«Niente tecnici, perimetro minato. È rischioso affidare la centrale ai generatori»

di Andrea Nicastro

Parla Orlov, sindaco di Enerhodar, vive da mesi a Zaporizhzhia

Dal nostro inviato a Zaporizhzhia
Dimitri Orlov è uno dei tanti sindaci ucraini fuggiti dalle aree occupate dai russi. Vive da mesi a Zaporizhzhia, ma ogni giorno si immerge nel telefonino ed è come se tornasse nel suo ufficio al municipio di Enerhodar, a due passi dalla più grande centrale nucleare d’Europa. Ora il rapporto con i suoi cittadini avviene in gran parte sui social, per chat segrete. Riceve e dà informazioni. È tra i pochi ad avere il polso di quello che accade dentro l’impianto nucleare di Enerhodar, anche prima dei tecnici della Agenzia interazionale per l’Energia atomica.

Orlov, i reattori della centrale non producono più elettricità da settembre, sono in sicurezza?
«No».

Non sono spenti?
«Non produrre energia non significa che la fissione dell’uranio sia interrotta. Quattro reattori sono a disconnessione fredda, altri due producono ancora vapore. Hanno bisogno di raffreddamento continuo altrimenti il nocciolo si surriscalda e si rischia una nuova Chernobyl. Ci vorranno almeno 5 anni per fare a meno delle pompe di raffreddamento».

È un problema?
«Sì se i russi bombardano le linee elettriche che alimentano le pompe. La settimana scorsa è stata colpita una sottostazione di trasformazione elettrica e la centrale è andata in black out. Si sono attivati 20 generatori diesel, ma se va avanti così, non so. C’è carburante solo per 15 giorni».

Si rifarà il pieno.
«Certo, ma ci rendiamo conto di cosa stiamo dicendo? Che contiamo sul funzionamento di generatori diesel che magari in inverno a meno 15 gradi si bloccano, finiscono la benzina, si guastano. Togliere l’elettricità a Enerhodar significa giocare con un disastro atomico».

Ci saranno pure dei tecnici specializzati.
«Questo è il punto, non ce ne sono quasi più. Erano 11mila prima dell’invasione, ne sono rimasti 5mila. Fanno turni massacranti, sotto la continua minaccia delle armi russe. E non è che tutti sono uguali. Per controllare certe attrezzature ci vogliono corsi specifici. Un pannello di controllo, ad esempio, aveva 8 addetti, ne sono rimasti tre che devono coprire le 24 ore. E se a uno viene il raffreddore? Se decide di scappare?».

Mosca manderà dei suoi tecnici, in fondo le centrali russe sono uguali.
«Finora non ne abbiamo visti. Secondo me non ne trovano. Chi vuole lavorare in una città senza acqua, luce e gas con il rischio di fusione nucleare?».

È per questo che Mosca sta cercando di assumere nella sua Rusatom i tecnici ucraini?
«Ci sta provando da mesi. Posso scommettere? Al massimo il 5% della forza lavoro accetterà di passare da Enerhoatom a Rusatom».

Secondo alcune voci la centrale sarebbe minata.
«Mi sembrerebbe strano. I reattori sono costruiti per resistere all’impatto di un aereo. Il tritolo farebbe il solletico alla scatola di cemento. Confermo invece che il perimetro della centrale è minato. Ci muoiono regolarmente animali selvatici».

Si dice che i russi stiano costruendo qualcosa di misterioso.«A me risulta un capannone vicino al deposito del combustibile esausto, barre di uranio impoverito. Nessun ucraino è autorizzato ad avvicinarsi».

Sarebbe materiale perfetto per una bomba sporca mescolando esplosivo tradizionale e materiale radioattivo.
«È così. Ma potrebbe anche essere qualsiasi altra cosa. Anzi, speriamo sia qualsiasi altra cosa».

6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 22:07)

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, 2022-11-06 22:38:00, Parla Orlov, sindaco di Enerhodar, vive da mesi a Zaporizhzhia, Andrea Nicastro

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