ortopedico n. 5 al mondo (ha curato Trezeguet) nei guai per le  flessioni agli specializzandi

Nicola Maffulli, l’ortopedico n. 5 al mondo (ha curato Trezeguet) nei guai per le flessioni agli specializzandi

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di Andrea Pasqualetto

Chi è il professore finito nei guai perché accusato di aver imposto un «clima da caserma» costringendo gli specializzandi della Scuola di Salerno a fare flessioni perché in ritardo. Quinto ortopedico nel ranking mondiale, ha gareggiato a livello europeo nel judo e arti marziali

Quinto ortopedico nel ranking mondiale, primo a livello europeo, il professor Nicola Maffulli — ora tacciato di aver imposto un «clima da caserma» nella scuola di Ortopedia dell’Università di Salerno — è un orgoglio nazionale. Napoletano, sessantaduenne, vive fra Salerno, dove è primario di Ortopedia e dirige la Scuola specializzandi, e Londra, sua città d’adozione che lo ha onorato con una cattedra alla facoltà di Medicina della Queen Mary University. Da Napoli a Londra, passando per Svezia, Stati Uniti, Canada, Australia, Hong Kong. Un giramondo della medicina finito a stabilirsi sulle sponde del Tamigi con il piglio di chi vuole farcela e sa coltivare buoni e proficui rapporti. Addirittura con la casa reale britannica: «Ho operato una cugina della regina Elisabetta… sono stato a pranzo con il principe Filippo e a colazione con la principessa Anna», raccontava fiero di se stesso.

Lo sport

Il suo nome era balzato all’onore delle cronache quando ha rimesso in piedi campioni del calibro di Thierry Henry e David Trezeguet che gli hanno riconosciuto una sorta di magia nel risolvere i problemi di cui soffrivano. Maffulli è infatti specializzato anche in lesioni da trauma sportivo, attività che gli ha procurato molti clienti di prestigio e una fama internazionale. Alle Olimpiadi di Londra è stato chiamato a coordinare un’equipe di sei primari che si occupavano dei servizi di chirurgia del piede e della caviglia. Soddisfazioni. E non solo come medico. Maffulli ha infatti gareggiato a livello europeo come judoka e nelle arti marziali. «Da ragazzo avevo il sogno delle Olimpiadi, l’ho realizzato in camice bianco», aveva scritto con un sorriso compiaciuto sul suo blog. E sempre rimanendo in ambito sportivo, c’è chi ricorda che il professore era stato reclutato dalla Nike per studiare la scarpetta d’allenamento ideale dal punto di vista ortopedico. Una collaborazione dalla quale nacque la Nike Free, calzata da vari personaggi e uno su tutti: la tennista Maria Sharapova, un nome, una storia.

Cervello di ritorno

Cervello in fuga all’estero, dunque. Ma anche cervello di ritorno. «Mi trovavo a Londra quando mi contattò l’allora rettore dell’Università di Salerno Raimondo Pasquino — raccontò al Corriere del Mezzogiorno — voleva avviare un discorso di qualità facendo rientrare professori che non stavano in Italia. La lettera di nomina del Ministero mi arrivò un anno dopo, quando ormai non ci pensavo più». Disse di sì e tornò. Ed eccolo quindi sbarcare a Salerno qualche anno fa, per diventare direttore del dipartimento dell’Apparato locomotore dell’Azienda ospedaliera universitaria «Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona», oltre che docente di Ortopedia e traumatologia alla facoltà di Medicina. Fra i mille impegni ha infilato anche la direzione della Scuola di specializzazione di Ortopedia, che avrebbe dovuto rappresentare per lui la leggerezza ma che si sta rivelando un po’ una croce. «Sarà il suo tallone d’Achille», prevede chi non lo ama.

Le accuse

È stato un fulmine a ciel sereno: due settimane fa scoppia la vicenda raccontata sulle colonne del Corriere della Sera . Cioè, l’Associazione degli specializzandi lo accusa di usare metodi da caserma e documenta l’accusa con un paio di video che lo riprendono mentre impone a un giovane medico i piegamenti sulle braccia come punizione per il ritardo con cui si è presentato al lavoro (ore 6.32 del mattino). Gli contestano metodi dispostici ed esclusioni arbitrarie. Boom. Il prof viene rimosso dalla guida della Scuola, temporaneamente sostituito.

«È intrattabile». «No, è bravo»

Da quel giorno , cioè da quando Maffulli è stato sospeso, continuando comunque a lavorare in Ospedale, nella cittadella universitaria e sanitaria si sono formati due partiti. Uno silenzioso, anonimo, che lo critica attraverso i propri rappresentanti di abusare del suo ruolo e di avere atteggiamenti caporaleschi. «Pretende giacca e cravatta e puntualità al minuto. È intrattabile e se ti mette nel mirino non impari nulla». Qualche giovane medico non ha retto se n’è andato. Altri pare sopportino perché non hanno alternative. Dall’altra però c’è il partito di chi lo difende, lo apprezza e lo sostiene: «Professionista serio e brillante, infaticabile». Qualcuno va oltre: «È pure molto simpatico». «Simpatico?! È odioso», replica qualche giovane detrattore. Insomma, un mondo spaccato a metà, dal quale Maffulli esce come una sorta di dottor Jekill e mister Hyde. Il bene e il male. Su tutto questo, sul suo comportamento, sui metodi, sui fatti, deciderà la commissione interna nominata dall’Università per un’istruttoria che lo riguarda da vicino. Nel frattempo, lui, l’ineffabile professore, si è chiuso nel silenzio. Rotto solo dalla confidenza a un amico e collega: «Le flessioni? Ma dai, era un gioco!».

16 aprile 2022 (modifica il 16 aprile 2022 | 16:18)

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, 2022-04-16 14:19:00, Chi è il professore finito nei guai perché accusato di aver imposto un «clima da caserma» costringendo gli specializzandi della Scuola di Salerno a fare flessioni perché in ritardo. Quinto ortopedico nel ranking mondiale, ha gareggiato a livello europeo nel judo e arti marziali , Andrea Pasqualetto

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