di Alessandra Muglia
Uomini armati hanno fatto irruzione durante la celebrazione della Pentecoste di una comunità cattolica nello stato di Ondo, nel sud del Paese africano
Hanno colpito durante la messa di Pentecoste, la chiesa affollata di fedeli. Raffiche di spari, poi un boato. Urla e un disperato fuggi fuggi. Quel che è rimasto lo mostrano immagini raccapriccianti: corpi riversi in pozze di sangue, tra loro anche bambini. Owo, cittadina a 350 chilometri da Lagos, Sudovest della Nigeria, è sconvolta. «Questo è troppo. Qui non abbiamo mai visto nulla di così sconvolgente», ha reagito un deputato locale, Ogunmolasuyi Oluwole,accorso sul luogo della strage. Fino a ieri sera il bilancio era incerto, con resoconti medici che indicavano almeno una cinquantina di morti e molti feriti, anche gravi. Ma poteva andare persino peggio perché il terrore è arrivato quando la celebrazione stava per finire e alcuni fedeli erano già usciti, come ha raccontato padre Andrew Abayomi, sacerdote della chiesa cattolica di San Francesco scampato alla carneficina: «Stavamo per concludere la funzione. Avevo persino chiesto alle persone di iniziare ad andarsene, poi abbiamo iniziato a sentire gli spari provenire da diverse parti», ha detto alla Bbc. «Ci siamo nascosti per 20 minuti. Quando abbiamo capito che se ne erano andati, siamo usciti e abbiamo portato le vittime in ospedale».
Alcuni sopravvissuti hanno riferito di un prete e di alcuni fedeli rapiti. Una versione rilanciata da un deputato che rappresenta l’area di Owo nel Parlamento nazionale, secondo cui a essere stato preso in ostaggio sarebbe il sacerdote che stava celebrando la messa. Ma la notizia è stata prontamente smentita dalla diocesi di Ondo, lo Stato nigeriano in cui si trova Owo: «Tutti i preti e il vescovo della parrocchia sono salvi e nessuno è stato rapito», si legge in un comunicato.
Un altro testimone ha riferito di aver visto «almeno cinque uomini armati all’interno della chiesa», prima di fuggire per mettersi in salvo. Hanno attaccato con armi da fuoco ed esplosivi, ha confermato il portavoce della polizia dello Stato, Ibukun Odunlami all’Afp.
«Il nostro cuore è pesante» ha twittato il governatore Rotimi Akeredolu, originario proprio di Owo, «la nostra pace e tranquillità è stata attaccata dai nemici del popolo». In effetti se la maggior parte della Nigeria è alle prese con un’enorme crisi di insicurezza — l’estremismo islamico nel Nordest e le bande di saccheggiatori e rapitori che terrorizzano il Nordovest e il centro del Paese — lo Stato di Ondo era finora conosciuto come una delle aree meno a rischio del Paese. Anche in questo Stato però sta crescendo lo scontro tra pastori nomadi Fulani, per lo più islamici e «forestieri» da un lato, e gli agricoltori Yoruba, stanziali e cristiani, dall’altro.
Così malgrado non ci sia stata alcuna rivendicazione, i primi sospetti si concentrano proprio sui Fulani che dal Nord del Paese, complice la progressiva desertificazione, si stanno spingendo sempre più a Sud alla ricerca di nuove terre. Un conflitto per le risorse che si sta trasformando sempre più in scontro etnico-religioso, particolarmente acceso nella fascia centrale della Nigeria: in un anno si è registrato un aumento del 43% delle atrocità di massa, più di quelle terroristiche.
«È un attacco contro il governatore Rotimi Akeredolu (originario proprio di Owo, ndr) per il suo sostegno alla sicurezza nella terra yoruba. I terroristi, per lo più stranieri fulani, dovrebbero essere presi e uccisi dalle forze di sicurezza», accusa l’organizzazione yoruba Afenifere.
«Pur mettendo al centro la conquista di territori per i loro allevamenti di bestiame, i pastori fulani si rendono protagonisti di assalti a villaggi abitati prevalentemente da cristiani — osserva Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre — Negli ultimi anni i Fulani si sono dotati di Ak47. L’assenza di un buon governo e la corruzione sta contribuendo a tutto questo».
Parole di condanna sono arrivate dal presidente nigeriano Muhammadu Buhari, all’ultimo anno di un mandato segnato da dure critiche per la sua inefficacia sul fronte della sicurezza.
Commozione e sgomento dalla Nigeria all’Italia. Papa Francesco ha rivolto una preghiera «per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa». Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha parlato di «violenza inaudita».
5 giugno 2022 (modifica il 5 giugno 2022 | 23:05)
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